Il vescovo ha incontrato gli amministratori locali, tanti spunti per una partecipazione più attiva
Sabato 16 dicembre, presso i locali della parrocchia San Giuseppe Lavoratore, Cesanella di Senigallia, si è svolto un vivace dialogo promosso dal Vescovo Mons. Franco Manenti insieme all’ufficio per la Pastorale sociale e del Lavoro e rivolto alle persone impegnate in politica nei comuni della diocesi, ai sindaci, amministratori, consiglieri comunali e regionali. Il tema dell’incontro è stato Al cuore della democrazia titolo della prossima settimana sociale che avrà luogo a Trieste agli inizi di luglio del 2024.
Giovanni Spinozzi, Direttore della Pastorale sociale e del lavoro, ha presentato il documento preparatorio citando un passo fondamentale: C’è un amore, non solo sentimentale, che definiamo amore politico, sociale, che si estende a tutti e riconosce in tutti gli esseri umani, uomini e donne, i destinatari del nostro affetto. Ma non si tratta di un vago ed ecumenico sentimento, è una forma di comprensione, di empatia e di responsabilità verso gli altri. L’amore sociale è una «forza capace di suscitare nuove vie per affrontare i problemi del mondo d’oggi e per rinnovare profondamente dall’interno strutture, organizzazioni sociali, ordinamenti giuridici» (Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Compendio della dottrina sociale della Chiesa, 207). Ha poi invitato i rappresentanti comunali a riflettere sulle domande presenti nella lettera di invito, in tema di qualità della partecipazione locale. Hanno portato il loro contributo i sindaci ed i rappresentanti di molti comuni della diocesi: Barbara, Senigallia, Chiaravalle, Morro D’Alba, Monte San Vito, Serra de’ Conti, Corinaldo, Ostra.
La metà delle persone intervenute ha iniziato dicendo di essere pessimista sulla vita partecipativa, soprattutto se si guardano le giovani generazioni che non partecipano più come loro alla loro età. Il Covid ha creato tantissimo disagio tra i ragazzi, che rischia di sfociare in aggressività contro se stessi, i beni di pubblico dominio e gli altri, oppure nella autoreclusione nella propria stanza. Una altra metà invece ha sottolineato come ci siano tanti piccoli esempi di buone pratiche, per i quali essere ottimisti: i nostri Comuni sono pieni di giovani capaci, svegli, interessati…il punto è come intercettarli, al tempo dei social…
Un sindaco ha chiesto alla Diocesi di aiutare a formare figure capaci di entrare in dialogo con i giovani più chiusi, quelli che neanche la scuola o le istituzioni sociali riescono più a raggiungere: infatti, tanti sindaci hanno affermato che i giovani entrano nel mondo costituito dal proprio smartphone e non sentono l’esigenza di pensare al prossimo, a chi è loro vicino. Il mondo social basta loro e la socialità è considerata inutile. Invece, occorre provare ad andare in controtendenza, perché negli anni 80 e 90 le assemblee studentesche o delle associazioni come le Acli erano partecipate da 100, 200 giovani: chi oggi è sindaco o amministratore ha vissuto quei momenti di calore partecipativo e pensa sia giusto che anche i giovani di oggi vivano queste esperienze. Un altro sindaco ha replicato che i giovani non li incontreremo mai più in gruppi coesi, come nel secolo scorso: li dobbiamo chiamare uno ad uno, rispettando, per così dire, questo loro individualismo; occorrerebbe anche una azione di sostegno alla genitorialità, e per questo un sindaco ha chiesto anche il coinvolgimento della diocesi. Ci sono diversi esempi di giovanissimi che singolarmente hanno risposto alle richieste civiche di impegno.
Alcuni sindaci hanno anche sottolineato il problema dell’invecchiamento e dello spopolamento dei piccoli comuni dell’entroterra, a questo fine i membri della Pastorale sociale hanno menzionato l’esperienza positiva delle cooperative di comunità, modello di innovazione sociale in cui i cittadini si organizzano come produttori e fruitori di beni o servizi, molto adatte ai piccoli paesi, si è rilanciato questo tema in un eventuale incontro specifico.
Altre tematiche che creano sofferenza sono: la scarsa comunicazione tra rami della Pubblica amministrazione, a causa della quale un Sindaco rischia di attendere tre anni la firma di un documento che servirebbe per sbloccare i fondi per la scuola; la gestione frettolosa dei flussi migratori che ha creato disagi nella integrazione delle persone provenienti da altri paesi (vi è però stata anche il racconto di una esperienza positiva di integrazione) ; la incombente minaccia di sbagliare qualcosa che spesso paralizza il sindaco, il quale viene lasciato solo dinanzi a scelte importanti, con sempre nuove responsabilità e pochi poteri per far fronte alle emergenze, con una vita famigliare impoverita, senza più amici o momenti per curare la propria personalità. Un altro tema è stato quello di agire anche al di là delle bandierine politiche, provando a riconoscere la bontà delle scelte della compagine avversaria, qualora queste scelte siano efficaci: invece, molti lamentano che – per una presa ideologica di posizione – bisogna sempre criticare a priori quanto fatto dagli avversari, proprio perché avversari.
Ha poi preso la parola Alberto Di Capua, facilitatore del percorso il Parco che vogliamo e membro della Commissione PSL, che ha invitato ad approfondire le relazioni di fine mandato delle giunte. Spesso si dice che ad esempio il 75 per cento degli obiettivi è stato raggiunto dopo cinque anni. Oppure sono indicati il numero dei chilometri realizzati della nuova pista ciclabile…questi indicatori sono importanti ma teme che manchi un dato: questi risultati hanno impattato positivamente su alcune componenti della società civile, tanto da notare la differenza rispetto a cinque anni prima?
La partecipazione civica è un antidoto al senso di isolamento ed esclusione e va sostenuta moltissimo soprattutto con i giovani; non deve esser considerata una minaccia alla democrazia rappresentativa…anzi le amministrazioni dovrebbero considerarla un’opportunità.
Lucia Campolucci, membro della Commissione di PSL ed Attiva nel gruppo Civico 8, ha presentato il laboratorio dei giovani Appunti per il futuro, alla base di un progetto europeo sullo sviluppo di leadership di comunità, vinto come centro sociale Casa della Gioventù. I giovani amministratori stanno lavorando su come rendere il territorio più a misura di giovane. Sono partiti dai bisogni dei giovani dei nostri territori, per chiedere quali idee e strumenti e risorse attivare. I giovani sono disponibili ad aiutare gli amministratori a sviluppare nuove pratiche di coinvolgimento giovanile nei territori delle loro città.
L’incontro si è concluso con un partecipato brindisi augurale. Il vescovo Manenti ha ringraziato i presenti: la comunicazione è stata ricca, con diversi livelli di problemi. Ha elogiato la ricchezza partecipativa nei nostri paesi. Ci sono ancora centri sociali, tante associazioni…nel Nord delle sue origini, non ci sono più così tanti spazi di partecipazione. Il vescovo ha invitato ad aiutare i giovani ad essere protagonisti ed ha consigliato un passo da fare: creare una rete; le associazioni non entrino in competizione, ma cooperino su un territorio come il nostro che è tutto sommato contenuto e ristretto; sia data la disponibilità di condividere alcuni obiettivi, per garantire un salto della qualità nel partecipare, anche coinvolgendo i giovani che già adesso hanno a cuore la nostra democrazia.
Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del Lavoro