I venti anni del ‘Granaio’, il centro diurno di Senigallia per malati di Alzheimer
Venti anni del Centro diurno ‘Alzheimer’ a Senigallia. Tanta storia festeggiata nel pomeriggio di giovedì 18 maggio 2023 perché è davvero un bellissimo traguardo. Essere insieme per ricordare proprio dove si fa di tutto per trattenere la memoria, perché il morbo che la cancella non l’abbia del tutto vinta e faccia meno paura.
Lo hanno detto in tanti, con grande soddisfazione: il Granaio non sarebbe nato se non si fossero messi insieme – e senza litigare! – comune, Opera Pia, enti sanitari, cooperazione sociale, volontariato. Vent’anni di passione ed entusiasmo, professionalità e sperimentazioni messe in rete per dare risposta alle tante domande che una malattia come la demenza chiede.
Una carrellata di volti tanto emozionati e felici di esserci, presentati dalla dottoressa Barbara Fontana, psicologa, psicoterapeuta e coordinatrice del Centro, figura di riferimento sicuro per tutti: “Il granaio nasceva il 31 marzo del 2003, in via sperimentale. Molte persone si sono battute perché questo servizio nascesse, si espandesse e continuasse ad operare: qui si è sperimentato che si può lavorare in sinergia. Ed è stato possibile trovare energie e risorse per il bene comune”.
Che le demenze fossero in vertiginoso aumento lo si era compreso da tempo, ma nel territorio si faceva ancora fatica ad affrontare in modo sistematico e strutturato i crescenti bisogni di assistenza. E Mario Vichi, presidente della Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti, struttura in cui il Granaio è inserito, ha rivendicato con orgoglio il significativo primato: “Siamo stati i primi nelle Marche ad avere questa idea che ad oggi ci consente di offrire un servizio vivace e vitale”. Luciano Verzolini, che era alla guida dell’Opera Pia, ci aveva creduto da subito e dalla platea annuisce.
Emozionante vedere il pubblico di questo evento. Tanti capelli bianchi, quelli di chi oggi frequenta il centro, accanto a familiari e amici, anche di chi ha abitato queste stanze ed oggi non c’è più. Ci si dimentica, appunto, di essere in un luogo di cura, o meglio, in cui ci si prende cura perché i sorrisi, la voglia di salutarsi, il grazie detto in ogni dove hanno la meglio sulla fatica della malattia.
La signora Nives lo ha detto, convinta, a nome degli ospiti: “Il Granaio è un posto di persone diventate amiche. Per me è una grande gioia stare insieme: non sono più sola!” ed è sempre lei a dar voce a Brigida, Sandro, Gianni, Gabriella, Germana e a Piero, la cui frase ha strappato una risata generale: “Vi rendete conto che qui gli anziani resuscitano? Ci deve essere qualcosa di speciale!”.
Cambiano le maggioranze politiche a tanti livelli istituzionali, ma stavolta sono tutti d’accordo: il Centro è una grande realtà da custodire. “Il Comune crede nell’opportunità che un Centro così efficace possa continuare le proprie attività”, dice il sindaco di Senigallia, Massimo Olivetti, ringraziando chi ha messo in moto tutto questo. E gli amministratori di allora, Luana Angeloni, già sindaca, Pina Massi, suo assessore ai Servizi Sociali e tra le persone che hanno maggiormente creduto in un progetto così, il consigliere Fabrizio Volpini, tutti a sottolineare la bellezza del lavorare insieme, del fare ognuno la propria parte, dell’aver realizzato una serie di servizi di prim’ordine, sorti proprio grazie all’esperienza del Centro.
Anche il mondo sanitario ha voluto essere presente. Il dottor Izzicupo – Dirigente psicologo, Centro Disturbi cognitivi e demenze – Distretto sanitario di Senigallia, parla di una “storia fatta di grande professionalità, grandi capacità, profonda empatia” e la dottoressa Maria Del Pesce, già primario di Neurologia presso Ospedale di Senigallia, si lascia andare ad una confessione: “Ho lavorato quindici anni a Senigallia e il Granaio è stata la mia esperienza più bella, fatta di entusiasmo e passione condivisa”. La dottoressa Anna Lentini, già Dirigente responsabile dell’Unità valutativa integrata del Distretto sanitario di Senigallia, testimonia l’eccezionalità di questo lavoro condiviso: “Quando abbiamo cominciato a scrivere questo progetto eravamo tante mani, tante teste, tanti occhi… tanti enti: il distretto, l’ospedale, il Comune, la Fondazione, la cooperativa. Qui ci siamo conosciuti, abbiamo imparato a fidarci l’uno dell’altro”.
La Cooperativa Polo9 – allora si chiamava Progetto Solidarietà – gestisce il Centro ed era presente la sua presidente Novella Pesaresi: “Se siamo ancora qui è perché si è immaginato questo presidio con lungimiranza e passione. Come Polo9 siamo orgogliosi di esserci, andiamo avanti così!”. Un welfare di comunità all’opera, lo ha definito Maurizio Mandolini, coordinatore dell’Ambito territoriale n. 8, “un’esperienza che ha messo insieme il privato sociale, il terzo settore, il rapporto con il territorio”. Un fare rete sottolineato anche da don Aldo Piergiovanni, in rappresentanza della diocesi di Senigallia: “Qui grande è l’attenzione alle persone, alle famiglie. Qui si esce dalle logiche personalistiche, le istituzioni lavorano insieme e si ragiona per il bene comune”. E poi il grazie ai dipendenti della cooperativa, i volontari Auser e Anteas, il personale dell’Opera Pia.
Gilda Perotti, dell’associazione dei familiari Alzheimer senza paura, si emoziona nel raccontare la sua esperienza personale: “Portare mio marito al Centro significava per me portarlo ad una festa. Una festa che coinvolgeva anche me”. Una festa, proprio come quella di un compleanno speciale, in onore di un luogo che rende tanto più bella la nostra città.
Laura Mandolini
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Laura Mandolini