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«Vendita di Musinf e beni non strategici, ma certi numeri in bilancio sono eccessivi» – INTERVISTA al commissario della fondazione Città di Senigallia (seconda parte)

Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia
Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia
Corrado Canafoglia, commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia

Quali gli altri passi e quanto rimarrà in carica ancora? Con questa domanda ci eravamo lasciati nella puntata precedente di “Venti minuti da Leone” in cui abbiamo intervistato il commissario straordinario della fondazione Città di Senigallia, avv. Corrado Canafoglia. Nell’intervista, in onda mercoledì 14 e giovedì 15 sempre alle ore 13:10 e alle 20 e poi domenica a partire dalle 17:09 (subito dopo la prima parte alle 16:50), il legale parla del progetto Orti del vescovo, del Musinf, di alienazioni e del futuro dell’ente socio assistenziale senigalliese. L’audio è disponibile anche in questo articolo grazie al lettore multimediale ma si potrà leggere anche un estratto dell’intervista in forma testuale.

Quali gli altri passi e quanto rimarrà in carica ancora?
Spero il meno possibile, anche perché sono stanco di certe critiche, anche particolarmente offensive, che leggo sui giornali. Ora stiamo definendo la trattativa con Autostrade, a cui dovevamo dare 18,6 mln, ridotti poi a 14,6 grazie all’interlocuzione avviata. Dobbiamo dargli ancora 7,4 mln di euro, non tutti sanno che stiamo già pagando senza chiudere. Potevano pignorarci tutto e saremmo saltati in aria. Ora gradualmente stiamo rientrando. A settembre 2024 per effetto di alcune cessioni, dovremo dare altri 6 milioni e rotti, ma sono quelli più difficili perché riusciamo a pagare grazie alla dismissione dei beni immobiliari di cui la fondazione è proprietaria. Non tutti, ma solo quelli non strategici, come dei terreni edificabili in via Cellini e via Arceviese, il Musinf, gli orti del vescovo e altri che non producono reddito. Non era semplice farlo capire ad Autostrade, ma ci siamo riusciti.

Su quali altri fronti siete impegnati?
Un altro scoglio è la valorizzazione del patrimonio immobiliare della fondazione, su cui si è discusso molto. I valori messi a bilancio sono per noi eccessivi. Abbiamo anche delle prove. Faccio un esempio: un’area fabbricabile messa a bilancio per oltre 8 milioni è stata stimata per un valore attuale di 3 milioni; un’altra è passata da 5,3 milioni a 1,5; dei terreni a Trecastelli venivano valorizzati fino a 110 mila euro all’ettaro mentre non si arriva oltre i 40mila. Il Musinf, a bilancio per 1,3 milioni, è da valorizzare per 4/500 mila euro. Le due palazzine in cui svolgiamo le attività sono valorizzate nei bilanci precedenti per 8 milioni: le possiamo paragonare a un albergo, pensando però che nemmeno l’hotel Marche, sul lungomare, riesce a essere venduto per oltre 2 milioni.

Quindi?
Quindi al 2023, oltre al debito per 14,8 milioni verso Autostrade, abbiamo anche una valorizzazione del patrimonio reale che subirà una svalutazione di 14-15 milioni di euro. Siamo già a 30 milioni in meno, questi sono i numeri.

E poi ci sono gli orti del vescovo.
Quando sono entrato in fondazione, mi sono reso conto che era un progetto irrealizzabile, per il rischio esondazione. Lo affermai nel 2021, poi nel 2022 sappiamo quello che è successo. L’abbiamo bloccato perché la fondazione avrebbe dovuto pagare 3,7 milioni di euro per appartamenti destinati all’edilizia popolare per 25 anni, per cui non saremmo mai rientrati dell’investimento. Il precedente cda ha vincolato la fondazione a questo progetto e noi ci siamo dovuti svincolare, e ci siamo riusciti senza pagare un euro di penale. Anzi, abbiamo ottenuto la possibilità di cedere a terzi la nostra partecipazione, perché al momento stiamo tenendo bloccato l’intervento ma il progetto verrà rimodulato.

Questa sembra una buona notizia per la città…
Assolutamente, quell’intervento va fatto ma non in quella maniera.

E sull’ospedale, con l’edificio di proprietà dell’Ast realizzato sul terreno della fondazione?
L’assessore regionale alla sanità ha definito il monoblocco con la radiologia un “fantasma” perché costruito su terreno di altri, non si sa come; l’iter di esproprio non è stato mai perfezionato. La novità è che l’Ast acquisterà l’area e con quei soldi noi ci ripagheremo in parte il nostro debito anche se non sposterà granché gli equilibri. E la fondazione ci pagava anche l’imu, 131mila euro. Molte proprietà della fondazione sono poi in parte anche dell’Ast, il che complica le cose.

E se guardiamo al futuro? Che orizzonte vediamo?
E’ una partita molto importante, non ci possiamo permettere errori. La palazzina nord, dove c’è la residenza protetta per anziani con 42 posti letto, non verrà toccata, mentre per quella sud, con 17 posti letto non ci potrà essere la rsa perché i costi sono troppo alti, non saranno mai coperti dalle rette né dalle quote con il convenzionamento con la Regione. E’ stato elaborato un progetto dal dottor Marini, con il dott. Mandolini e il dottor Izzicupo, con il sottoscritto e con l’Opera Pia, per individuare una casa della comunità e un ospedale della comunità. Una risposta importante per il fabbisogno locale, con una ripartizione tra i due enti più importanti della città che oggi dialogano anziché competere. Stiamo valutando anche altre idee, ma non verrà venduta la palazzina sud.

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