“Il sesso debole”. Il libro sulla violenza contro le donne in una serata speciale a Senigallia
Evoluzione non sempre fa rima con emancipazione. Anzi, in tema di donne, molto raramente. Se è vero che molte conquiste sono state fatte, l’aria che si respira e tutt’altro che fresca. Di questo si è parlato venerdì 14 luglio scorso, a Senigallia, quando l’autrice del libro ‘Il sesso debole. Debolezza femminile e violenza contro le donne’, Simona Cardinaletti si è confrontata con la giornalista Fabiana Martini, invitate dal Cif – Centro italiano femminile – di Senigallia.
Oltre la cronaca, oltre le frasi fatte, oltre i buoni propositi. Le pagine di questo libro invitano ad andare oltre, quasi una cassetta degli attrezzi per comprendere meglio tutta la portata di un fenomeno che non passa di moda. Anzi! Le donne continuano ad essere violate, vessate, uccise ad ogni latitudine, in contesti di fatica come in quelli decisamente più agiati.
L’autrice non fa tanti giri di parole: la discriminazione viene accettata! È un dato culturale difficile da estirpare, un terreno che nutre radici malsane e pensare di combattere la violenza sulle donne tagliando le chiome di questo albero sempre rigoglioso, significa limitarsi a tamponare l’emergenza e alla lunga arrendersi al fallimento. Altrimenti non si comprenderebbe perché, a fronte di Giornate, mobilitazioni, panchine rosse, dichiarazioni e ottime leggi ogni tre giorni la cronaca nera restituisce episodi di sconvolgente efferatezza, un ‘estremo’ dietro l’altro a cui si arriva passo dopo passo.
È proprio qui il corto circuito. Accendere i riflettori sul caso limite, che poi tanto limite non è, per ignorare sistematicamente il brodo di coltura che nutre lo squilibrio di genere. Diamo per scontato, uomini e donne, che le cose funzionino quasi naturalmente in questo modo. La società patriarcale è identica per maschi e femmine, gli uomini stessi sono vittime di questo sistema che, pur mettendoli in posizione di apparente privilegio, alla fine fa male anche a loro.
Più che debole, allora, il sesso è indebolito, più che vittime, le donne sono vittimizzate. Non si tratta di un semplice artificio lessicale: il passaggio dall’aggettivo al participio passato significa sostanzialmente dare il nome giusto alla realtà, spostare la responsabilità, e quindi la libertà di scelta, su chi agisce, su chi proprio non ce la fa a mettersi in discussione e pensa che se le cose sono sempre andate così, un motivo ci sarà.
Di motivi in effetti ce ne sono tanti e premesse e conseguenze sono raccontate bene nel libro di Simona Cardinaletti, forte di tantissimi anni di professione accanto a donne in condizione di vulnerabilità, responsabile della Casa rifugio Zefiro di Ancona della Cooperativa Polo 9 e nella sua attività di supervisione a diversi Centri antiviolenza. Basta scorrere l’indice per coglierne tutta la complessità: la diversa distribuzione del lavoro di cura, le discriminazioni di genere sul lavoro, l’uso e l’abuso del corpo delle donne, le molteplici modalità in cui si manifesta la violenza contro le donne,
il contesto della genitorialità e delle dinamiche di coppia…
Cardinaletti e Martini, in un dibattito di grande interesse e qualità, consegnano al numeroso pubblico presente, a stragrande maggioranza femminile, una convinzione forte: è tempo di coinvolgere prioritariamente gli uomini. Non si sfugge. O il tema diventa ‘affare’ e impegno condiviso o di violenza, qualunque sia il colore e la forma in cui si esprime, si continuerà a soffrire ancora per tanto tempo.
Laura Mandolini
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