A Senigallia la presidente dell’Indire, Luigina Mortari: «La scuola che ha cura»
Non può essere solo il luogo dove si ricevono e imparano nozioni e contenuti, la scuola deve tornare a essere un agente educante: in primo piano il benessere e l’educazione dei giovani e, di pari passo, l’istruzione, senza tralasciare altri aspetti che costituiscono la sfera emozionale dei ragazzi. Questo è l’approccio che ha suggerito lo scorso 23 febbraio al teatro La Fenice di Senigallia la professoressa Luigina Mortari, docente all’Università di Verona nonché presidente dell’Indire, l’istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del Ministero dell’istruzione dal quale potrebbe essere però in via di separazione ad appena un anno dalla nomina.
Intervenuta sul tema “Una scuola che ha cura” promosso dall’istituto comprensivo Senigallia Centro-Fagnani, la docente ha spiegato il suo modello di scuola, partendo dalle numerose pubblicazioni contributi nel campo della filosofia dell’educazione e della formazione dei docenti.
Cosa vuol dire “Una scuola che ha cura”?
«Vuol dire che la società, tramite l’istituzione scolastica, ha a cuore gli studenti, il loro percorso e il loro futuro perché l’istruzione non diventi solo una questione di curricula, ma favorisca lo sviluppo delle giovani e giovanissime persone in tutti gli aspetti della vita. Parlo della sfera cognitiva, affettiva, esperienziale, anche politica».
E perché si pone come approccio innovativo rispetto al sistema attuale?
«Questo dovrebbe essere secondo me il paradigma dell’agire educativo, molto diverso da quell’ottica aziendalista…
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