Senigallia, Pio IX e il dogma dell’immacolata concezione – AUDIO
Si è celebrato L’8 dicembre scorso il 170 esimo anniversario del dogma dell’Immacolata concezione di Maria, proclamato nel 1854 dal beato Papa Pio IX con la bolla Ineffabilis Deus, tradotta in 400 lingue e dialetti. Oltre un secolo e mezzo dopo, Senigallia, la città natale di quel pontefice, all’anagrafe Giovanni Maria Mastai Ferretti, ha ricordato quel periodo storico e quella proclamazione attraverso un duplice appuntamento: il primo si è tenuto sabato 7 dicembre all’auditorium san Rocco con la lectio magistralis del cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Lo stesso Semeraro ha poi presieduto il giorno dopo, domenica 8 dicembre appunto, la solenne concelebrazione eucaristica alla chiesa dei Cancelli. Noi di Radio Duomo Senigallia abbiamo approfittato della sua presenza per approfondire la questione del dogma dell’immacolata concezione, con il cardinale Semeraro che ne ha ripercorso il dibattito storico e con il vescovo Manenti, intervistato da Laura Mandolini, che ne ha contestualizzato il messaggio. Il servizio sarà in onda mercoledì 11 e giovedì 12 dicembre, alle ore 13:10 e alle ore 20, e domenica 15 a partire dalle ore 16:50 (la seconda di tre audio-interviste), sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM). L’audio è disponibile anche in questo articolo assieme a un estratto testuale.
Il rapporto tra Pio IX e questo dogma dell’Immacolata Concezione è una storia molto lunga, anche un pochino dibattuta tra quanti sostenevano questo dogma, la scuola francescana, e quelli che invece non condividevano il dogma. I progetti per una proclamazione dogmatica risalgono già alla fine del 1400, già con il papa Sisto IV. Morì nel 1484, con il merito di proibire alle due scuole diverse, la scuola macolatista e la scuola immacolatista, di condannarsi a vicenda. Un passo in avanti fu compiuto dal concilio di Trento che pur non definendo il dogma della immacolata concezione della vergine, tuttavia nella dottrina dommatica sul peccato originale non inserì Maria. Anche i papi successivi hanno contribuito al progresso, per estendersi fino a gran parte delle comunità cristiane dell’epoca, fino a quando non arrivò Pio IX. Fu eletto papa nel 1846, era personalmente un gran devoto della madonna.
In precedenza erano due i dogmi mariani che risalivano ovviamente ai primi concilii ecumenici, cioè il dogma mariano della divina maternità – Maria è la madre, la vera madre del Signore – e l’altra ad essa collegata della verginità di Maria, escludendo quindi l’intervento umano dalla nascita di Gesù.
Già nel 1848 convoca una commissione di 19 teologi e li chiama a dare ciascuno un voto personale. Però gli eventi precipitarono, il 24 novembre proprio di quell’anno il papa fuggì da Roma a Gaeta ma non si scoraggiò, istituì una commissione di cardinali ma non tutti erano d’accordo. Pio IX pubblicò nel febbraio 1849 una lettera enciclica in cui chiedeva ai vescovi un parere sulla opportunità di procedere a questa proclamazione. Ne uscì una risposta quasi plebiscitaria, a favore 546 voti su 603 anche se poi i rimanenti non tutti erano contrari alla definizione dogmatica ma sulla opportunità e questo incoraggiò molto il papa ad andare avanti in questa decisione. Nel marzo presentò una bolla pontificia. La formula fondamentale, la formula chiave è questa: “in vista dei meriti di Gesù Cristo salvatore del mondo” cioè si dice che la beata vergine Maria fu sottratta a questa condizione generale dell’umanità ma fu sottratta nella previsione che sarebbe stata la madre di Cristo, come dare ad una legge un effetto retroattivo.
Analogamente Pio XII copiò la Pio IX quando giunse alla proclamazione del dogma dell’assunzione, sono strettamente in collegamento. Il dogma dell’immacolata concezione e il dogma dell’assunzione sono l’esempio per noi, cioè quello che Dio ha fatto in Maria lo vuole fare e lo fa per ciascuno di noi. La liberazione dal peccato originale attraverso il sacramento del battesimo, quindi l’immacolata concezione è in qualche maniera un annuncio del battesimo e l’assunzione in rapporto alla vita eterna, è quello che noi diciamo nel credo. La dichiarazione fu accolta con grande gioia nel mondo cattolico, ovviamente non fu lo stesso nel mondo protestante, che non accettava questo dogma, e neanche nelle chiese ortodosse perché l’aveva fatto Roma questo dogma. A Roma le cose furono quanto contenti che a piazza di Spagna fecero quella colonna per rendere l’omaggio alla immacolata concezione.
Questa è stata la storia un po’ del dogma e della proclamazione dell’immacolata concezione, sentiamo ora invece le parole del vescovo Franco Manenti, intervistato da Laura Mandolini, che ci contestualizza un po’ il messaggio. Vescovo Franco, perché è ancora senso proporre una riflessione ai fedeli, ma alla comunità tutta, su un tema come quello di un dogma, in particolare dell’immacolata concezione?
Penso che sia importante chiarire che cosa rappresenta nel cammino della fede cristiana, anche nel cammino della chiesa, la promulgazione di un dogma. Nell’immaginario collettivo, nel linguaggio pubblico, il termine dogma è utilizzato spesso per indicare un intervento autoritario. Nel cammino della fede una definizione dogmatica o un dogma non sta all’inizio di un percorso, conclude un percorso che parte dal basso. Magari una reazione in forme molto semplici, appunto popolari, piano piano questo inizio dal basso si propone al magistero. Il dogma è una sintesi di un aspetto della rivelazione della fede cristiana.
Il dogma della immacolata concezione di Maria, che cosa intende affermare o da che cosa parte?
Il punto di partenza è appunto il saluto dell’angelo a Maria, salutata come la piena di grazia, dove questo piena di grazia non è da intendersi in senso quantitativo ma in senso qualitativo, cioè Dio si rallegra con te, Dio ti circonda pienamente del suo amore. In Maria questa pienezza di grazia si esprime in una forma del tutto singolare, appunto proprio perché è la piena di grazia, proprio perché aderisce a questo dono che riceve dal Signore, viene riconosciuta come unico caso singolare preservata da quello che rappresenta l’eredità che ci portiamo quando veniamo al mondo, quella che noi chiamiamo appunto il peccato originale. Ce la portiamo come eredità, non come colpa commessa da noi, ma come coloro che subiscono le conseguenze di una colpa commessa da altri. So che qui ci sarebbe bisogno di una lezione un pochino più ampia. Ecco, Maria entra nel mondo non con questa eredità, in qualche modo Maria beneficia anticipatamente della Pasqua di Gesù, della vittoria di Gesù sul peccato.
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