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Senigallia, medici al lumicino nel pronto soccorso

Sanità, l'ospedale di Senigallia
Sanità, l'ospedale di Senigallia
Sanità, l’ospedale di Senigallia

Un solo medico la mattina, due al pomeriggio. Questa la situazione al pronto soccorso dell’ospedale cittadino dove la carenza di dottori si fa notare in maniera sempre più evidente. Come se non fossero bastate le chiusure, ancorché temporanee, di alcuni reparti o servizi; come se già non fossero lunghi i tempi di attesa che da anni si chiede di accorciare; come se non fossero servite a nulla le lamentele del personale e dei sindacati. Dall’8 marzo, infatti, il numero di operatori è sceso di un’ulteriore unità dopo che una dottoressa ha scelto di andarsene per assumere un altro incarico. E si è arrivati così alla grave condizione di avere pochissimi medici disponibili in uno dei reparti nevralgici di ogni ospedale: quello dell’emergenza. Che poi rimanga aperto è solo grazie all’impegno di chi rimane, che rinuncia agli obbligatori riposi, alle ferie, ai corsi di aggiornamento (anche questi dettati per legge).

Un impegno encomiabile quello degli operatori presenti che però si scontra con una dura realtà. Bisogna dirlo: la questione non riguarda solo la spiaggia di velluto ma è di rilevanza nazionale. Certe realtà però sembrano soffrire di più: o non sono in grado di attrarre i medici tramite concorsi o assunzioni o se li vedono scappare via frequentemente. Questo è il caso di Senigallia, dove ci sono più partenze che arrivi.

A delineare le criticità è il primario dell’Osservazione breve intensiva – medicina d’urgenza (Obi-MUrg) Gianfranco Maracchini, di recente risultato positivo al covid e quindi ancora assente dal reparto. Proprio lui ha ammesso che «la situazione non è cambiata da diverso tempo a questa parte, anzi, se possibile è peggiorata. Non sono arrivati i rinforzi…

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