Scout Fse: la bellezza e la fatica di ritrovarsi
Sabrina Damen, capo Senigallia 1 della Federazione Scout d’Europa, racconta la difficile ‘convivenza’ con la pandemia, che non ha però stroncato idee e belle proposte.
Quali proposte nell’estate Scout Fse della nostra diocesi?
I gruppi Fse, grazie ad una informazione puntuale ed attenta alle norme, da parte delle Pattuglie nazionali, hanno proseguito le attività con i ragazzi durante tutto il periodo del lockdown in presenza o da remoto nei momenti più difficili della pandemia. Per tutte le “branche” – così si chiamano nel nostro gergo scout i gruppi omogenei per età – le pattuglie nazionali hanno suggerito protocolli, attività, giochi, che ci hanno permesso di accompagnare i ragazzi durante i mesi scorsi. In estate si stanno programmando campi; anche a questo proposito la Pattuglia nazionale Fse ha prodotto un protocollo molto preciso nel quale è previsto l’utilizzo di molte più tende per gli esploratori e le guide (ante covid una squadriglia di 7 persone avrebbe dormito in una tenda dove ora ne dormiranno in due o tre al massimo, a seconda del tipo di tenda), la formazione di una “bolla” dove tutti i partecipanti al campo saranno inclusi, i quali dovranno allo scopo essere “tamponati”, la sanificazione costante dei materiali e degli oggetti di uso comune, oltre ovviamente alla sanificazione delle mani con frequenza stabilita. I ragazzi vengono ormai da mesi di attività attente e specifiche, siamo certi sapranno accogliere le norme con la consueta disciplina ed i capi avranno la fantasia e la voglia di pensare attività che li entusiasmeranno.
In diverse occasioni si sono raccontate le fatiche dei giovanissimi in questi mesi di restrizioni: dal vostro punto di vista associativo, cosa potete dire?
La fatica c’è stata ed è stata molta, come detto, lo stile proprio dello scoutismo è quello di attraversare le avversità sorridendo e cantando, ma non si deve pensare che questa sia “allegria”, si tratta piuttosto di confidare nella certezza di essere accompagnati nella vita da una Provvidenza che vede e sa, da uno Spirito che illumina le nostre fatiche dandoci la forza per superarle. Ho avuto modo di ascoltare le testimonianze di molti capi, che, immediatamente dopo la ripresa in pre- senza delle attività, hanno trovato ragazzi in difficoltà rispetto alla socializzazione, al concentrarsi per un periodo anche breve in una occupazione manuale, nel rispetto dell’altro e dei suoi spazi. I primi tempi sono stati complicati, per cercare di trovare quella chiave di lettura che ci potesse permettere di reinserire i ragazzi in un contesto conosciuto ma diverso, che facesse loro intravedere una normalità nella anormalità
Su cosa puntare maggiormente per una ‘ripresa’ significativa e a misura di bambini e ragazzi?
Lo scoutismo ha superato tantissime difficoltà, si pensi che è un metodo educativo in auge da più di 100 anni ed è passato attraverso guerre mondiali, rivoluzioni culturali e sociali. Spesso mi chiedo quale sia la “bacchetta magica” che il metodo ci mette in mano. Credo che la risposta sia ancora e sempre l’Amore: per la natura, il creato ed il suo Creatore, per la gioventù ed i giovani per la gratuità del servizio e per il servire. Io credo che, poiché siamo passati attraverso questi valori, siamo riusciti a superare il momento peggiore e che da ora in poi la strada sarà più agevole, ma non dimentichiamo che la strada è anche l’elemento chiave dello scoutismo adulto (Roverismo e scoltismo) andare avanti verso le sfide che la vita ci mette di fronte in compagnia dei Fratelli e delle Sorelle, portando con noi i più piccoli che vedono nei più grandi il riferimento e la guida.