Sanità, il Consiglio comunale aperto approva all’unanimità la proposta per l’ospedale di Arcevia
Teatro Misa pieno ad Arcevia, come nelle grandi occasioni. Perché parlare di sanità pubblica e di servizi sul territorio a una popolazione che si è vista gradualmente ridurre i servizi (e il personale) è una di quelle grandi occasioni. Per ribadire l’unità tra istituzioni e cittadinanza, ma anche per dire, chiaramente e senza giri di parole, che il territorio non ci sta a subire continue promesse non mantenute. Questo è successo ad Arcevia e di questo ha parlato il sindaco Dario Perticaroli che sin dal suo insediamento ha sollevato perplessità circa la situazione della struttura e del personale. Lo ha fatto durante il Consiglio comunale aperto che si è svolto lo scorso primo agosto sul tema della sanità territoriale, alla vigilia della discussione in Consiglio regionale sul piano socio sanitario 2023-25, il documento che mette nero su bianco il futuro dei servizi sanitari nell’area interna in cui ricade la Perla dei monti.
Al centro c’è l’ospedale, declassato, spogliato di servizi e personale per portarli avanti, a rischio chiusura ma che da oltre 20 anni resiste in una forma ridotta seppure con criticità importanti che ricadono ovviamente sull’utenza. Al teatro Misa di Arcevia c’era tanta gente, ma c’erano anche “i grandi assenti”, un’ulteriore conferma delle difficoltà del territorio privo anche di una rappresentanza politica di peso.
Perticaroli ha ripercorso la storia dell’ospedale, classificato dal 1999 come Ospedale di comunità; a seguito di atti che si sono succeduti dal 2014 al 2018 è stato declassato a Casa della salute di tipo B pur mantenendo le caratteristiche dell’Ospedale di comunità (Casa della salute di tipo C). Negli anni si sono susseguite lettere di segnalazione e denuncia circa la situazione del polo ospedaliero arceviese, uno dei primi a cadere sotto la scure dei tagli alla sanità dagli anni 2000 in poi e le politiche dell’austerity. Lettere a cui sono state risposte poche cose, a volte anche con promesse ma difficilmente mantenute.
Fin dal suo insediamento Perticaroli ha battuto il tasto della sanità pubblica lamentando come fosse il più importante dei disservizi nelle aree interne, uno dei quelli che maggiormente favoriscono lo spopolamento dei centri montani. Se poi ci si mette che con il cambio di governo marchigiano ci sono stati anche stralci dei precedenti piani socio sanitari regionali precedenti, il quadro a tinte fosche è presto dipinto. Tra le criticità dell’ospedale di Arcevia: «il servizio 118, gli specialisti ambulatoriali, il servizio di radiologia». E ancora, i posti letto, la fisioterapia. Qualcuno è stato ripristinato ma «solo fino alle programmate elezioni regionali. Poi a febbraio 2020 il Covid 19 e tutto si ferma nuovamente». A nulla sono valse le rassicurazioni dai nuovi vertici regionali: nonostante il fatto che l’amministrazione Regionale avesse cambiato colore la risposta non c’è stata.
«L’amministrazione che presiedo ha sempre tenuto alta l’attenzione sull’argomento e sulle criticità come la mancanza di personale medico, amministrativo, pediatri». E così si è arrivati allo stralcio del piano sociosanitario regionale 2020 – 2022 e alla redazione del nuovo PSSR 2023 – 2025. Nasce da qui la proposta che la comunità di Arcevia ha redatto chiedendo particolare attenzione per le aree interne, dove si registrano età più avanzate e difficoltà nei collegamenti tra le varie zone rispetto ai centri costieri. Il che andrebbe ad alleggerire la pressione sulla rete ospedaliera regionale e sul polo di Senigallia. Punti salienti della proposta approvata all’unanimità dal Consiglio arceviese sono la riclassificazione della struttura di Arcevia come Casa della Comunità spoke e ambulatori di Medici di Medicina Generale (MMG) e Pediatri di Libera Scelta (PLS) e il mantenimento degli attuali 20 posti letto (8 posti letto per cure intermedie, che si aggiungono ai 12 posti letto della RSA).
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