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Rapporto immigrazione 2024: «cittadini stranieri in aumento, occasione per parlare di accoglienza e cittadinanza» – L’INTERVISTA

Recentemente è stato presentato il rapporto immigrazione di Caritas e fondazione Migrantes. Un documento in cui si fotografa la situazione in Italia legata al fenomeno migratorio, fornendo dati e fonti. Di tutto questo abbiamo parlato con don Paolo Gasperini, sacerdote della diocesi di Senigallia e referente locale per la fondazione Migrantes. Quest’ultima è un organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana che si occupa proprio di far conoscere il fenomeno delle migrazioni, stimolare riflessioni nella società civile e promuovere comportamenti di accoglienza. L’intervista è in onda venerdì 18 ottobre e sabato 19 alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 20 lo sarà a aprtire dalle 16:50 la terza di tre interviste consecutive. Qui è presente l’audio integrale e un estratto del testo.

Partiamo intanto da ciò che c’è scritto nel report.
Tutti gli anni verso la fine dell’anno la Caritas italiana insieme alla Fondazione Migrantes, che è l’organismo che si occupa delle immigrazioni all’interno della Chiesa, presentano un rapporto immigrazione per l’anno, mettendo in evidenza la tendenza, quello che sta succedendo. È una fotografia, non si danno giudizi di valore ma sono dei numeri che però aiutano a leggere la situazione e questo è molto importante perché a volte noi abbiamo una precomprensione che non parte dai numeri reali o dalle situazioni reali, ma da una nostra idea che non sempre corrisponde alla realtà. 

Quali sono le tendenze?
I cittadini stranieri, parliamo di cittadini stranieri residenti in Italia, quindi che non hanno cittadinanza italiana, ma sono residenti, in parte hanno anche la cittadinanza, in tutta Italia sono circa il 9%, da noi nel nostro territorio sono un po’ di meno, circa il 6,5%, ma anche questa distribuzione è disomogenea in tutta Italia, sono più presenti al nord e molto meno presenti al sud. Sono leggermente in aumento, per esempio lo scorso anno sono aumentati di circa 3%, parliamo di circa 200 mila persone in più. Se teniamo conto che la tendenza della popolazione in Italia tende sempre a diminuire, ci rendiamo già immediatamente conto come di fatto i cittadini stranieri, residenti in Italia, garantiscono anche il mantenimento di certi servizi. I principali paesi di provenienza sono in Italia, ma questo lo si rispecchia anche un po’ nella nostra zona, la Romania, il Marocco, l’Albania, l’Ucraina, la Cina, l’Egitto, l’India, il Bangladesh, le Filippine, con percentuali diverse. 

E per quanto riguarda il lavoro di queste persone?
Aumenta anche il tasso di occupazione dei cittadini stranieri residenti in Italia, con nuove assunzioni che tutti gli anni aumentano di qualche punto percentuale. Dall’anno scorso sono aumentate circa il 4%, sono 2 milioni di assunzioni in più di fatto, molti nella cura dei lavori domestici, un 10%, molti negli alberghi e nei lavori stagionali, anche nell’agricoltura e anche nelle costruzioni. Un dato molto interessante è la presenza dei giovani. 

Che ripercussioni sull’aspetto religioso?
Anche l’appartenenza religiosa è un dato interessante, perché abbiamo una percezione molto forte dei musulmani, ma in realtà la maggior parte delle persone sono cristiane, in maggioranza è di religione ortodossa, ma i cristiani sono più del 50%, in percentuale i musulmani sono di più degli ortodossi, sono quasi il 30%, però i cristiani sono il 50% e questo ci dà anche come chiesa un’indicazione su come intervenire, noi pensiamo sempre a un dialogo interreligioso, c’è anche un dialogo tra le confessioni cristiane e un’accoglienza dei cattolici stessi che sono quasi il 20% di tutte le persone immigrate. 

Come fotografia in sé il report dà delle indicazioni molto importanti al mondo politico, ma le politiche poi vengono calibrate su questo report? 
Di fatto no, non c’è un ascolto, pensate che quando si fanno questi report si attingono a tutte le fonti che ci sono, ai dati… Però pensiamo all’aspetto dell’integrazione, se ne parla pochissimo, perché si è molto più sbilanciati sul discorso sicurezza, sul discorso lavoro, ma altri aspetti si considerano abbastanza poco. Si parla molto della prima accoglienza, sembra che sia la parte più consistente del fenomeno migratorio, ma in realtà rispetto ai numeri dei migranti già presenti in Italia che sono più di 5 milioni, capiamo che il fenomeno va considerato in un contesto molto più ampio, purtroppo siamo sempre presi dall’emergenza e l’emergenza non ti aiuta a progettare. 

Diciamo più che è un fenomeno ormai cronico? 
È strutturale, di fatto anche c’è un forte bisogno di lavoro, anche biecamente se vogliamo guardare l’interesse proprio, l’Italia ha bisogno di lavoratori, perché certi lavori non li fa più nessuno, pensiamo appunto al lavoro della cura delle persone e chi lo fa? Un lavoro che è andato in espansione enorme, ma che le persone italiane per tanti motivi non lo fanno o non sono in grado di farla, perché non possono stare 24 ore al giorno a casa di altri, lavori stagionali, chi fa lavori stagionali? A volte anche con una paga abbastanza bassa e non lo fa nessuno, ma abbiamo visto anche tutta la questione del turismo, molti si lamentano che non trovano persone a lavorare a livello stagionale, però concretamente le condizioni sono abbastanza faticose e quindi non tutti sono disposti ad accettare questi lavori, quindi la situazione è certo complessa, ma a volte con una scusa complessità non si affrontano neanche le cose che si potrebbero affrontare. 

Per quanto riguarda il tema della cittadinanza, cosa ci puoi dire?
Quest’anno sono state 200 mila le persone che hanno avuto la cittadinanza italiana, perché dopo 10 anni di residenza provata, il lavoro etc., di fatto ci sono persone che nascono in Italia, parlano i nostri dialetti, crescono come i ragazzi, ma hanno aspettato la maggiore età per fare domanda di cittadinanza, ma sono italiani a tutti i effetti. Tra l’altro la poca integrazione, cosa comporta? Comporta la ghettizzazione, ora ci sono, bisogna dire molto onestamente, persone provenienti da paesi che non hanno molto desiderio di integrazione, altri invece ce l’hanno molto, e a volte questo gli viene un po’ precluso, perché comunque tu non sei cittadino italiano fino alla maggiore età: si fa tutto con i cittadini italiani però non si è cittadini italiani. Io penso che lo strumento della cittadinanza non è risolutivo, ma è lo strumento che aiuta le persone a anche integrarsi, mi sento parte fino in fondo di questo paese, non sono un ospite, non devo aspettare la maggiore età, poi sappiamo quanto si anticipa anche la consapevolezza da parte dei ragazzi, un ragazzino di 13, 14, 15 anni che fa tutte le cose che fanno gli altri ragazzi, che è nato in Italia, che è stato a scuola sempre con tutti, non è cittadino italiano, devo aspettare la maggiore età e questo diventa un motivo anche di discriminazione.

Conoscere questo report potrebbe essere utile anche a tutti noi per abbattere alcune barriere? 
Penso di sì, perché quando conosci i numeri ti rendi conto di quelli che sono i fenomeni reali, si può fare una battuta, questo gran cancan di questi centri in Albania: di fatto sono arrivati in 16 in questa fase, quindi quando la realtà è superiore all’idea o all’ideologia, la realtà è molto più immediata, tant’è che nella presentazione del report, il Paese reale è molto più avanti delle idee politiche che uno può avere, perché la realtà precede sempre l’idea e va sempre avanti, è sempre più concreta, è sempre più reale, è sempre più autentica, purtroppo manca questo ascolto alla realtà e ci si fida di qualche giudizio, di qualche opinione non correlata ai fatti. Qui il report ti dà i dati, le fonti, altri fanno delle sparate che sono fondate sul nulla, o su un’idea che tu hai, ma che non corrisponde alla realtà.

Per approfondimenti: il rapporto 2024 “Popoli in cammino”.

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