I quattro pilastri per costruire la pace. Una riflessione di don Paolo Gasperini
La pace è una priorità, la pace è un’urgenza, la pace è necessaria come l’aria, come l’acqua. Perché la pace è vita e la vita presuppone la saggezza, ma la saggezza non sembra riscuotere molto successo, perché con troppa facilità si incita all’odio e alla distruzione. Questa povertà culturale è alla base della debolezza di alcuni governi e organismi internazionali, più attenti agli interessi di parte che a una pace che finirebbe per avvantaggiare tutti in tempi lunghi. Ed è la ritrosia ad affrontare questi temi che incrina la credibilità e l’efficacia delle proposte di pacificazione.
Tuttavia non basta condannare la guerra, occorre uscire per primi dalla sua logica. Per farlo occorre smettere di pensare alla pace solo come a una meta: anche i violenti vogliono la pace e combattono per realizzarla. La pace deve valere anzitutto come metodo tramite l’azione nonviolenta e l’alternativa è proprio questa: la pace come via alla pace. La via è data da mezzi in se stessi pacifici, dal dialogo alla sciopero, dal diritto alla diplomazia, dalla pressione economica alla diffusione di idee e informazioni.
Da tempo la Chiesa propone quattro pilastri per costruire la pace: la verità, la giustizia, la libertà, l’amore. Pilastri che comportano poi scelte concrete e azioni precise.
La verità. Penso innanzitutto alla informazione, alla ricerca delle fonti, al conoscere la storia, piuttosto che alle frasi fatte, agli slogan tutti uguali, al pensiero semplicistico che vede solo bianco e nero. Perché in ogni conflitto il primo cadavere è sempre la verità e la voglia di trovare subito un colpevole ci impedisce di cercarla insieme, visto che la verità è complessa e noi ne cogliamo solo una parte. Recuperiamo un pensiero pensato, una informazione plurale, un confronto serio con il desiderio di arricchirsi vicendevolmente e non di far valere scioccamente il proprio punto di vista.
La giustizia. E’ la capacità di promuovere il bene comune, di dare la possibilità ai popoli e alle persone di poter vivere una vita dignitosa. Lo sappiamo tutti ma non abbiamo il coraggio di dirlo: finché la dimensione più significativa della vita sarà quella economica, giustizia non potrà esserci. E questo chiede un cambiamento dei nostri stili di vita comunitari e personali.
La libertà. E’ la possibilità di crescere, di maturare, di essere persone che possono decidere della propria vita e non costrette a vivere una vita che nessuno vorrebbe. La libertà chiede lavoro, casa, possibilità di studiare, non condizioni uguali per tutti, ma più condizioni per chi è più indietro: scriveva don Milani che “non c’è ingiustizia più grande che fare parti uguali tra disuguali”.
L’amore. E’ la cura di ogni persona, è il mettere l’altro al centro, è non considerare nessuno “straniero”. Non è “buonismo”, come alcuni scioccamente lo chiamano, ma capacità di camminare con tutti, perché non ci si salva da soli. Pensavamo di averlo capito con il Covid, ma forse era solo paura.
Come in ogni guerra anche quest’ultima ha trovato terreno fertile nella mancanza di verità, giustizia, libertà e amore. La svolta è adottare la pace come metodo di vita ed è una novità che porterà frutto grazie a coloro – speriamo noi – nella cui coscienza mette radici questa evidenza: la politica realmente efficace è fatta non per vincere, ma per riuscire a vivere insieme.
don Paolo Gasperini
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