Primi mesi di ministero a Chiaravalle
Don Francesco Savini ci parla dei primi mesi alla guida della comunità chiaravallese.
Gli inizi del mio ministero a Chiaravalle sono all’insegna di una continua scoperta e di una familiarità reciproca che cresce rapidamente. Ho trovato una comunità accogliente e disponibile, che mi ricorda continuamente il mio compito di padre e di guida (un compito per me nuovo, almeno in queste proporzioni). Mi sento molto accolto e accompagnato, e quindi molto fortunato, non solo per la disponibilità della gente, ma anche perché posso vivere il mio ministero in una fraternità sacerdotale: in don Francesco B., don Giacomo, don Filippo e don Luigi trovo continuamente confronto, amicizia e sostegno a tutti i livelli.
C’è però da aggiungere che questi inizi sono caratterizzati anche dalle restrizioni della pandemia, e non è un tempo facile…
Come condurre una comunità in questa situazione?
Personalmente cerco di lasciarmi guidare da due principi che Papa Francesco ci ha donato all’inizio del suo pontificato: il tempo è superiore allo spazio; la realtà è superiore all’idea. Ho trovato fin da subito illuminanti questi due criteri, e trovo che lo siano ancora di più nel buio di questo tempo di pandemia. Ho cercato di tenerli presenti a me stesso in questi primi mesi alla guida della parrocchia di Chiaravalle.
Nella parrocchia si trovano molti e ampi spazi: in primo luogo la meravigliosa Abbazia, poi i locali parrocchiali, e i campetti dell’Oratorio, destinati ad ospitare le tante attività formative, aggregative e di volontariato. Ma in tempo di pandemia e di distanziamento sociale questi spazi rimangono spesso vuoti. Vuoti soprattutto dei ragazzi e dei giovani. Se la parrocchia fosse solo “spazio” sarebbe un inizio di ministero piuttosto desolante… Ma la Parrocchia vive nel tempo e abita questo tempo. Il papa ci ricorda che non è essenziale riempire spazi, ma avviare processi, e allora mai come in questo tempo “anomalo” la comunità cristiana può essere viva e vitale.
Certo, accanto a tutti gli uomini che in questo tempo soffrono, programmi ideali del nuovo parroco rischiano di infrangersi di fronte alla dura realtà di questa pandemia, che limita pesantemente la abituale azione pastorale. Ma la realtà è superiore all’idea e, infatti, è questa dura realtà che ci fa avviare processi nuovi. La realtà ci chiede di metterci in cammino, come persone e come comunità, per restare lottano e sperano con noi. Mi sembra che ci venga chiesto un rinnovamento interiore e spirituale, più che strutturale e organizzativo. Le limitazioni di questo periodo ci possono aiutare a ritrovare l’essenziale che non riuscivamo a scegliere con determinazione, impegnati come eravamo a portare avanti tante attività, belle e importanti, ma non alla base della vita cristiana.
Così, la parrocchia di Chiaravalle in questi mesi ha scelto di ripartire dall’essenziale, accessibile anche in tempi di pesanti restrizioni: in primo luogo la celebrazione dell’Eucarestia che si prolunga nell’adorazione eucaristica. In secondo luogo cerchiamo di mettere al centro anche la Parola di Dio, perché ascoltando l’unica Parola di verità possiamo veramente essere costituiti in unità, capaci di abbandonare le nostre piccole verità particolari per seguire lo Spirito che ci conduce insieme alla verità tutta intera.
Stanno qui i primi passi del mio cammino con la comunità di Chiaravalle, nella certezza che il Signore Risorto è in mezzo a noi e cammina con noi.