Prete, ogni giorno. Don Andrea Baldoni ed il suo servizio a Borghetto e Monte San Vito.
Sono entrato nelle parrocchie di Monte San Vito e Borghetto ad inizio settembre 2022 dopo essere stato viceparroco a Marina, Morro e Belvedere, Responsabile della Pastorale Giovanile e ancora viceparroco a Corinaldo e Castelleone. Questi 15 anni di sacerdozio sono stati molto importanti per me perché ho potuto fare esperienza diretta di cosa significa coordinare una realtà comunitaria come la parrocchia, e questo soprattutto grazie alla collaborazione con i parroci che mi hanno accolto e con cui ho collaborato come viceparroco e grazie anche a laici disponibili, preparati e corresponsabili con cui ho instaurato relazioni significative che ancora permangono nella mia vita.
Settembre scorso è stato un mese combattuto dentro di me: da una parte vivevo l’entusiasmo di un nuovo inizio, con lo stimolo della chiamata del Vescovo ad accogliere questo nuovo servizio come parroco, l’accoglienza calda ed affettuosa delle nuove parrocchie e dei rappresentanti della della cittadinanza, dall’altra provavo tristezza e dolore per ciò che era avvenuto con il disastro dell’alluvione, tanto più che il giorno finale del trasloco passavo con il pulmino in mezzo alla allagata e distrutta vallata del Nevola con la “mia gente” colpita dal disastro nelle proprie case e famiglie, ed io, incredulo e inquieto, non potevo essere di aiuto come avrei voluto..
Ora, superata ormai anche la prima fase di ambientamento, tra spazi e ambienti inediti, gente nuova da vedere ed incontrare, orari da ricalibrare visto anche che quest’anno dopo quattro anni non insegno religione, mi trovo in un momento di stabilizzazione di quanto sto vivendo. Ricordo che in seminario i formatori ci dicevano: “quando sarete parroci in una nuova parrocchia, entratevi con umiltà e mettetevi in ascolto e visione di ciò che già il Signore ha operato e sta operando, poi, solo in un secondo momento potrete proporre e portare quelle idee che, sempre il Signore vi sta ispirando, a patto che siano “ecclesiali”, cio’è espressione di scelte di comunità”; questo mi ripropongo di vivere anche se a volte, non lo nascondo, ho la tentazione di togliere o aggiungere quasi in automatico delle realtà..
Un aiuto prezioso per me rappresenta la comunità presbiterale di cui faccio parte all’Abbazia di Chiaravalle; poter vivere insieme tra sacerdoti è una risorsa che oggi non dovrebbe mancare mai. Almeno come possibilità per tutti i preti.
Bello per me conoscere le persone di questa unità pastorale chiamata Koine’, il termine greco che i primi cristiani usavano per definirsi, appunto, come persone comunionali; c’è un forte senso di comunità che si esplicita in vari ambiti del vivere, come ad esempio le Celebrazioni Eucaristiche, preparate con cura dal coro, dal gruppo liturgia e da quanti partecipano con assiduità; le adorazioni e i rosari comunitari animati con fede e devozione, le feste “a tema”, ad esempio dei nuovi battezzati, dei papà, delle mamme, ecc.. sono momenti caldi e vissuti da tutti con bell’entusiasmo e desiderio di esserci. L’oratorio e i vari percorsi dei giovani e giovanissimi, conoscono alti e bassi come tutti, ma con la guida di validi punti di riferimento ed educatori, optano per percorsi costanti e forti dal punto di vista della formazione e del servizio; lo sparuto gruppetto dell’ Unitalsi è desideroso di ricominciare con una presenza più qualitativa presso le realtà di fragilità e sofferenza cosi come i ministri straordinari dell’Eucarestia svolgono il loro ruolo con fede e passione. Le famiglie trovano o creano assidui momenti di relazione, incontro e distensione con la possibilità di passare del tempo insieme che è sempre rigenerante, e spesso anche i figli adolescenti e giovani partecipano con i genitori. Una realtà che con piacere sto conoscendo è quella dei gruppi sinodali, che su invito di Papa Francesco e dei vescovi, anche qui noi stanno intraprendendo un cammino di fiduciosa, estroversa ma a volte anche silenziosa riforma del vivere cristiano. Auspico, per quel che mi compete, di potermi inserire sempre meglio e di poter apportare ciò che la grazia di Dio sta preparando nei nostri cuori e nelle relazioni della nostra Koinè, nell’apertura ecclesiale sempre più diocesana e in una spiritualità che tocchi i cuori che si scoprono amati da Cristo, quando si fa esperienza che “è bello e dolce che i fratelli vivano insieme” (SL 133).
Andrea Baldoni
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