Philoaddiction, il coraggio di parlare di dipendenze
Buona la prima di Philoaddiction. Va in archivio la prima edizione del festival dedicato alla riflessione sul mondo delle dipendenze che si è svolto a Senigallia. Tantissime le presenze che hanno affollato prima l’auditorium San Rocco incapace di ospitare il pubblico numeroso intervenuto e, a seguire, il teatro La Fenice dove si è svolto lo show filosofico musicale.
“Abbiamo scelto la parola addiction per la sua etimologia, “addictus” nel diritto romano era colui che non riusciva a pagare un debito e diventava schiavo del suo debitore. La dipendenza nel mondo contemporaneo è legata non solo alle sostanze, ma a tutte quelle debolezze che ci rendono schiavi, spesso sono le nuove tecnologie, dallo smartphone ai social” – ha spiegato Lucrezia Ercoli in apertura.
La prima parte all’Auditorium San Rocco ha visto protagonisti il critico Filippo La Porta che ha presentato la doppia vita di medici scrittori come Cechov, Celine e Carlo Levi, accomunati dall’esperienza umana della professione. La Porta ha tracciato un excursus attraverso il significato della “cura” dall’antichità classica fino agli autori contemporanei. Toccante e capace di arrivare alla radice prima delle dipendenze la testimonianza di Fabio Cantelli Anibaldi, filosofo ed ex ospite di San Patrignano. La serata è proseguita poi con il “philoshow” lo spettacolo filosofico musicale ideato da Lucrezia Ercoli e con la band Factory. 500 i presenti in teatro.
Una data zero per Senigallia che ha riscosso un successo di pubblico e di critica…
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