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Persone con disabilità a prova di pandemia

Attività con il gruppo ‘Se. po. fa’

Di pandemia si sta male. Nel corpo, quando il virus infetta, nelle relazioni, quando ogni altro essere umano è un potenziale untore. E quando la vita, più fragile per tanti motivi e bisognosa di qualche attenzione in più, è messa sottosopra da una quotidianità scossa nelle sue routine più belle e rassicuranti, le cose sembrano complicarsi ulteriormente. Con Anna Streccioni, educatrice e responsabile pedagogica nei Servizi per la disabilità all’interno della cooperativa sociale “Casa della gioventù” di Senigallia, ci siamo chiesti come vivono le persone con disabilità questo strano tempo.

Che periodo è per voi, questo?
Un periodo difficile! L’isolamento della scorsa primavera ci ha messo di fronte ad una lontananza a cui non eravamo abituati. Noi stiamo insieme quasi tutto il giorno, con alcuni per molte ore della giornata, con altri meno: il non poter vederci più da un giorno all’altro, il perdere i ritmi della quotidianità è stato un trauma per tutte le persone accolte nei nostri servizi. E anche per gli operatori stessi. Oggi abbiamo superato questo momento di lontananza e abbiamo dovuto imparare a reinventarci nei modi, nei tempi, negli spazi, nelle relazioni, in tutto quello che era il nostro vivere quotidiano. Un percorso non privo di difficoltà, anzitutto la nostalgia per le persone che non vedevamo. Con tanta fatica e con tanta fantasia ci siamo riprese le nostre abitudini e le giornate a cui eravamo abituati.
In cosa consiste il tuo lavoro e quello di altre persone che con te condividono la progettazione e la realizzazione di servizi e opportunità a misura di persone con disabilità?
La nostra cooperativa offre una serie di servizi rivolti a persone con disabilità, da quelle che hanno difficoltà importanti fino a giovani con limitazioni più lievi. Offriamo sia centri diurni, servizi per il lavoro, servizi per il tempo libero e per la vita indipendente. In ognuno di questi ambiti cerchiamo di costruire percorsi ad hoc che possano corrispondere alle esigenze di ciascuno, perché tutti hanno diritto di avere una vita piena, ricca di esperienze e di persone significative vicine. Ed è giusto che ognuno abbia questo proprio sentiero da intraprendere con la propria unicità e dignità. Ecco perché abbiamo sempre differenziato le nostre proposte per rispondere al meglio alle esigenze di ogni persona e questo momento di crisi generale è stato difficile, perché quanto ci caratterizza maggiormente sono le tante proposte socializzanti nelle quali ci incontriamo tra noi e con tante persone. Adesso la difficoltà di mantenersi su questo standard è notevole.
Come avete dovuto ridisegnare e riproporre le routine quotidiane collaudate da tempo?
Se parliamo ad esempio dei centri diurni, eravamo abituati ad avere dei gruppi di persone dal mattino (dalle 9) fino alle al pomeriggio (17.30); adesso ognuno di loro frequenta le stesse strutture per la metà del tempo e se prima avevano un impegno giornaliero, in questo momento questa possibilità si è dimezzata. Abbiamo dovuto ridisegnare spazi, ridefinire le stanze per garantire la sicurezza, capire quali erano i contatti di ciascuno. Se prima avevamo una programmazione variegata che andava dalla palestra, alla piscina al mare, al trekking, alle bocce, il negozio di bomboniere, ecc. ad un certo punto ci sono ci siamo ritrovati a non poter fare più le stesse cose e quindi ci siamo reinventati sulle proposte: tutto quello che potevamo l’abbiamo fatto all’aperto o in modalità compatibili con la sicurezza. Nel il progetto di ‘vita indipendente’ con i giovani più lievi, abituati a vivere per 24 ore in un appartamento in semiautonomia perché l’educatore stava in appartamento solo 3-4 al giorno al massimo, ci siamo ritrovati a dover stare con loro molte più ore, a non poter più farli dormire nella stessa casa; in questo modo la parte di autonomia li coinvolge soltanto durante il giorno. Tutto questo naturalmente ci ha messo in gioco anche come educatori, come responsabili.
Quali sono le risorse che le persone con disabilità inserite nei vostri percorsi hanno messo più in moto per affrontare con coraggio la pandemia?
Come sempre ci sorprendono, forse a noi meno perché vedendoli tutti i giorni crediamo profondamente nelle loro potenzialità. All’inizio molti dicevano “non porteranno mai la mascherina e non riusciranno mai a rispettare le regole”, invece niente di tutto questo. Abbiamo chiesto la collaborazione dei familiari, abbiamo spiegato come stanno le cose e loro hanno semplicemente aderito alle regole, come chiunque di noi – forse anche meglio di qualcuno di noi -; hanno reagito bene e se come noi hanno accusato il colpo, hanno preso dimestichezza in questa nuova modalità di vivere, di relazionarci. A volte ci stanno un po’ più stretti e fanno un po’ più fatica, però si va avanti. Come sempre, quando è il momento, tirano fuori delle risorse che ci sorprendono!

a cura di Laura Mandolini

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