Paolino da Nola e la Trinità
San Paolino da Nola, il Santo Patrono di Senigallia, viene tradizionalmente celebrato il 4 maggio, poiché in quella data era già ricordato il precedente Patrono, San Paolino I vescovo, ma la data in cui la Chiesa Cattolica omaggia il Santo nolano è il 22 giugno, il giorno successivo al solstizio d’estate.
Questa ricorrenza ci permette di cogliere l’occasione per parlare di un’importante opera pittorica collocata nel Duomo della città di Senigallia in cui la figura di San Paolino da Nola è stata magistralmente rappresentata. Nella quarta cappella della navata di sinistra della cattedrale senigalliese, dedicata a San Pietro apostolo, è conservata la grande tela del pittore viterbese Domenico Corvi (1721-1803), in cui sono raffigurati, in dolorosa contemplazione del Cristo morto, Santo Paolino e Santa Maria Maddalena.
Domenico Corvi, del quale nel 2021 sono stati festeggiati i 300 anni dalla nascita, è stato un pittore italiano degno di nota, allievo del maestro Francesco Mancini, quest’ultimo molto stimato dai suoi contemporanei come uno dei migliori pittori barocchi e rococò della sua epoca, tanto da essere accolto tra i membri dell’Accademia di San Luca, alla quale venne ammesso anche il Corvi il 9 novembre del 1756, e dell’Accademia di Belle Arti e Letteratura dei Virtuosi al Pantheon.
Domenico, dopo aver ottenuto importanti lavori a Roma, per Palazzo Borghese, Palazzo Doria Pamphili e Palazzo dei Conservatori, nella seconda metà del 1700 spostò la sua attività nelle Marche per rispondere alle numerose committenze del Conte e Cardinale Bernardino Antonelli. Tra queste nel 1773 dipinse quella che è possibile considerare forse la sua più bella pala per la Chiesa dei Conti Antonelli presso il loro palazzo, oggi Palazzo Antonelli Augusti Castracani, a Trecastelli.
L’olio su tela senigalliese, ospitato nel Duomo dell’architetto Paolo Posi, è una pala d’altare di grandi dimensioni in cui compare San Paolino da Nola rappresentato, a figura intera, come un uomo anziano vestito con il piviale dorato, l’ampia veste liturgica di stoffa pregiata, e alcuni degli oggetti simbolici del suo ruolo di vescovo: la mitra, il copricapo alto e rigido di forma pentagonale utilizzato durante le celebrazioni, il pastorale, o vincastro, il bastone dall’estremità ricurva e riccamente decorata, e la croce pettorale.
Accanto al Santo Patrono troviamo un putto seduto a terra e Santa Maria Maddalena, raffigurata nel gesto di genuflettersi e baciare, affranta dal dolore, un piede del Cristo morto.
Sopra i due santi il Corvi colloca la Trinità. L’intera scena è osservata dall’alto da cinque serafini mentre due angeli aprono il cielo e altri due trasportano, su di una grande nuvola, verso la colomba, simbolo dello Spirito Santo, il corpo cinereo del Cristo sorretto da altri due angeli, dai tratti femminili, e dal Padre Eterno. Quest’ultimo poggia un gomito su un grande globo e tiene in mano una sorta di scettro, a indicare l’Universo e il potere sul creato.
Marco Pettinari