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Migrazioni: viaggio nella rotta balcanica. L’accoglienza che non ti aspetti (in Italia)

Scritto da Carlo Leone il . Pubblicato in , .
Il "silos" a Trieste, dove si radunano centinaia di migranti che vivono in condizioni disumane
Il “silos” a Trieste, dove si radunano centinaia di migranti che vivono in condizioni disumane

E’ Laura Mandolini, giornalista e direttrice de La Voce Misena e Radio Duomo, l’ospite dell’ultima intervista realizzata per Venti Minuti da Leone. Di recente è stata in viaggio in alcuni paesi dell’est Europa attraverso i quali si snoda la cosiddetta “rotta balcanica”, uno dei lunghissimi percorsi che vedono passare ogni anno centinaia di migliaia di migranti. In alcuni punti sono assistiti da associazioni di volontariato che preparano cibo e posti letto per i migranti in fuga dai propri paesi in guerra o dalla povertà, in altri trovano dei centri di accoglienza più o meno attrezzati ma si trovano anche numerosi rifugi di fortuna, dove le condizioni igienico sanitarie ma anche umane sono vergognose. Uno di questi è a Trieste ma è proprio la nostra direttrice a raccontarcelo.

L’intervista sarà in onda oggi, venerdì 14 giugno, alle ore 13:10 e alle 20; domani – sabato 15 giugno – agli stessi orari e infine domenica 16 a partire dalle 17:15 sempre su Radio Duomo Senigallia/In Blu (95.2FM). Per ascoltarla qui basterà cliccare sul tasto play del lettore multimediale; chi vorrà potrà anche proseguire con la lettura.

Partiamo dalle basi: cos’è la rotta balcanica?
La rotta balcanica è quel percorso che viene fatto da migliaia di persone che emigrano da vari paesi per entrare nell’unione europea. Tocca Turchia, Bulgaria, Macedonia, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Croazia e Italia per poi approdare nei vari paesi nel nord Europa, in particolare la Germania. Sono luoghi che pur essendo vicini fisicamente, sono in realtà molto lontani nell’immaginario collettivo. Al di là del mare Adriatico c’è la Croazia e oltre quella c’è un mondo che non conosciamo se non accade qualcosa di grave che si riverberi su di noi. Come un po’ per l’Africa.

Che viaggio hai fatto?
Assieme a due colleghi giornalisti, al delegato Caritas regionale e al direttore Caritas di Ancona e Osimo abbiamo fatto un viaggio nei luoghi in cui le Caritas di Montenegro e Serbia sono coinvolte nell’accoglienza e assistenza dei migranti. Il progetto Re-map ha portato l’anno scorso alcuni giovani delle diocesi a fare volontariato in un campo profughi in Bosnia Erzegovina dove si sono ritrovati assieme agli operatori Caritas locali. Da lì è nata una collaborazione con la Caritas delle Marche e soprattutto la volontà di raccontare la verità sulle migrazioni, senza strattonare il tema per fini politici, come nelle recenti elezioni europee. Il nostro compito era proprio quello di documentare per poi poter raccontare.

Chi percorre questa rotta balcanica?
Tantissimi sono quelli scappati dalla guerra in Siria, poi ci sono gli iraniani, gli afghani e le afghane che rischiano la propria vita per aver collaborato con i paesi occidentali prima dell’arrivo dei talebani. Ma si devono aggiungere anche coloro che arrivano coi barconi in Turchia e poi proseguono a piedi il loro viaggio dal Maghreb o da altri paesi dell’Africa, e infine anche coloro che fuggono da Ucraina e dalla Russia. C’è veramente tutto il mondo.

Uno dei centri di accoglienza gestiti dall'Unhcr per aiutare i migranti lungo la rotta balcanica
Uno dei centri di accoglienza gestiti dall’Unhcr per accogliere i migranti lungo la rotta balcanica

Lo scopo era quindi documentare e raccontare le migrazioni?
Sì ma anche e soprattutto le azioni che le Caritas di Serbia e Montenegro compiono a supporto dei migranti.

Che situazioni hai potuto toccare con mano?
Ho in mente due ragazzi, uno russo e uno ucraino, entrambi fuggiti dal proprio paese e arrivati nel Montenegro, entrambi vorrebbero vivere in pace, ma conoscono i governanti e sanno di avere poche prospettive. Uno sguardo davvero rassegnato sul loro destino.

Raccontaci cosa hai trovato in Italia
A tre metri dalla stazione centrale di Trieste c’è una struttura, un silos per i cereali dell’impero asburgico, ora abbandonato, dove i migranti trovano rifugio. Ma le condizioni sono disumane, è il posto in assoluto più brutto e degradante del nostro viaggio che non ci saremmo mai aspettati di trovare in Italia e in una società civile (FOTO in alto, Ndr). Topi, rifiuti, fango quando piove, vi lascio immaginare la situazione che si può creare. Solitamente ci rimangono due o tre mesi. Alcuni volontari la sera allestiscono una mensa per un pasto caldo, per un po’ d’acqua. C’è un’associazione, Linea d’Ombra, avviata da una signora di 82 anni e da suo marito che si occupa persino di fare il massaggio ai piedi di queste persone che camminano per chilometri. Il 7 luglio arriverà il papa a Trieste per la settimana dei cattolici italiani e si pensa che verrà ripulito tutto. Speriamo che venga chiuso del tutto, anche perché la Caritas di Trieste sta predisponendo centinaia di posti letto per un’accoglienza dignitosa.

Quando e dove racconterete ciò che avete visto tu e gli altri due giornalisti?
Inizieremo il prossimo 17 giugno a Filottrano (Ancona) con i giovani che hanno preso parte a quel progetto di cui sopra e poi toccheremo varie località delle Marche per raccontare un fenomeno che ha necessità di verità e dati. Incontreremo anche le prefetture, ma non solo per promuovere esperienze e percorsi e parlare così di migrazioni senza strumentalizzazioni.

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