Laudate Deum: il papa per ridestare coscienze e politiche ambientali, siamo troppo negazionisti!
Ci stiamo avvicinando al Cop 28 di Dubai di dicembre e Laudate Deum esce in un momento particolarmente significativo per il rilancio del dibattito sul pianeta. L’Enciclica Laudato Si uscì nel maggio del 2015 poco prima della 21ma conferenza delle Nazioni Unite (Cop 21. Le Cop riuniscono i paesi del mondo con lo scopo di dibattere sui cambiamenti climatici in atto e trovare un accordo globale da raggiungere congiuntamente). Dopo otto anni, il Papa, rileva che “con il passare del tempo non abbiamo reagito abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura”. E questo è peggiore del negazionismo, perchè tutti, cittadini e governi, nonostante abbiano preso consapevolezza del pericolo che l’umanità sta correndo per evitare tutto questo,non s’impegnano abbastanza nel dare risposte efficienti ed efficaci ai problemi che generano i cambiamenti climatici. “Dobbiamo superare la logica dell’apparire sensibili al problema e allo stesso tempo non avere il coraggio di effettuare cambiamenti sostanziali”. Che cosa aspettarci dal COP 28? Se abbiamo fiducia nella capacità dell’essere umano di trascendere i suoi piccoli interessi e di pensare in grande, non possiamo rinunciare a sognare che la COP28 porti a una decisa accelerazione della transizione energetica che includa azioni efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili in modo permanente.
Altro tema importante è la riconfigurazione del ‘multilateralismo’. Il Papa non pensa ad un’autorità mondiale o personale da cui far dipendere le sorti del pianeta e né solo ad organizzazioni mondiali efficaci e dotate di autorità, per assicurare il bene comune mondiale, ma ad un multilateralismo “dal basso”. Tante aggregazioni e organizzazioni della società civile, talvolta, si sostituiscono alla Comunità internazionale, che mostra la sua debolezza o carenza di attenzione verso i diritti umani. E’ l’affermazione del ‘principio di sussidiarietà’nel rapporto tra glocale e locale, perchè “se i cittadini non controllano il potere politico – nazionale, regionale e municipale – neppure è possibile un contrasto dei danni ambientali”. Tuttavia, questo non si deve intendere come lo scavalco della politica o della diplomazia che continuano ad esercitare il loro ruolo nelle comunità nazionali ed internazionali nell’adozione di misure di contrasto. “Il mondo sta diventando così multipolare e allo stesso tempo così complesso che è necessario un quadro diverso per una cooperazione efficace. Non basta pensare agli equilibri di potere, ma anche alla necessità di rispondere alle nuove sfide e di reagire con meccanismi globali a quelle ambientali, sanitarie, culturali e sociali, soprattutto per consolidare il rispetto dei diritti umani più elementari, dei diritti sociali e della cura della casa comune”.
Infine, sul‘paradigma tecnocratico’, che è alla base dell’attuale processo del degrado ambientale, il Papa ci ritorna su con maggiore forza dopo averlo già affrontato nella Laudato Si: “La vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature. Noi tutti esseri dell’universo siamo uniti da legami invisibili e formiamo una sorta di famiglia universale”; e il Papa conclude con un invito a ciascuno ad accompagnare questo percorso di riconciliazione con il mondo che ci ospita e ad impreziosirlo con il proprio contributo: “L’uomo oggi è nudo ed esposto di fronte al suo stesso potere che continua a crescere, senza avere gli strumenti per controllarlo. Può disporre di meccanismi superficiali, ma possiamo affermare che gli mancano un’etica adeguatamente solida, una cultura e una spiritualità che realmente gli diano un limite e lo contengano entro un lucido dominio di sé. Non è strano che un potere così grande in simili mani sia capace di distruggere la vita. “…già gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura; e se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società”.
Alberto Di Capua
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