La storia di una bisognosa aiutata dalle realtà di volontariato cittadine
Aziza ha 39 anni e viene dal Marocco. Vive con la madre e il fratello, attualmente trasferitosi a Roma per cercare lavoro. La sua vita non è stata facile in passato e non lo è tuttora. E’ separata dal marito ed evidentemente esce da una storia triste e dolorosa. Attualmente ha su di sé tutta la responsabilità della famiglia e deve sbrigare le varie pratiche quotidiane e occuparsi dei “contatti” con la società, poiché né il fratello né la madre conoscono la lingua italiana: dal prendere gli appuntamenti per le visite mediche, al recarsi presso gli uffici dei Servizi Sociali del Comune, al chiedere aiuto alle diverse realtà di volontariato della città. Fino a quest’anno non ha avuto diritto al reddito di cittadinanza né ad una pensione per la mamma, poiché non erano trascorsi i dieci anni di permanenza in Italia, previsti per poter accedere alle domande. Ha richiesto una casa popolare ma, non avendo figli, è molto più difficile ottenerla. Gira su di una vecchia bici, regalatagli dalla signora dalla quale si reca tre volte alla settimana per svolgere i servizi domestici. E’ questo il suo unico lavoro e la sua unica fonte di reddito, con cui deve pagare l’affitto mensile e le varie bollette. Resta il problema del cibo, il più grande, che le causa molte preoccupazioni e spesso le provoca crisi di ansia. Soffre anche di diabete e colesterolo, probabilmente dovuti a un’alimentazione non troppo equilibrata e salutare. A volte riceve viveri dalla Croce Rossa o dall’associazione Stracomunitari ma la sua esigenza di cibo è quotidiana. Lo scorso mese di aprile ha conosciuto le volontarie dell’iniziativa SoSpesa, di cui esiste un punto di raccolta non lontano da casa sua, a porta Lambertina. E’ così che ha iniziato a passare quotidianamente e a ritirare i prodotti donati dalle persone generose, cibo e all’occorrenza anche vestiario e biancheria. “Dio aiuta tutti”, ripete spesso, nonostante le tante difficoltà. L’altro giorno mi ha detto: “Io ho bisogno di gente che dona con il cuore e con il sorriso” e ora è felice perché sa che prima di essere aiutata è amata. Vive alla giornata ma confida nella Provvidenza e nella solidarietà, e quasi tutti i giorni riceve un sostegno per poter vivere. Qualche mese fa ha lasciato un biglietto, scritto in italiano sgrammaticato, all’interno della cassa rossa del punto raccolta, come segno di ringraziamento verso la comunità che l’ha accolta e che la sostiene, soprattutto in un momento difficile come questo.
Barbara Fioravanti