“La pesca miracolosa” secondo il pittore Agrà
Questa mattina ho avuto una visita graditissima, mi è venuto a trovare Natale Patrizi che, si firma con lo pseudonimo «Agrà». Oltre ad avermi offerto un gradito dono di una sua composizione su «Omaggio a Fabio Tombari», mi fece vedere – attraverso una diapositiva – il suo ultimo lavoro: «La Pesca miracolosa», dipinta per la nuova chiesa di «San Pio da Pietrelcina» a Piano Marina, frazione di Marotta di Mondolfo.
Del resto anche la chiesa, progettata dall’architetto Marco Tonino Marchetti, per la maggior parte strutturata in legno, sembrava prestarsi bene ad accogliere un quadro in legno di ampie dimensioni. A questo riferimento ascoltiamo le parole di Agrà: «Dissi subito al reverendo che mi era facile intervenire essendo quell’architettura somigliante alla stiva di una nave ormeggiata.Non fare altro che rovesciarla e costruire con lo stesso fasciame una barca dove sarebbero saliti gli apostoli e …».
Si tratta di una chiesa modernissima sia per lo stile sia perché inaugurata il 10 aprile 2019. All’interno di questo edificio sacro ha operato Natale Patrizi con un’opera pittorica degna di attenzione.
1. Le tappe di questa opera
Don Egidio Bugugnoli, parroco di San Giuseppe – e rettore della nuova chiesa, è andato a trovare Patrizi chiedendogli di realizzare un dipinto per la nuovissima chiesa a Piano Marina di Marotta.
L’artista – pur accettando l’invito – è rimasto in parte perplesso sul tema da scegliere, sui materiali su cui impostare le prime bozze, sui colori da proporre in armonia al contesto cromatico della chiesa e della zona, affinché l’opera si potesse inserire nell’ambiente, che lo doveva accogliere e, non lontano, è presente l’Adriatico. Il fatto che il mare fosse vicino alla nuova costruzione ha offerto l’occasione all’artista di pensare e cogliere qualche episodio evangelico che richiamasse il mare. Dopo aver a lungo pensato e, dopo aver dialogato con Don Egidio, stabilì di impostare il primo disegno sulla «Pesca miracolosa».
L’artista si è ispirato al famosissimo episodio evangelico narrato dagli evangelisti Luca (5, 1-11) e Giovanni (21,1-14). È bene ricordare che alla pesca miracolosa si associa anche la prima chiamata degli apostoli: è l’inizio della comunità ecclesiale. Nell’occasione Gesù si è persino spinto a introdurre una nuova figura, quella di «pescatore di uomini».
Patrizi, dopo aver accettato la richiesta del parroco, prese contatto con la struttura, si fermò a lungo all’interno della chiesa per riflettere, per venire alla conoscenza perfetta dell’ambiente, dei colori e della luce; quindi, stabilì di realizzare un dipinto su legno dalle ampie dimensioni. Si mise subito all’opera. Le bozze furono, in un secondo tempo, inviate a Roma per l’approvazione.
Dopo l’approvazione da parte della sede competente, Agrà si mise subito al lavoro: chiamò un artigiano di sua conoscenza, fece impostare una base lignea per poter iniziare il dipinto su tavola. Patrizi conoscendo molto bene come i celebri pittori del Rinascimento dipingevano su legno e a tempera a uovo, stabilì di seguire quella linea, così significativa per la storia dell’arte. In genere, in quel periodo, i dipinti venivano realizzati su tavola di pioppo o di tiglio o anche di cipresso. Agrà fece la scelta del pioppo. Il lavoro venne realizzato all’interno del suo laboratorio.
2. La pesca miracolosa di Agrà
Si vede a poppa, uno degli apostoli che cerca, in tutti i modi, di stabilizzare la barca che pericolosamente s’inclina; lo fa afferrando con forza e violenza i due remi come se volesse puntarli sul fondo del lago. Ma non basta: la barca si è pericolosamente inarcata, pendendo abbondantemente verso sinistra. Le reti, che vengono ritirare a bordo, sono piene di mare e di luce, mentre numerosi pesci, di ogni taglia, vengono catturati, altri, ma piccoli, riescono a liberarsi.
Ma veniamo all’opera di Patrizi: il quadro, di ampie dimensioni, è stato dipinto su legno, attraverso l’antica tecnica della tempera a uovo. L’impostazione narrativa è colta nel momento in cui gli apostoli tirano in barca le reti strapiene di pesci e si guardano l’un l’atro meravigliati, mentre si avvicina un’altra barca per aiutare a trasportare il pescato a riva. Gesù è seduto sulla prua della barca sicuro di sé, mentre indica con le mani il pescato, quasi a voler dire: «Quando si crede alla mia parola si realizzano questi portentosi eventi». Difatti Pietro aveva detto: «Maestro, ci siamo affaticati tutta la notte e non abbiamo preso nulla; però, alla tua parola, calerò la rete» (Lc. 5,5).
La cromia. Mi fermo sui colori usati dal Patrizi perché mi sembra che rappresentino l’elemento che attira, forse più di ogni altro, colui che si ferma ad ammirare l’opera. Il bell’azzurro stupendamente marcato del mare che, tranquillo, accoglie barche e pescatori; il colore giallo-marroncino nelle sue diverse sfumature delle barche e della non lontana riva, escono dall’azzurro con risalto e, direi, con prepotenza.
La cromia delle reti, che imprigionano i pesci, passano, con una certa difficoltà, ma con sorprendente espressività, da un giallo stemperato a un sfumato celeste.
Per quanto riguarda la luce: l’illuminazione del dipinto proviene da sinistra e vivacizza, in modo invasivo, la barca che rimane centralmente vuota, dato che i personaggi sono tutti intenti a dritta e a manca a tirare le reti e bilanciare la barca. Alcuni pescatori, presenti e discinti, sia dall’una che dall’altra barca, evidenziano e riflettono luce.
Infine la figura di Gesù, seduto a prua della barca inarcata, è dominante, sia per l’espressivo atteggiamento del Signore, padrone e creatore del mare e di tutto ciò che in esso vive, sia per il colore intenso del panneggio, che s’inserisce e si sposa con la cromia del mare, mentre una parte del braccio e del fianco sinistro, accoglie un raggio di luce: il contrasto ricercato dall’artista è evidente e ben studiato. E mentre il volto di Gesù è rivolto verso i pescatori che traggono le reti, le mani indicano, con evidenza, il pescato. Non possiamo non evidenziare come la parte della prua, per il Cristo ivi seduto, diventa un trono, dove esercita la sua sorprendente potenza taumaturgica.
P. fr. Giancarlo Mandolini o.f.m.