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INTERVISTA a don Mario Camborata: «Lascio Senigallia con dispiacere, nuovi stimoli ad Arcevia»

Scritto da Carlo Leone il . Pubblicato in , .
don Mario Camborata
don Mario Camborata

Ci sono persone che lasciano il segno, che la comunità riconosce come punti di riferimento. Una di queste è certamente don Mario Camborata, parroco di Cesanella e Cesano di Senigallia (dal 2010), e di S.Maria della Pace e di Scapezzano (dal 2019). Con lui abbiamo fatto una chiacchierata di carattere “sociale” potremmo dire sulla situazione delle quattro parrocchie, tra popolazione, necessità e prospettive (diverse tra loro) che i due quartieri e le due frazioni hanno. Camborata è anche in procinto a settembre 2024 di lasciare le parrocchie per divenire parroco di alcune frazioni di Arcevia (San Medardo, San Giovanni Battista, Castiglioni-Prosano, Costa-Santo Stefano, Magnadorsa-Colle Aprico). Nuove prospettive, nuove sfide, nuovi stimoli. L’intervista sarà in onda su Radio Duomo Senigallia-In Blu alla frequenza 95.2 FM oggi 19 giugno, alle 13:10 e alle 20, domani, 20 giugno agli stessi orari, e domenica 23 giugno a partire dalle ore 17 circa. L’audio è disponibile anche in questo articolo che contiene il grosso dell’intervista anche in versione testuale.

Due parole su di te
Sono prete dal 1994, viceparroco a Chiaravalle poi nel 2000 sono parroco a Borgo Molino, con servizi anche al Ciarnin, nel 2010 Cesanella e Cesano, con tutte le loro diversità. Poi dal 2019 arrivano anche la Pace e Scapezzano.

Come mai questi accorpamenti?
C’è un motivo teologico per cui fare le cose insieme giova a parroci e parrocchiani, ma c’è anche una motivazione che deve tenere conto della realtà: siamo sempre meno parroci.

C’è un calo delle vocazioni?
Da anni è così, anche se Senigallia ha sempre tenuto questa tendenza, ma altre parrocchie sono trent’anni che non vedono nuove ordinazioni sacerdotali

Le quattro parrocchie sono alcune più popolose di altre ma comunque molto diverse tra loro…
Sì, insieme fanno 12mila persone, un terzo della popolazione di Senigallia. Io chiamo questa zona la Mesopotamia (= dal greco, terra tra i fiumi) perché va dal fiume Misa al fiume Cesano, con una piccola enclave della parrocchia del Porto che è rimasta al Duomo. Andando a descriverle: Cesanella è un quartiere di Senigallia, dove tutti si sentono senigalliesi, mentre al Cesano, una frazione più periferica, dicono “vado a Senigallia” per dire che vanno in città, molti si sentono più marginali. Scapezzano è ancora più frazione, più interna, più collinare, mentre la Pace è città piena. Poi ci sono differenze anche sociali ed economiche.

Che persone frequentano le parrocchie ancora oggi?
Anche se le Caritas rivelano un grosso aumento di persone, soprattutto italiane, che si rivolgono a loro per aiuti di vario tipo, non posso dire di aver visto grossissime problematiche economiche in queste zone. Sono persone di ceto e reddito medio, di certo posso dire che a Cesano i pescatori sono rimasti molto pochi, così come a Scapezzano ci sono sempre meno agricoltori, si è un po’ spopolata; mentre la Cesanella è il polmone industriale della città. Anzi sono nate prima le fabbriche e i capannoni e dopo le case e la parrocchia, nel 1971. Cesano ha visto un discreto boom edilizio con semiresidenziali e case popolari: sono sorte 120 unità abitative negli ultimi anni, con famiglie italiane e straniere che coabitano.

Che servizio svolge oggi la parrocchia in queste zone?
Certamente frequentano più persone che hanno avuto esperienze di fede, che la parrocchia cerca di alimentare, sia con momenti spirituali e liturgici ma anche aggregativi. Anche qui ci sono differenze tra le parrocchie: Cesano e Scapezzano contano diverse associazioni, sono quasi dei paesi nel paese, con una vita sociale più vivace a cui la chiesa collabora; a Cesanella c’è rimasta una sola associazione e ha avuto grosse problematiche col covid e ora con i lavori del cd. bocciodromo. Qui sono rimasti campetti e impianti sportivi di fianco la chiesa, ci sono locali per parrocchiani, famiglie, compleanni, ricorrenze. C’è una buona frequenza. Alla Pace siamo ripartiti dopo il covid con i servizi con i giovani, con una buona partecipazione.

La parrocchia della Cesanella è un punto di ritrovo per moltissimi giovani, alcuni dei quali un po’ troppo movimentati? Cosa hai potuto notare?
I giovani post cresima e primi anni delle superiori sono in agitazione adolescenziale, capitano disguidi con gli adulti e piccoli danni o atti vandalici. Poi si calmano ma subentrano altre problematiche, come il fumo, le droghe, il bullismo. Vanno a ondate. Per una settimana magari ci sono cassonetti rotti, imbrattamenti, rumore fino a tardi e altri momenti più tranquilli: stanno qui senza eccessi.

La parrocchia è un genitore che redarguisce o che accompagna?
Io ho fatto un po’ di tutto in questi anni, ho chiamato anche le forze dell’ordine per qualche situazione che eccedeva troppo il limite. Per tre anni ho dato, contro il parere di molti parrocchiani, i locali a un gruppo di giovani più grandicelli, cercando di responsabilizzarli, quindi agendo su stima e fiducia. Hanno retto per un po’ per circa due anni, poi sono dovuto intervenire. Le punizioni o le conseguenze dovrebbero arrivano dopo certi comportamenti, non prima. Cercavo di capire anche i comportamenti: chi o quanti fumassero, chi portava sostanze per altri, poi pian piano diventano più grandi e vanno via. Un’opportunità di aggregazione è stata data però a tutti. Forse la mancanza è stata quella di avere poco tempo per starci coi giovani, perché seguivo le pastorali regionali e diocesana e i consultori nazionali. Comunque mi son guadagnato una certa stima, se così si può dire. Perché prima ho dato fiducia.

Sei tra i parroci coinvolti dalle ultime nomine del vescovo Franco Manenti. Ti spiace immagino. Che parrocchie lasci?
Sono in città da 24 anni, ho abitato in tutte le parrocchie di Senigallia. Siamo per statuto itineranti, in media ogni 10-12 anni ci si sposta. A Pace e Scapezzano sono arrivato nel 2019, mi è rimasto il cruccio di non aver inciso adeguatamente sulle famiglie, con le giovani coppie. Forse le attività proposte non hanno fatto breccia. I ragazzi sono ripartiti. Il mio sentimento è questo: vado via con dispiacere, perché dopo tanti anni ormai mi conoscono tutti, però vado via volentieri perché è uno stimolo per noi preti a ripartire, a rimettersi in moto, e per i parrocchiani per accogliere chi arriverà e per allacciare nuove relazioni. La novità porta sempre benefici.

Dove andrai a settembre?
Andrò ad Arcevia, avrò circa metà delle numerose frazioni, ma è un piccolo paese con poche migliaia di persone e località distanti tra loro. Però è un paese molto vivace, non solo sotto il profilo della cultura ma anche come comunità, dove si conoscono tutti. E’ un altro mondo. La città ha altri ritmi: molto bello il lavoro ma molto faticoso e con quattro parrocchie non è mai mancato. Le persone chiedono e vorrebbero risposte: non ho più quarant’anni. 

Che prospettive, che iniziative si potranno mettere in campo rispetto a una popolazione più anziana?
Vado lì una volta a settimana per ora per visitare i luoghi e conoscerli meglio anche se ci andavo in villeggiatura in gioventù. Di certo servirà far sentire ascoltate e valorizzate le persone. La scuola superiore ha portato nuovo movimento ma di certo i numeri sono inferiori. La prospettiva è di aggregare quindi, di entrare nella vita sociale delle persone. Vediamo anche con la nuova sindaca cosa porterà come prospettive e visioni.

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