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«Intervenite subito o ci saranno altri disastri»: l’allarme degli alluvionati diventa protesta

A Senigallia la protesta dei comitati degli alluvionati per chiedere la messa in sicurezza del territorio Misa e Nevola
A Senigallia la protesta dei comitati degli alluvionati per chiedere la messa in sicurezza del territorio Misa e Nevola
A Senigallia la protesta dei comitati degli alluvionati per chiedere la messa in sicurezza del territorio Misa e Nevola

Si intervenga subito altrimenti ci saranno altre alluvioni. Questo è l’allarme che lanciano gli alluvionati di Senigallia e dell’entroterra a sei mesi esatti da quel 15 settembre 2022, quando i fiumi Misa e Nevola esondarono causando 13 morti e ingenti danni. Oggi, 15 marzo, i cittadini si sono fatti sentire con una manifestazione pacifica sul ponte Angeli dell’8 dicembre 2018, in pieno centro storico. Con cartelli e fotografie sullo stato del fiume hanno bloccato il traffico sul ponte – ci ha pensato poi la Polizia locale a evitare disagi agli automobilisti – per protestare contro le politiche regionali, considerate troppo attendiste.

Non possono più aspettare infatti i residenti che abitano nelle zone più colpite o più vicine ai fiumi. Non possono attendere nemmeno coloro che, a ogni piena, rischiano vita e beni e devono scappare in fretta e furia perché non hanno piani rialzati in cui rifugiarsi. Non possono riparare gli oggetti in alto i titolari delle attività commerciali. Non possono dormire sonni tranquilli le migliaia di cittadini da Arcevia a Senigallia che hanno subito danni alle proprie abitazioni, autovetture, attività così come non vivono serenamente coloro che hanno perso un proprio caro.

«Siamo per qui per chiedere alla Regione Marche di intervenire al più presto – spiega Massimo Petrolati, presidente del “Comitato tra 2 fiumi” – perché non bastano le promesse di fare quello che il comitato ha chiesto, è ora di intervenire». Tra i nodi ci sono soprattutto lo stato degli argini, danneggiati dalle piene recenti di dicembre, gennaio e marzo, e dei letti dei fiumi, completamente invasi da detriti. «Il 90% dei percorsi dei fiumi Misa e Nevola – continua Andrea Morsucci, componente dello stesso comitato – è pieno di detriti, sabbia, alberi, ma davvero pieno, in certi tratti persino a raggiungere gli argini. E’ qui che bisogna intervenire prima di progettare le vasche di espansione o altri interventi: altrimenti ci saranno altre alluvioni e saranno disastri già annunciati».

Parte da qui la protesta ma procede con sentimenti sempre più intensi ogni volta che si osserva lo stato del fiume Misa o del Nevola: il letto pieno di detriti, ghiaia, sabbia, tronchi, rami che ne ostruiscono lo scorrere o che determinano erosioni delle sponde appena rifatte. Come se non bastasse il livello dei sedimenti ha pericolosamente diminuito la portata dei fiumi che, come si è visto lo scorso 1° marzo, raggiungono e superano subito la soglia di allerta.

La continua paura a ogni pioggia sta esasperando gli animi delle persone. E le ultime piene hanno ulteriormente indebolito gli argini, segno che il territorio non è affatto al sicuro. Nessuno di loro immagina un futuro senza rischi: tutto non potrà essere fatto e, tra l’altro, abbiamo solo iniziato a comprendere in minima parte gli effetti devastanti dei cambiamenti climatici. Ma da zero a cento ce ne passa. E allora giù con le richieste.

A Senigallia la protesta dei comitati degli alluvionati per chiedere la messa in sicurezza del territorio Misa e Nevola
A Senigallia la protesta dei comitati degli alluvionati per chiedere la messa in sicurezza del territorio Misa e Nevola

Tra i primi interventi, secondo i vari comitati che hanno organizzato l’iniziativa, dovrebbe partire il consolidamento degli argini, unito alla pulizia e alla riprofilatura del letto dei fiumi. Parallelamente (ma per i manifestanti non è la prima priorità) si dovrebbero completare i lavori per le vasche di espansione. Aree da allagare in maniera controllata in modo da diminuire la pressione nei centri abitati e rilasciare poi l’acqua in un secondo momento dopo il passaggio delle piene. Vasche che «da sole però non saranno sufficienti – come spiega Ivano Sbrollini del comitato alluvionati di Borgo Bicchia – perché la piena del 2022 ha realizzato in modo naturale un’unica vasca che andava da Pianello di Ostra fino a Senigallia». O se ne realizzano una decina, sostengono gli alluvionati, oppure il progetto non assume grande valore.

Ma già altre iniziative sono in cantiere per mantenere alta l’attenzione sul tema, non tanto da parte dei cittadini quanto delle istituzioni, oggi non presenti e non invitate. Il dito è puntato verso la Regione Marche che recentemente ha promesso opere per la messa in sicurezza dei fiumi. Tra cui una quarta vasca di espansione in zona Zipa a Casine di Ostra. Ma del dragaggio del fiume, della pulizia degli alvei fluviali, della riprofilatura degli argini, dello scolmatore al porto di Senigallia, ancora nessuna traccia o quasi. Addirittura, dove si è intervenuto in somma urgenza nei mesi scorsi si sono verificati cedimenti.

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