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Imprese e agricoltura ancora impantanate a un mese dall’alluvione

Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l'alluvione che ha colpito Senigallia
Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l'alluvione che ha colpito Senigallia
Una persona prova a camminare in mezzo ad acqua e fango durante l’alluvione che ha colpito Senigallia

Come otto anni fa, l’alluvione ha messo in ginocchio la città. Peggio, ha messo in ginocchio un intero territorio vallivo. Tutta l’area coinvolta continua a vivere in una sorta di limbo, con la paura che ogni pioggia possa trasformare le strade nel nuovo letto del fiume e i campi in acquitrini. La popolazione delle vallate Misa-Nevola da un lato sta lavorando per ripristinare beni e servizi, rimboccandosi più d’una manica perché ancora senza alcun rimborso; dall’altro discute di interventi per la messa in sicurezza del territorio, senza però aver raggiunto alcun risultato. Le responsabilità saranno accertate dalla magistratura ma ci vorranno anni: intanto il territorio da Arcevia a Senigallia necessita fin da ora di lavori urgenti per evitare di rivivere l’incubo del 15 settembre scorso.

Un allarme arriva dal direttore CNA Territoriale di Ancona, Massimiliano Santini, il quale suggerisce di intervenire con tempismo ed efficacia lungo i corsi dei fiumi esondati e dei loro immissari, oggi molto vulnerabili. «Le tante buone intenzioni bisogna che abbiano seguito al più presto con una coerente e concreta risposta alle preoccupazioni urlate dalla gente. Il fattore tempo è fondamentale al pari della portata delle risorse e soprattutto dell’efficacia risolutiva degli interventi di messa in sicurezza dell’area interessata, per evitare che paura e disperazione di centinaia di famiglie ed altrettante attività si trasformino in abbandono del territorio». Tra i dubbi avvertiti dalla popolazione, c’è la percezione di una mancata strategia «per recuperare il salvabile e ripartire su basi solide e sicure, scongiurando il rischio desertificazione economica e disastro sociale».

L’alluvione ha lasciato non solo 12 morti e una donna ancora dispersa, ma anche tanti danni e argini talmente assottigliati o abbassati o con falle, da rischiare davvero nuove tracimazioni a ogni pioggia che faccia salire il livello dei fiumi anche solo di un metro. Da qui la richiesta di «realizzare quanto prima le famose vasche di espansione. È ora di stringere i tempi e pianificare una serie di operazioni…

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