Il nuovo libro del Papa: “Ritorniamo a sognare”
«Quando passerà la tempesta ti chiedo, Dio, con vergogna, di rifarci migliori, come ci avevi sognati». Si chiude con i versi del cubano Alexis Valdés Ritorniamo a sognare. La strada verso un futuro migliore, scritto da papa Francesco in conversazione con il noto vaticanista britannico Austen Ivereigh, in uscita simultanea il primo dicembre in Gran Bretagna, Brasile, Francia, Spagna e America Latina, Germania e Italia, dove è stato pubblicato da Piemme. Il primo libro di un Papa realizzato in risposta a una crisi mondiale, quella della pandemia. Anche se, più che come Pontefice, qui Francesco si pone come «direttore spirituale dell’umanità», ha sottolineato Austen Ivereigh, nella presentazione, via Web. Il momento è cruciale: «l’ora della verità», la definisce Bergoglio.
Il Covid non lascia scappatoie. Non ci resta che attraversare la soglia. Per passare dove? Verso quale orizzonte ci affacciamo? Non c’è una risposta preconfezionata, poiché il mondo non è fatto una volta per sempre. La creazione è un processo dinamico, in cui gli esseri umani non sono spettatori passivi ma “cocreatori”. Il presente e il futuro post-virus sono una nostra scelta, come individui e come comunità. Dio, però, non ci lascia soli e – sottolinea il Papa – continua a rivolgerci la stessa esortazione fatta a Isaia: «Vieni e discutiamo. Mettiamoci a sognare».
Per scoprire come farlo, però, «è necessario che vediamo con chiarezza, scegliamo bene e agiamo in modo giusto». Pagina dopo pagina, Francesco guida il lettore in un’esperienza di discernimento articolata nei tre tempi del “vedere, scegliere, agire”, versione attualizzata del metodo conciliare del vedere-giudicare-agire. Il Pontefice si sofferma sull’attualità ferita – dagli abusi al #MeToo, dalla distruzione delle statue alle proteste per la morte di George Floyd -, in cui il Covid rappresenta il «momento Noè», «purché e quando troveremo l’Arca dei vincoli che ci uniscono, della carità, della comune appartenenza». In questa parte, il Papa svela con coraggio e generosità alcuni momenti intimi della sua biografia. Come il processo di maturazione della coscienza ecologica. O come i suoi tre Covid: la malattia da giovane, “l’esilio” in Germania e quello a Córdoba, “una vera purificazione” dopo una lunga stagione di governo nella Compagnia che «mi ha dato più tolleranza, comprensione, capacità di perdonare».
L’intera recesione, di Lucia Capuzzi, è pubblicata sul sito del quotidiano Avvenire