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Il mio sguardo di padre

Matteo Pettinari

Roberta ed io, genitori di Matteo, abbiamo sempre assecondato le sue scelte, sia quando ha deciso di entrare in seminario e sia quando ha deciso di far parte dei missionari della Consolata. Lo abbiamo seguito sempre fin dai primi passi all’Istituto dei Missionari della Consolata, poi nell’anno del noviziato a Bedizzole, in provincia di Brescia.

Nel 2007 sono andato a trovarlo in Costa d’Avorio nella missione di Sago, dove era stato destinato come studente e lì ha trascorso due anni. Poi insieme a Roberta siamo andati a trovarlo a Madrid nel 2009 dove era stato mandato a studiare presso l’università “Comilias” per la specializzazione in teologia biblica. Sempre a Madrid il 28 febbraio 2010 è stato ordinato diacono. Il giorno 11 settembre del 2010 nel Duomo di Senigallia veniva ordinato presbitero dal vescovo Giuseppe Orlandoni. Una cerimonia, per noi genitori, indimenticabile, vedere la gioia di Matteo raggiungere questo traguardo tanto desiderato. Per noi genitori è stato meraviglioso.

Ricordare e parlare di mio figlio Matteo a distanza di sei mesi dalla scomparsa è per me motivo di gioia e sofferenza, ancora oggi non mi sembra vero che non sia più con noi… Dio, a me e Roberta, ha fatto un regalo grande, immenso donandoci Matteo che però ha ripreso troppo presto. Nonostante questo devo ringraziare infinitamente Dio per il breve tempo che ce lo ha prestato. Ora però sento sempre più forte la mancanza di Matteo, mi mancano le sue telefonate, non sentire più la sua voce che mi raccontava le gioie e le difficoltà della missione. 

Matteo dedicava con amore gran parte del suo tempo ai progetti da realizzare a Dianra Village e Dianra. A febbraio nel dispensario Giuseppe Allamano, dove era amministratore, aveva inaugurato il reparto di pediatria e stava ultimando i lavori dei locali, sempre nel dispensario dei missionari, di odontoiatria. L’ultima volta che l’ho sentito al telefono è stato la mattina del 15 aprile, molto presto, mentre stava tornando da un villaggio dove era stato tutta la notte per un funerale; mi aveva detto: “Babbo ti richiamo io più tardi” ma non mi ha più chiamato, anche perché non sempre c’è connessione. Quella è stata l’ultima volta che ho sentito la voce di Matteo. 

Quello che mi colpiva di Matteo era l’attaccamento al servizio missionario che viveva con responsabilità e professionalità. Vederlo quando pregava, quando celebrava la messa, specie nelle omelie sempre molto seguite dai fedeli, per me era sempre una grande emozione. Ricordo nel mese di gennaio del 2023 mi trovavo da Matteo in Costa d’Avorio a San Pedro, una sera mi aveva portato con lui in un quartiere non molto lontano dalla casa dei missionari, per celebrare la messa. Sono rimasto colpito perché al termine dell’omelia tutti i presenti si misero ad applaudire, tanto che io mi sono commosso. Sono stati tanti i momenti di commozione vissuti accanto a lui. Matteo per amore di Gesù si donava alla gente specie per i bisognosi e i malati. Chiunque andava da lui veniva accolto, come un padre accoglie un proprio figlio. Il suo modo di rapportarsi con la gente ha spiegato il motivo di vedere tanta tanta gente sfilare accanto alla sua tomba il giorno del funerale.

Un’altra cosa che mi colpiva di Matteo era quando si raccoglieva in preghiera davanti al Santissimo e in altre circostanze. Ricordo un giorno quando era a casa, siamo andati insieme ad Assisi nella chiesa di Santa Maria degli Angeli, dove all’interno c’è la piccola chiesa di San Francesco, la “Porziuncola”. Matteo entrato all’interno, dove c’era pure tanta gente, si prostrò a terra dove rimase per più di mezz’ora in raccoglimento a pregare. Questo era Matteo!

Come ho già detto in altre occasioni, la decisione di lasciare le spoglie di Matteo a Dianra Village in Costa d’Avorio è stata sofferta, ma sapevo che era la sua volontà e portarlo a Chiaravalle, nella cappella di famiglia accanto alla madre Roberta, com’era mio desiderio, sarebbe stato un rimorso che avrei portato per sempre con me per non aver rispettato la sua volontà. Matteo si era talmente integrato in quella popolazione che era diventato uno di loro. il mio augurio per i giovani, di qua e della missione, che hanno conosciuto la vita e l’esempio di Matteo e ciò per cui si è speso, è che ci possa essere qualcuno a continuare sulla strada intrapresa da padre Matteo.

Pietro Pettinari