Grazie Riccardo! Milani riempie il cinema Gabbiano con il suo ‘Grazie ragazzi’.
Arriva tutto l’amore per i suoi personaggi, strampalati, emarginati, in lotta con se stessi, contraddittori. Ti fanno sorridere, innervosire, commuovere tanto sono strampalati e anche seduti in poltrona non si fa fatica ad affezionarcisi. Perché, in fondo, parlano di tutti noi. Riccardo Milani li ha portati al cinema ‘Gabbiano’ di Senigallia, riempito come non mai (il long Covid cinematografico è duro da combattere…) insieme al suo film ‘Grazie ragazzi’ e con lui in sala anche Barbara Bladier di Vision, casa distributrice del film. Milani ha entusiasmato per il suo lavoro e per la passione con la quale vive il suo mestiere. “Grazie ragazzi”è molto più di un film sulla condizione carceraria italiana: è un invito a scommettere sulla parte migliore di ognuno e delle diverse componenti sociali, racchiuso in una sorprendente storia realmente accaduta, raccontata con profondità e leggerezza nel solco della migliore commedia italiana, quel cinema che parlava a tutti.
“Ad un certo punto in questo Paese – ha detto Milani – la cultura ha quasi smesso di dialogare con le persone, richiudendosi in un’autoreferenzialità elitaria che ha tagliato tanta gente dalla fruizione culturale in senso lato”. Del resto i due attori che danno il via alla trama (due straordinari Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio) sono la perfetta sintesi dell’artista emarginato che ritorna a vivere la sua arte partendo ‘dal basso’ e dall’altra dell’intellettuale snob, legato a doppio filo al potere di turno, rinchiuso in un asfissiante narcisismo .
Milani non vuole fare la vittima e fa la sua parte, convinto della capacità immutata del cinema di parlare e raccontare il mondo. “Tempo fa la commedia era considerata di serie B, di serie C. Ma a volte la battuta di una commedia diceva meglio e di più di un intero film d’autore. (Ci tiene a non farsi chiamare autore!, ndr) Voglio arrivare a persone che non frequento, fuori dal mio ambiente. Verso il pubblico bisogna avere affetto, rispetto e riconoscenza, parlare un linguaggio che non sia esclusivo, che non piaccia solo agli addetti ai lavori”. E lancia un appello affinché le sale cinematografiche continuino a vivere: “I teatri sono pieni, i concerti anche. Ed è perché c’è un luogo preciso dove trovarli. Quello del cinema è la sala. Bisogna avere coraggio: si producono film fatti con e per le piattaforme: poi è inutile piangere sulla scarsità di pubblico nei cinema”. Grazie Riccardo!
Laura Mandolini
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