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Giovanni Schiaroli si racconta in tela

È ospitata a Palazzetto Baviera, fino a domenica 29 gennaio 2023, la mostra personale di Giovanni Schiaroli, realizzata per omaggiare i 50 anni di attività artistica del pittore senigalliese. L’esposizione racconta, attraverso 31 opere, la carriera artistica di Schiaroli, dalla prima mostra a Matelica, presso Palazzo Ottoni, nel 1972, dietro la spinta e la guida del fotografo Mario Giacomelli, fino alla capitale dell’Argentina, Buenos Aires, passando per tante città marchigiane, per il Festival dei Due Mondi di Spoleto, in cui per anni è stato protagonista, e per importanti città italiane ed europee.

La mostra “Giovanni Schiaroli – 50° Anniversario” si apre con due opere che caratterizzano i dipinti dell’artista: il tema della vita rurale, a lui tanto caro poiché nato nel 1949 a Filetto nella campagna senigalliese, che ritroviamo nel quadro “Campi di grano” del 1972, una delle primissime opere, e la sua inconfondibile firma, che utilizzerà per la prima volta nel dipinto “Contadino con camicia bianca” del 1978.

Da questa sala iniziale comincerà il viaggio alla riscoperta della vita artistica di Schiaroli, che si intreccia inevitabilmente con la propria vita privata e con la sua quotidianità. Ogni dipinto infatti è legato a una esperienza personale dell’artista e dietro a quei colpi di spatola che danno materialità al colore si nascondono sempre aneddoti e storie interessanti che, se dovesse capitarvi di incontrare il maestro in mostra, potrete avere la fortuna di ascoltare.

In un percorso tematico e non cronologico, è possibile ammirare accanto ai dipinti raffiguranti i vicoli della città di Foligno, dove espose nel 1977 presso la Sala della Quintana, o accanto alle Ande e al Parco di Pereira, che ebbe modo di conoscere nel 1991 in occasione della mostra presso il Palais de Glace di Buenos Aires e poi ancora nel 1998 per l’esposizione alla Galleria Museo Aguilar della capitale argentina, anche due importanti lavori su Manzoni e Leopardi. 

Della serie su Manzoni, esposta nel 2011 per i 150 anni dell’unità d’Italia al Grand Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo, ritroviamo alcuni dipinti che ritraggono scene tratte dal romanzo “I Promessi Sposi”, come l’illustrazione del paesaggio col quale si apre il racconto, “Quel ramo del lago di Como”, o certi personaggi come la Monaca di Monza o l’Innominato, nel cui ritratto, per creare un maggiore effetto materico, Giovanni utilizza degli indumenti strappati che incolla alla tela e fonde col disegno stesso.
Delle trenta opere appartenenti alla mostra “Le mete e i viaggi leopardiani”, esposizione itinerante che negli anni ha toccato città come Strasburgo, Grenoble, Parigi, Roma, Senigallia e Ancona, ritroviamo a Palazzetto Baviera forse quella che meglio può andare a rappresentare l’interpretazione artistica di Leopardi a seguito di uno studio sulla figura del poeta e sulle sue opere. In un passo dello Zibaldone è infatti possibile leggere ciò che Schiaroli ci mostra nitidamente sulla tela “Che cos’è la vita? Il viaggio di uno zoppo e infermo che con un gravissimo carico in sul dosso per montagne ertissime e luoghi sommamente aspri, faticosi e difficili, alla neve, al gelo, alla pioggia, al vento, all’ardore del sole, cammina senza mai riposarsi dì e notte uno spazio di molte giornate per arrivare a un cotal precipizio o un fosso e quivi inevitabilmente cadere”.

Presenti anche una selezione di dipinti a tema marino che richiamano la vivace produzione che  nel 2007 venne esposta alla Mondadori Multicenter di Bologna per la mostra “Visionismo istintivo” presentata da Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti. In quell’occasione dodici delle ventiquattro opere in esposizione rappresentavano un paesaggio marino, tema, come quello della campagna, altrettanto vicino e sentito da Schiaroli nato e vissuto in una città, Senigallia, che ha con il mare un rapporto profondamente intimo.

Chiudiamo la presentazione della mostra a Palazzetto Baviera con il dipinto collocato nell’ultima sala, appartenente alla collezione realizzata in occasione del Grande Giubileo del 2000, intitolato “Isola Tiberina”. L’opera venne esposta nell’anno giubilare a Roma nei locali della Domus Carmelitana assieme a una ricca serie di dipinti con cui Giovanni Schiaroli, partendo dal ritratto di “Papa Giovanni Paolo II che apre la Porta Santa”, rappresentò in una mostra dal titolo “Roma vista da Giovanni Schiaroli” i più significativi scorci romani, da Castel Sant’Angelo a Piazza Navona, dal Pincio a Piazza di Spagna, passando anche per Campo de’ Fiori in cui troneggia il Monumento a Giordano Bruno dello scultore Ettore Ferrari.

Come scrisse anche il giornalista Walter Montanari, quelle di Schiaroli non sono cartoline ma nuove visione di una realtà che l’artista fa propria, che interpreta attraverso la sua pittura e che riconsegna a noi.

Marco Pettinari

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