Fondazione Città di Senigallia, iniziato il pagamento del debito ad Autostrade per l’Italia – INTERVISTA
Questioni politiche, sociali, professionali, personali, giuridiche ma soprattutto economiche si intrecciano nella vicenda che la fondazione Città di Senigallia sta vivendo da alcuni anni. L’ente socio assistenziale, che gestisce una residenza protetta per anziani e che ha un importante patrimonio alle spalle, deve fare i conti con una situazione molto delicata sotto diversi profili. Per farci spiegare bene qual è la situazione che sta vivendo la fondazione, abbiamo intervistato il commissario straordinario dell’ente, avv. Corrado Canafoglia. L’intervista è lunga e tocca vari punti anche di una certa complessità per cui abbiamo deciso di non eliminare alcuna parte ma di mandarla in onda “a puntate”. La prima è in onda lunedì 12 agosto, alle 13:10 e alle 20; martedì 13 negli stessi orari e infine domenica 18 a partire dalle ore 16:50, sempre su Radio Duomo Senigallia/In Blu (95.2).
Intanto facciamo un po’ di storia, recente: da quanto è alla guida della fondazione Città di Senigallia?
A febbraio 2021 sono nominato presidente del consiglio di amministrazione assieme ad altri quattro colleghi, ma ci rendiamo conto di criticità enormi gestionali ed economiche. Abbiamo avvisato il sindaco e il consiglio, poi abbiamo rassegnato le nostre dimissioni in estate perché la situazione è estremamente seria. Da 4-5 anni l’ente presentava perdite pesanti, anche di 1,2 milioni di euro all’anno. A marzo 2022 la prima nomina a commissario, poi rinnovata nel 2023.
Nomina politica?
Direi di no, ma se qualcuno la vede tale ben venga. La Regione si è resa conto che c’era il rischio di fallimento, così ha nominato un tecnico, tenendo presente che da un anno avevo già in mano le carte e che di lì a poco c’era la sentenza della Cassazione sulla vertenza con Autostrade per l’Italia.
Però poteva essere nominato un tecnico super partes, mentre lei è stato candidato in Regione a sostegno di Acquaroli.
Credo che la Regione abbia tentato di chiamare in causa altri soggetti. Un commissario può costare anche 80 mila euro. Mi chiesero uno sforzo: io ero un treno in corsa che rischiava di schiantarsi contro un muro. Chi non nega ma sta giustamente in silenzio è chi ha gestito l’ente prima di me: ha capito che se porterò a termine l’opera di risanamento non ci saranno problemi per nessuno.
Che situazione ha trovato?
Mancavano delle delibere, circa 200, cioè non si sapeva cosa avesse deciso il cda precedente al mio; c’era una continua erosione del patrimonio; c’erano state delle scelte, come l’acquisto del Musinf o l’appalto delle due palazzine salito da 1 milione e passa a circa 8 milioni di euro. Dunque l’obiettivo è portarla fuori dal rischio fallimento.
Un anno sembra poco…
Quello è il problema, la tempistica. Tutti coloro che entravano in contatto con me e la fondazione avevano dubbi perché quando si avvicinava la scadenza del mandato ritenevano poco utile dialogare con me non sapendo se ci sarei stato ancora. E comunque, sì, un anno è molto poco per risolvere situazioni che avevano portato a perdite di 5 milioni di euro in pochissimi anni e nel frattempo trattare con Autostrade e sistemare altre situazioni.
Perché non ha continuato con l’azione del consiglio di amministrazione?
Il cda dovrebbe dettare le guide dell’attività e lascia poi fare agli uffici amministrativi mentre il commissario entra giornalmente in tutte le questioni. Il precedente Cda mi è stato detto che si vedeva dentro la fondazione un paio di giorni alla settimana, io son lì tutti i giorni o comunque a contatto tutti i giorni, perché anche un euro ora va vagliato. Un lavoro immane.
Lei prende un compenso per questo lavoro?
Da tabelle, dovrei prendere qualcosa tra i 40 e gli 80 mila euro ma io ho scelto di parametrare il mio compenso a ciò che prendono i dipendenti, per cui sono sui 1.400 euro mensili, che però in questo momento non ho chiesto perché la situazione è estremamente seria. Inoltre io ho la mia assicurazione professionale mentre il precedente cda giustamente ne aveva una che costava 18-20 mila euro all’anno.
Sono passati tre anni: che passi avanti sono stati fatti e quali situazioni ancora sono in bilico?
La prima cosa era riportare la spesa sotto controllo. Se avessimo perso la vertenza con Autostrade (come poi si è verificato) nel momento in cui c’era una perdita di bilancio oltre al problema del vero valore del patrimonio immobiliare, sarebbe stata la tempesta perfetta. Avremmo dovuto portare i libri in tribunale. Quindi abbiamo tagliato la spesa, ferocemente. Da 1,1 milione di euro siamo scesi a circa 400 mila euro, poi nel 2022 siamo arrivati a + 4mila euro, un’impresa. Questi dati però sono scorporati dal debito verso Autostrade, mai rilevato prima del 2023. Oggi però il bilancio non erode il patrimonio, abbiamo riorganizzato il lavoro, ristabilito un clima ottimale all’interno dell’ente, aumentata la qualità del servizio, ripristinata la formazione dei dipendenti.
Sono stati tagliati anche i servizi?
No, ma abbiamo preso fattura per fattura e tagliato tanto. E poi fatto appalti che ci hanno permesso di risparmiare aumentando la qualità dei servizi.
Quali gli altri passi e quanto rimarrà in carica ancora?
Spero il meno possibile, anche perché sono stanco di certe critiche, anche particolarmente offensive, che leggo sui giornali. Ora stiamo definendo la trattativa con Autostrade, a cui dovevamo dare 18,6 mln, ridotti poi a 14,6 grazie all’interlocuzione avviata. dobbiamo dargli ancora 7,4 mln di euro, non tutti sanno che stiamo già pagando senza chiudere. Potevano pignorarci tutto e saremmo saltati in aria. Ora gradualmente stiamo rientrando. A settembre 2024….
La seconda parte dell’intervista sarà disponibile nella prossima puntata a partire da mercoledì 14 agosto.
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