Finita l’emergenza maltempo a Senigallia, rimangono fango e polemiche
Passato il rischio esondazione dei fiumi, in città rimangono polemiche e fango. Mentre sono in corso le operazioni di pulizia delle strade e di sgombero di alcuni locali allagati, pochi per fortuna, monta la protesta per quelle azioni mancate da parte dell’amministrazione comunale e ritenute opportune da molti cittadini. Provvedimenti che avrebbero (forse) potuto evitare i grandi disagi e la paura avuta nelle giornate del 16 e 17 maggio.
A sollevare il tema sono alcuni partiti politici a cui i cittadini hanno segnalato le criticità. «Il sindaco Olivetti non ha colpa se piove tanto o se il mare è in tempesta – interviene Gennaro Campanile, capogruppo in consiglio di Amo Senigallia – ma se i tombini sono intasati e le grate dei fossi chiuse, sì, la colpa è sua. In molti casi gli allagamenti di questi giorni, almeno in città, sono dovuti all’intasamento dei tombini stradali che, se puliti, permetterebbero il defluire dell’acqua». In tante zone (via Pasubio, via Capanna, in varie strade della Cesanella, solo per fare qualche esempio) «i singoli cittadini si sono sostituiti al Comune, calzando stivali di gomma e stappando i tombini con scope e ramazze. Per non parlare della grata sul fosso di Sant’Angelo che è stata sollevata dopo ore che l’acqua aveva tracimato allagando le vie limitrofe. Se il comportamento dei cittadini volontari è stato encomiabile e sono da ringraziare per il senso civico dimostrato, la risposta dell’amministrazione si è dimostrata, ancora una volta, deficitaria e deludente». Campanile polemizza anche sui messaggi di allertamento, non specifici e poco utili anche nelle indicazioni su cosa sta per accadere, quando e dove.
«Ci sarà un momento per verificare quanto avvenuto – affermano invece dal Partito Democratico di Senigallia – ma non è possibile tacere sul senso di abbandono che ci è stato segnalato da tantissimi cittadini». In primo piano la mancata organizzazione, dato che le previsioni avevano ampiamente annunciato l’ondata di maltempo; poi la comunicazione non tempestiva; infine, sottolineano dal Pd, c’è la mancata manutenzione di caditoie e fogne. «La situazione di fosso Sant’Angelo andrà indagata quanto prima, perchè la mattina di martedì il sindaco aveva dichiarato di aver fatto un sopralluogo e che la situazione dei fossi era sotto controllo. Chi doveva controllare le grate che dovevano essere pulite? Chi era preposto alla segnalazione e alla manutenzione di quelle grate in caso di occlusione durante la piena? Sul coordinamento di dipendenti e volontari, dalle frazioni (Vallone) e da altre zone (ponte Garibaldi nella serata di martedì) ci è stato segnalato che non c’era alcuna presenza di dipendenti e/o funzionari o volontari regionali o comunali. I vostri 400 milioni decantati nei comunicati, dove sono? Cosa state facendo? Avete i soldi, governate ad ogni livello e l’unico risultato è, forse, una passerella provvisoria sul Misa. Martedì è stato certificato il fallimento più completo di questa amministrazione, composta da elementi che nel 2014 hanno fatto sciacallaggio politico sull’alluvione».
Non si è fatta attendere la replica dell’amministrazione comunale sul funzionamento delle grate del fosso di Sant’Angelo, sotto accusa per aver trattenuto i detriti che hanno poi fatto salire il livello del fosso fino a farlo tracimare. Acqua e fango hanno poi allagato alcune abitazioni nella zona di via Rovereto e via Cavalieri di V.Veneto. Il manufatto risale al 2000 quando fu realizzato un nuovo scarico a mare con 6 tubazioni in polietilene del diametro di cm. 120 e una tubazione per la portata di magra, del diametro di cm. 60, poste sotto la sabbia. Attraverso delle portelle il materiale defluisce in mare. «Le grate a maglie larghe hanno lo scopo di trattenere il materiale grossolano (detriti, rami, tronchi, erba, ecc.) che finirebbe con l’ostruire le tubazioni più piccole con inevitabile tracimazione dell’acqua. Per questo la presenza delle grate in fase di piena è necessaria dal momento che, se l’imboccatura ne fosse sprovvista, entrerebbero i predetti materiali che si fermerebbero nella parte terminale delle tubature più strette, da dove sarebbe poi impossibile la loro rimozione e determinerebbe una totale ostruzione dello scolo». Questioni tecniche sullo sfondo, per cui aprire le grate significherebbe di fatto ostacolare completamente il deflusso a mare.
Anche dal terzo polo intervengono per segnalare che chiudere scuole e sottopassaggi non è sufficiente per gestire le ondate di maltempo. Gli esponenti locali di Italia Viva sottolineano come ci siano milioni di euro fermi dal 2017 , anche per Senigallia, «non per chiudere ponti, strade e scuole, ma per progetti e interventi fattibili per risolvere il problema in maniera definitiva. La buona politica deve fare qualcosa, può fare qualcosa serve una svolta».
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