«Figlio, fratello, amico: ecco chi era per me padre Matteo Pettinari»
Un figlio, un fratello, un amico: in questi termini mi sembra di poter sintetizzare chi è stato per me il carissimo padre Matteo.
Un figlio spirituale. Durante il mio mandato l’ho conosciuto quando era ancora studente alle superiori ed ho avuto modo di accompagnarlo nella nascita e nello sviluppo della sua vocazione. Sin da adolescente coltivava il sogno di una vita bella, luminosa; una vita di donazione di sé al Signore e agli altri. Dopo aver frequentato il nostro Seminario diocesano, l’ho presentato al Seminario regionale perché fosse ammesso tra i candidati al sacerdozio. Mentre stava completando gli studi filosofici e teologici mi manifestò sempre più chiaramente e insistentemente il desiderio di dedicare tutta la sua vita alle missioni, entrando a far parte dell’Istituto dei Missionari della Consolata. Questa scelta avrebbe comportato un grosso sacrificio per la diocesi che sarebbe stata privata di una presenza su cui si faceva molto affidamento. Ma un padre non può opporsi ai sogni di un figlio, né, soprattutto ostacolare i disegni di Dio. Quando, attraverso il necessario discernimento, mi resi conto che questa era la volontà di Dio, diedi il mio consenso alla chiamata missionaria di Matteo; gli dissi comunque che attraverso l’Istituto missionario sarebbe andato in missione a nome di tutta la diocesi di Senigallia che lo ha generato alla fede e accompagnato nel cammino verso il sacerdozio. Successivamente ho avuto la gioia di presiedere la celebrazione in cui ha fatto la sua professione religiosa nell’Istituto della Consolata; infine e soprattutto ho sperimentato la mia paternità quando, nella Cattedrale di Senigallia, attraverso l’imposizione delle mie mani e la preghiera consacratoria, l’ho ordinato sacerdote: era l’11 settembre 2010, lo stesso giorno e mese in cui, 45 anni prima, anche il sottoscritto riceveva la grazia del sacerdozio.
Un fratello sacerdote. Con l’ordinazione sacerdotale si entra a far parte del presbiterio come fratelli che condividono la vocazione e la missione evangelizzatrice della Chiesa; fratelli che si vogliono bene, si aiutano e collaborano per servire il Signore e il popolo che Egli ama. Matteo sentiva profondamente la bellezza della fraternità sacerdotale e anch’io ne ho gioito. Da qui la nostra collaborazione per far crescere nella Chiesa senigalliese la dimensione missionaria e sostenere allo stesso tempo la nascente comunità cristiana di Dianra in Costa d’Avorio. Si spiegano in questa prospettiva i diversi progetti, le iniziative, le opere, le visite, gli scambi che anche sotto la guida del vescovo Franco si sono realizzati nel tempo, come ad esempio la costruzione della bella chiesa di Dianra Village e il soggiorno prolungato di alcuni volontari o giovani impegnati nel cammino vocazionale.
Un amico. Pur nella diversità dei ruoli e delle responsabilità è possibile instaurare rapporti di sincera amicizia, basati sulla reciproca stima e benevolenza. Tra amici ci si confida gioie e fatiche, ci si aiuta reciprocamente: è quanto abbiamo cercato di sperimentare nel nostro rapporto il sottoscritto e Matteo. La nostra amicizia non voleva essere esclusiva o di tipo intimistico, ma inclusiva, aperta all’Altro e agli altri: si parlava della bellezza della fede, dell’appartenenza alla Chiesa, dell’impegno missionario come pure delle concrete necessità della missione, delle ferite e dei limiti della comunità ecclesiale.
Papa Francesco ha definito padre Matteo “un instancabile missionario che ha lasciato una grande testimonianza di generoso servizio”. Effettivamente la sua è stata una vita spesa totalmente per gli altri, soprattutto per gli ultimi della Costa d’Avorio. Il segreto della sua vita? E’ stato un vero innamorato di Cristo, da cui ha attinto il fuoco della missione che non è altro se non il fuoco dell’amore.
Rendo grazie al Signore per averlo donato alla sua famiglia, alla Chiesa, a quanti attraverso di lui sono entrati in contatto con il Vangelo, a tutti noi che lo abbiamo conosciuto ed amato.
Giuseppe Orlandoni,
vescovo emerito della
Diocesi di Senigallia