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Ex colonie Enel, il progetto della discordia

Il progetto del complesso residenziale con cui si vuole riqualificazione le ex colonie Enel sul lungomare Da Vinci a Senigallia
Il progetto del complesso residenziale con cui si vuole riqualificazione le ex colonie Enel sul lungomare Da Vinci a Senigallia
Il progetto del complesso residenziale con cui si vuole riqualificazione le ex colonie Enel sul lungomare Da Vinci a Senigallia

Il progetto di riqualificazione delle ex colonie Enel non smette di dare origine a polemiche su polemiche. In origine, a dare il via alla critiche, ci fu l’abbattimento di un edificio storico, simbolo del passato cittadino alle prese con i grandi eventi della Storia; poi l’idea di interrompere il lungomare, scartata solo dopo ampie e trasversali critiche su spiagge private e scenari simili; in seguito a tenere banco arrivò la questione dei “mostri” a due passi dall’arenile, alti palazzoni di cui pochi sentivano la mancanza. Infine si è giunti al cambio di destinazione da turistico-ricettivo a residenziale di un’importante fetta del progetto che vede ora cancellato un hotel per fare spazio ad appartamenti. Anche mini appartamenti. Ora, comunque la pensiate, il progetto per le Residenze Da Vinci sull’omonimo lungomare di Senigallia ha dei punti che meritano di essere approfonditi e la politica dà ai cittadini questa possibilità, anche se modi e tempi possono non piacere. Su altri, ormai ci si può fare poco, il tempo dello sdegno o del compiacimento è passato da un pezzo e anche la città si attende che questa infinita riqualificazione termini per poter godere dei benefici tanto decantati.

Lasciando ormai da parte la questione storica – di fatto non si potrebbe nemmeno parlare di riqualificazione dato che è stato abbattuto l’esistente e costruiti ex novo altri palazzi che nulla c’entrano con quanto esisteva precedentemente – la questione è riesplosa in questi giorni perché maggioranza e opposizione si focalizzano su due aspetti diversi. Da un lato c’è la giunta Olivetti che si concentra sui benefici in termini economici, estetici e urbanistici del progetto; dall’altro ci sono le minoranze che, in maniera quasi compatta, parlano di regalo ai privati. Il nodo è che con la seconda variante approvata recentemente, l’8 agosto, non si aumentano le cubature o le altezze dei due palazzi che sorgono nella periferia a sud della città, ma si cambia la destinazione di una fetta rilevante della quota turistico-ricettiva (l’albergo) per fare posto a nuovi appartamenti. 

L’assessore all’urbanistica Gabriele Cameruccio parla di una variante che «non ha determinato né aumenti di volumetrie, né di ampiezze, né di altezze degli edifici, ma si è limitata ad incidere solo sulla destinazione turistico-ricettiva, prevista originariamente nella quota del 70% dell’edificato ed oggi ridotta a poco meno del 40% dello stesso. La modifica in questione è stata resa possibile inglobando la capacità edificatoria di un’area sita in via Rieti, senza alcun ulteriore consumo di suolo ai fini edificatori e senza modificare le dimensioni degli edifici da costruire, rispetto a quelli previsti dalle precedenti amministrazioni». Modifica che ha reso ancora più remunerativo il progetto dalla Iniziative Turistiche Senigallia Srl. In primo luogo per l’impresa che potrà piazzare sul mercato qualcosa come 50-60 appartamenti in più. In secondo, per le casse comunali in cui saranno versati 720.000 euro di contributo straordinario e altri 630.000 euro in opere pubbliche: in particolare il prolungamento della strada da via Rieti fino a via Grosseto e un parcheggio pubblico per circa 120 posti auto a servizio del lungomare Da Vinci.

Cameruccio, a nome della compagine di governo, spiega anche come questo cambio di prospettiva – quella di chiedere subito un esborso di denaro al privato e non solo opere pubbliche – permetta assieme al recupero dell’evasione e delle somme non versate da parte di privati di portare avanti un ambizioso «piano di opere pubbliche necessarie per recuperare quel patrimonio comunale (strade, scuole, impianti sportivi e strutture per la messa in sicurezza del territorio) lasciato nel completo abbandono negli ultimi decenni. Va infatti sottolineato come i tanti interventi, alcuni dei quali si stanno completando, non sono finanziati solo da PNNR, come qualcuno vorrebbe far intendere, ma soprattutto dalla nuova strategia di recupero di somme, che in precedenza non venivano raccolte. Ecco allora spiegato il motivo di tante polemiche, da parte di alcuni consiglieri oggi minoranza, che in passato amministravano la città, i quali tentano maldestramente di deviare l’attenzione da questo aspetto».

Sul tema è intervenuto il Partito Democratico prima, tramite il capogruppo in consiglio Dario Romano, e poi con una nota stampa ufficiale del gruppo dem di Senigallia. Romano ha definito l’uscita dell’amministrazione comunale una «arrampicata sugli specchi con cui dribbla in maniera maldestra tutte le domande e i dubbi che ci sono sulla variante». Il progetto originario sarebbe stato «completamente stravolto rispetto al piano d’area del 2018. Laddove era previsto un hotel e un piano di sviluppo ben preciso, ora vengono concessi 90 appartamenti. Tra l’altro diversi di questi saranno di soli 40 mq. Non una parola sulle assenze, al momento dell’adozione, del sindaco Olivetti e dell’assessora Campagnolo».

Oltre al capogruppo, da via Arsilli spiegano innanzitutto come «i 32 appartamenti previsti in origine diventeranno 90, addirittura 58 abitazioni in più. Naturalmente si tratta di appartamenti bilocali e trilocali, naturalmente di seconde case che sfoceranno in contratto di locazione di breve periodo. I prezzi di mercato al metro quadro per tali appartamenti si assestano intorno ai 5.000/6.000 euro, è facile immaginare quale guadagno aggiuntivo rappresenti questa variante per il costruttore. Nel frattempo stiamo assistendo ad una enorme carenza di appartamenti con contratti di locazione di lungo periodo ma a questa difficoltà l’amministrazione comunale non dà peso, non li riguarda». 

Di fatto, il Pd sottolinea come di fronte all’enorme guadagno per il costruttore a fronte di soli 1,3 milioni di euro per il Comune (praticamente il costo di circa quattro appartamenti), il Comune riceva in cambio di questa seconda variante pochi spiccioli, una strada e un parcheggio. «Il sindaco e il suo assessore Cameruccio dimenticano che quel 30% in più di residenziale è stato letteralmente regalato». «Per le regole del piano regolatore comunale nessun albergo, esistente, può essere trasformato in appartamenti. Quindi chi ha un albergo non può usufruire delle opportunità che invece sono state garantite nel caso delle colonie Ex-Enel. A questo punto è lecito chiedersi se questa operazione non sia solo una speculazione a vantaggio di pochi privati. Sindaco e assessori sembrano piegare le regole ad uso e consumo di chi può permetterselo, mentre ai normali cittadini non resta che assistere indifesi alla svendita della città». «Del resto – concludono dal Partito Democratico – l’approvazione della variante in pieno agosto, quasi di nascosto, suggerisce la volontà di tenere nascosta una situazione di cui non andare molto fieri, aggravata dall’assenza del sindaco Olivetti e dell’assessora Campagnolo, cosa mai accaduta prima per interventi edilizi di grande importanza».

Altro nodo è la trasparenza politica: più volte i consiglieri d’opposizione hanno lamentato poca informazione sui grandi processi di sviluppo della città. Anche Gennaro Campanile era intervenuto sul tema e approfitta di questo dibattito per rilanciare la questione dell’assenza del sindaco paventando un conflitto di interessi: «Una trasformazione, che concede al privato un maggior introito presumibile di oltre 10.000.000 di euro, non è “ordinaria amministrazione” e richiede la presenza del sindaco al momento dell’approvazione. Ebbene il sindaco non è stato presente ad entrambe le delibere di giunta (perché le delibere sono state due a distanza di mesi) che hanno interessato la variazione. Le deliberazioni di giunta non hanno avuto carattere di urgenza e quindi si poteva benissimo aspettare il ritorno del sindaco. Perché invece il sindaco non ha modificato l’ordine del giorno in considerazione della sua assenza? Tecnicamente il sindaco non ha preso nessuna decisione in merito alla ricchissima variazione urbanistica lasciando la responsabilità a persone da lui scelte. Perché il sindaco si è tenuto alla larga dalla decisione? Ricorrere ad impegni istituzionali o personali senza spiegarlo ai cittadini non è accettabile. I senigalliesi possono accettare che un sindaco non prenda posizione (e lasci decidere a persone da lui scelte) su argomenti che segneranno il futuro della città? Considerata l’assenza del sindaco in riunioni di giunta similari in cui sono stati approvati altri interventi urbanistici di grandissima rilevanza (e consistenza economica) che hanno qualcosa in comune con le ex-colonie dell’Enel, Amo Senigallia ha proposto un‘interrogazione per sapere se esistono conflitti di interessi legati magari a situazioni pregresse. Nessuna risposta nonostante sia un obbligo di legge ed il presidente del consiglio comunale Bello dovrebbe garantirlo».

Non si è fatta attendere la replica di Fratelli d’Italia: «Il PD e i suoi consiglieri sono completamente fuori dalle realtà e dalle verità». «Nulla è regalato perché il sindaco si chiama Olivetti, e non “Santa Claus”, e la variante, lo ripetiamo per l’ennesima volta, porta nelle casse comunali e alla città, un contributo straordinario di 1.350.000 euro. Soltanto il PD ha il coraggio di scrivere che “si tratta di un indennizzo irrisorio, briciole”». «Altra affermazione sbagliata e mistificatoria di una realtà inesistente, che il PD scrive senza sapere, è quella che per le regole del Piano Regolatore alcun albergo esistente potrebbe essere trasformato in appartamenti. Informiamo, e facciamo sapere al PD, che esistono i “CondHotel”», alberghi con stanze e miniappartamenti con cucina autonoma, che possono anche essere venduti per una destinazione residenziale. «Non esiste alcuna speculazione a vantaggio di pochi privati come il PD sostiene, ma una normalissima e regolarissima operazione urbanistica, tramite una variante, che favorisce tutti, il privato, l’amministrazione e la città».

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