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Etty Hillesum, il cielo dentro di lei

Amsterdam 1941-42. Una giovane donna ebrea di nome Etty Hillesum inizia a scrivere le sue memorie su una serie di quaderni. Etty è ebrea e Amsterdam, come gran parte del territorio europeo, è strangolata dal cappio nazista che preme la sua morsa con una ferocia sempre maggiore per colpire (e in seguito eliminare) ogni cittadino sgradito al nuovo ordine nazista. Etty inizia a scrivere un diario per tentare di mettere in ordine i suoi tumulti psicologici, affettivi, relazionali. Come molti altri. Poi, mab mano che la realtà cambia drammaticamente sotto i suoi occhi, si decentra da se stessa e comuincia a registrare avvenimenti grandi e piccoli, la quotidianità in cui vive, la dimensione familiare e il turbamento che serpeggia in seno alla comunità ebraica. Inizia in lei una sorta di trasfigurazione che la porterà a trovare la felicità in qualsiasi situazione, malgrado la Storia stia toccando il suo inferno più profondo. Non è ottimismo né speranza: Etty sa che morirà e che in molti stanno già morendo. Dentro di sé è tuttavia riuscita a crescere e a trovare un singolare interlocutore, molto più grande di chiunque viva in questo mondo ferito e molto più potente di qualsiasi forza presente su queste lande; qualcuno che non la lascerà mai: Dio. “Stamattina pedalavo lungo lo Stadionkande e mi godevo l’ampio cielo ai margini della città, respiravo la fresca aria

non razionata. Dappertutto c’erano cartelli che ci vietavano le strade per la campagna. Ma sopra quell’unico pezzo di strada che ci rimane c’è pur sempre il cielo, tutto quanto. Non possono farci niente, non possono veramente farci niente. Possono renderci la vita un po’ spiacevole, possono privarci di qualche bene materiale o di un po’ di libertà di movimento ma siamo noi stessi a privarci delle nostre forze migliori con il nostro atteggiamento sbagliato […] certo che ogni tanto si può essere abbattuti per quello che ci fanno, è umano e comprensibile che sia così. E tuttavia siamo sempre noi a derubarci da soli. Trovo bella la vita e mi sento libera. I cieli si stendono dentro di me e sopra di me. Credo in Dio e negli uomini e oso dirlo senza falso pudore”.

Questo scrive Etty nel suo ‘Diario’ e tante di quelle parole troveranno casa nella mostra ‘Il cielo vive dentro di me’, allestita dal 25 gennaio al 2 febbraio prossimi all’auditorium ‘Chiesa dei cancelli’ di Senigallia nell’ambito delle iniziative organizzate per la Gioranta della memoria 2020. La mostra racconta il percorso umano e spirituale della giovane donna, avviato dal’incontro con Julius Spier, psicologo e psicoterapeuta allievo di Jung, che ha sollecitato “Scoperto” Dio, Etty comincerà a rivolgersi a Lui come ad un Tu a cui chiedere, un Tu per cui dovrà impegnarsi dentro la vita, un Tu da amare per imparare ad amare ogni uomo, anche il nemico. Il 7 settembre 1943 Etty viene inviata ad Auschwitz – Birkenau, dove troverà la morte, nel novembre successivo, in una camera a gas. La sua ultima testimonianza è una cartolina che Etty ha gettato dal treno, che dal campo di prigionia in Olanda la deportava verso lo sterminio, in cui dichiara: “abbiamo lasciato il campo cantando”.

Laura Mandolini

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