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Droga. Squillaci: “La vera sfida da vincere è quella educativa, ripartendo dalle relazioni”

#People First, le persone al primo posto, è il motto scelto quest’anno dall’Onu per celebrare il 26 giugno la Giornata mondiale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. In occasione della Giornata mondiale, la Federazione italiana comunità terapeutiche (Fict) lancia lo slogan “#EduCare alle relazioni”, per riflettere sull’importanza dell’ascolto dei giovani ma anche degli adulti, per prendersi cura e ripartire da un rinnovato patto educativo basato su valori e ricerca di senso. Ne parliamo con il presidente, Luciano Squillaci.

Rispetto ai dati diffusi il 16 giugno dall’Osservatorio europeo droghe l’Italia come si colloca?
I nostri sono dati esattamente in linea con quelli europei: vediamo un aumento rilevante della cocaina, un ritorno degli oppiacei e il dato che fa veramente impressione sull’età della prima assunzione che continua ad abbassarsi costantemente. E questo lo vediamo anche dal nostro Osservatorio: nei nostri centri di ascolto capita sempre più spesso che arrivino famiglie per parlarci dei loro figli adolescenti di 12-13 anni che iniziano a usare sostanze. La situazione inizia a diventare estremamente preoccupante. Per questo è importante mettere al centro la persona, che significa mettere al centro le relazioni che la qualificano. La sfida vera che va vinta è quella educativa. In questo momento siamo come la squadra che vorrebbe tanto vincere una partita ma non scende in campo.

Usando la sua metafora, cosa serve per scendere in campo e vincere?
Per scendere in campo sicuramente servono le risorse. In questo senso, su una delle nostre richieste al Governo abbiamo avuto alcune risposte: il Dipartimento politiche antidroga è stato rinforzato, abbiamo un delegato, Alfredo Mantovano, che è riuscito a collegare i diversi ministeri, abbiamo avuto la possibilità di interfacciarci con i diversi ministeri, quindi questa complessità e multifattorialità delle dipendenze è ben chiara al Governo. Tra le nostre richieste, c’è quella di istituire nuovamente il Fondo per la lotta alla droga, che nel 2004 inopinatamente è stato eliminato, un Fondo di cui si sente fortemente il bisogno per costruire tutta l’area della prevenzione e quella del reinserimento lavorativo. Oltre alle risorse, serve un investimento collettivo, dato che la questione delle dipendenze qualifica sempre più l’intera società e soprattutto le fasce giovanili delle nostre comunità territoriali. Consideriamo che oggi purtroppo sempre più spesso giovanissimi e giovani utilizzano sostanze che vanno da quelle legali, alcol e similari, a quelle illegali. C’è una diffusione enorme, un’accessibilità alle sostanze imbarazzante – tra la piazza e il dark web è possibile immediatamente arrivare alle sostanze -, questo significa che il tema educativo e della prevenzione va affrontato in termini di sistema, non si può pensare che solo gli esperti o i servizi che si occupano di droga debbano intervenire sul tema educativo. E c’è la grande questione dei messaggi che diamo.

In che senso?
Pensiamo a Casal Palocco: è il caso della società di cartone, la società dell’immagine che si sfracella su una smart. Addirittura non c’è neanche più il piacere della trasgressione. Una volta la trasgressione era parte della crescita dei nostri adolescenti e giovani: trasgredire consentiva di saggiare il limite. Oggi il messaggio che abbiamo inculcato ai nostri giovani è che non esiste più un limite e, quindi, non esiste neanche più la necessità di trasgredire. Infatti, non c’è nulla di più conformista che il comportamento di questi youtuber. È facile dire che il ragazzo alla guida era sotto l’effetto di sostanze, ma non possiamo dare la colpa alle canne che si è fatto il ragazzo per tutto quello che c’è intorno a questa tragedia che è l’emblema della “normalità” della nostra società. Sarebbe, come spesso è stato in passato, un modo inutile di lavarsi le coscienze.

Per questo per la Giornata mondiale di lotta alla droga lanciate come Fict lo slogan “EduCare alle relazioni”?
Esattamente, con il gioco di parole tra “educare” e “EduCare”, cioè prendersi cura: perché per noi educare significa davvero prendersi cura delle persone, per noi la sfida educativa in questo momento è quella centrale, non solo per la droga, ma in generale. Quello che è successo a Casal Palocco e che avviene quasi con frequenza quasi quotidiana è l’immagine di una società che va cambiata. E dato che il nostro futuro sono i nostri ragazzi, o torniamo a investire sul nostro futuro o davvero non ne usciamo.

a cura di Gigliola Alfaro

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