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Don Luca Principi lascia Casine e Pianello d’Ostra dopo l’alluvione – L’INTERVISTA

don Luca Principi
don Luca Principi

L’ospite dell’ultima chiacchierata di “Venti minuti da Leone” è don Luca Principi, parroco a Casine e Pianello di Ostra ma anche con altri incarichi nella diocesi di Senigallia tra scout Agesci e gruppo del rinnovamento dello spirito. Un sacerdote che ha girato diverse parrocchie nel corso del suo servizio sacerdotale e che presto (a settembre 2024) andrà a guidare i fedeli di Mondolfo e Ponte Rio di Trecastelli. L’intervista sarà in onda oggi, lunedì 19 agosto, e domani, martedì 20, sempre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre l’ultima replica ci sarà domenica 25 a partire dalle ore 16:50. Ovviamente sempre su Radio Duomo Senigallia-InBlu (95.2 FM). Anche in questo articolo, contenente un estratto testuale, sarà possibile ascoltarsi l’audio integrale cliccando sul tasto play del lettore multimediale.

Partiamo dal tuo percorso personale: chi è don Luca Principi?
Sono un senigalliese del ‘64 dove ho vissuto prima di entrare nel seminario di Fano, ho fatto tutto il percorso di preparazione. Sono stato ordinato nel settembre del 1988 nella parrocchia della Pace dove ho fatto l’azione cattolica e poi ho avuto diversi incarichi come vice parroco fino al 1994 quando il vescovo Odo Fusi Pecci mi ha chiamato a guidare per 5 anni la parrocchia di Pongelli a Ostra Vetere. Poi sono stato trasferito per 11 anni Belvedere Ostrense, poi a Cristo Redentore a borgo Molino di Senigallia per altri 6 anni e infine sono da quasi 8 anni a Pianello e Casine di Ostra.

Sei anche assistente regionale per il Rinnovamento dello Spirito: cos’è?
E’ una realtà nata in America negli anni ‘66-67 da parte di alcuni universitari cattolici che volevano cercare di essere un po’ più simili agli apostoli, quindi dedicandosi alla preghiera: il movimento si  è poi diffuso in tutto il mondo, in Italia è arrivato nel ‘72 e poi è stato approvato come associazione dai vescovi italiani, con uno statuto per una vita di preghiera ma anche servizio alle persone in difficoltà e missione. Nelle Marche c’è in ogni diocesi, nella nostra diocesi ci sono 5 gruppi, ma è diffuso davvero ovunque, anche in altre confessioni religiose.

Sei anche assistente per l’Agesci, branca esploratori e guide…
Avevo già conosciuto gli scout quando ero parroco a Pongelli, poi in questi ultimi anni ho servito nel gruppo di Senigallia Duomo-San Martino e ora seguo nuovamente il gruppo di Pongelli. Poi mi hanno chiesto di divenire assistente ecclesiastico della branca esploratori e guide, a me piace come cammino che vivono un po’ meno dall’esterno e un po’ più dall’interno.

Che parrocchie hai conosciuto finora?
Ho incontrato tantissime realtà, anche da viceparroco, come Chiaravalle, una parrocchia enorme, che conta quasi 14mila persone, fino a quelle più piccole come appunto Pongelli che ne ha solo poche centinaia. C’è tanta differenza: le realtà periferiche e piccole solitamente sono più strette e accoglienti, spesso anche più anziane, mentre nelle città o realtà più grosse, c’è meno conoscenza, forse meno interesse anche alla fede ma vengono scelte dai giovani per costruirsi una famiglia o anche per motivi di lavoro.

Cambia l’approccio in base ai fedeli che hai davanti?
Sì, tanto: da un lato si fanno esperienze comuni o interzonali anche per carenza di risorse, mentre dall’altro magari dove si sono più giovani le attività son diverse o comunque coinvolgono un numero maggiore di persone.

Com’è ora la situazione a Casine e Pianello di Ostra?
Anche se Senigallia non è una grandissima città ha comunque il suo bel da fare; qui invece è più a misura d’uomo. Ci sono tanti giovani e famiglie, molte impegnate. E poi con l’alluvione la comunità ha sperimentato una grande solidarietà e vicinanza, senza dimenticare tutto il gran bene che ci hanno fatto le persone venute da fuori. Ma è proprio nelle emergenze che si esprime al meglio il nostro voler aiutare gli altri, il voler andare loro incontro… Tanta solidarietà e tanto impegno che hanno stretto la comunità.

La comunità rischia di perdere pezzi a causa dell’alluvione? Le famiglie vogliono andarsene?
Ne ha perso qualcuno: alcune famiglie hanno cambiato proprio paese o città. Altre hanno solo cambiato zona allontanandosi dal fiume, soprattutto coloro che avevano costruito qui la loro esistenza, la loro vita, la loro casa: non se la son sentiti di andar via e ripartire da un’altra parte. Forse rassicurati dai lavori ancora in corso.

Qual è il ruolo della chiesa tra supporto materiale e spirituale, soprattutto in queste zone che hanno conosciuto eventi drammatici?
Abbiamo cercato di fare tutto il necessario soprattutto per le famiglie in difficoltà e in sofferenza. Ma la comunità parrocchiale si è coinvolta tutta per dare una mano mostrando una solidarietà enorme: molti parrocchiani hanno pensato prima ai propri vicini e poi sono andati oltre questo confine per aiutare ancora. Abbiamo mantenuto la nostra presenza, sempre disponibili a qualsiasi persona, aperta la chiesa per anche solo pregare ed essere vicini.

Che avventura ora a Ponte Rio di Trecastelli e Mondolfo?
Conoscono solo superficialmente quelle zone e non so quindi che aspettarmi, ma penso che la mia esperienza come parroco di paese possa aiutarmi molto. Di certo l’età avanza ma si cerca di fare del nostro meglio. Sicuramente spiace lasciare proprio adesso queste zone dove le comunità che hanno vissuto l’alluvione si sono strette e hanno intensificato le relazioni ma, d’altronde, siamo di servizio alle comunità e andiamo dove c’è bisogno.

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