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Don Andrea: “Il deserto e le promesse di Dio”

Don Andrea Rocchetti

Don Andrea Rocchetti, dallo scorso settembre parroco della comunità di Marina di Montemarciano, ci racconta la sua esperienza in questa nuova realtà pastorale.

don Andrea Rocchetti

Ho 46 anni , sono prete da vent’anni e sono stato ordinato nel 2001 a Corinaldo. Sono tra i preti che sono stati “spostati” e la mia esperienza è iniziata a settembre. Vengo dalla parrocchia di Monte San Vito e di Borghetto, dall’unità pastorale Koinè, e sono stato trasferito a Marina di Montemarciano nella parrocchia San Maria della Neve e San Rocco. L’immagine che può essere usata per raccontare il mio cambiamento è quella del deserto. Come il popolo di Israele è stato chiamato dalla schiavitù d’Egitto e il primo passo della propria libertà è stato il deserto, così è stata la mia prima esperienza. Ho cambiato comunità in tempo di Covid e in parrocchia c’era il deserto delle persone e anche la sete di messa, di incontri, di formazione, di liturgie e anche di liturgia, una situazione grandissima di precarietà, l’incertezza per il futuro. Questa è stata anche la mia situazione personale. Per me che ero abituato alle relazioni, agli incontri, a stare in mezzo alla gente, ritrovarmi in una condizione di pandemia è stato complicato. Però dentro questo deserto c’era, e c’è ancora anche adesso, libertà, la ricerca della libertà, la ricerca di un’autenticità, di una terra promessa, di un posto in cui il Signore ti chiama a stare, ad abitare, che è il tuo, per te, è la promessa che il Signore ha fatto a te. Per fare questo c’è il deserto di mezzo, una purificazione, il rimettere in discussione le proprie tradizioni, le proprie attività della quotidianità e anche tutto quello che ti porti dietro dalle altre parrocchie. Devo dire che il cambio parrocchiale l’ho sentito parecchio, è stato molto più forte. Da viceparroco non si sente così tanto, sei con i giovani, lavori con loro, li rincontri anche da altre parrocchie. Da parroco, con dieci anni di relazioni e di amicizie alle spalle, è diverso. Devo essere onesto, dopo dieci anni di unità pastorale Koinè, ho sentito proprio lo strappo! Io sono stato abituato sempre a “tagliare”, una volta che si cambia parrocchia si taglia, ma in questo caso sono stato combattuto e ho scelto per certe amicizie vere, per certe relazioni autentiche di non tagliare, perché le ho riconosciute come dono sincero di Dio e quindi da custodire, da conservare, da alimentare, nonostante ora sia in un altro ambiente, in un’altra parrocchia. Ecco, adesso sono qui a Marina di Montemarciano. Che cosa mi terrà il Signore per il futuro? Non lo so. Di una cosa sono certo: che questo mio viaggio è un viaggio di liberazione per raggiungere una terra promessa. Il Signore mi tiene da parte una promessa qui, a Marina di Montemarciano e sono molto curioso di vederla, sono molto emozionato nell’attenderla. In questo momento sto proprio attendendo che la promessa di Dio per la mia vita si realizzi.

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