Da 40 anni in scena per i più giovani, la storia di Teatro Giovani Teatro Pirata – INTERVISTA
C’è una realtà che da decenni produce e organizza spettacoli e stagioni teatrali rivolte ai ragazzi, dall’infanzia all’adolescenza. Si chiama “Teatro Giovani Teatro Pirata”. Data la creazione di una rete urbana di comuni – tra cui Arcevia, Chiaravalle, Corinaldo, Montemarciano, Ostra e Senigallia – che ripongono “attenzione” culturale alla giovane età, abbiamo deciso di intervistare Marina Ortolani, responsabile organizzativa dell’impresa TGTP, nell’ambito della nuova puntata di 20 minuti da Leone. Puntata che sarà in onda lunedì 14 ottobre e martedì 15 alle ore 13:10 e alle ore 20, ma un’ulteriore replica si potrà ascoltare, sempre su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM) anche domenica 20 a partire dalle 16:50. In questo articolo trovate sia l’audio dell’intervista che un estratto testuale.
Quando parte questa avventura?
Comincia 40 anni fa, con il collettivo artistico Teatro Pirata a Jesi, che diventa una compagnia teatrale di teatro di figura, che nel tempo poi ha avuto riconoscimento ministeriale come compagnia diciamo professionale, e diventa una vera e propria impresa di produzione di teatro per le nuove generazioni. Due i binari, attivi ancora oggi: uno è quello per le famiglie alla domenica, l’altro è durante la settimana un programma di spettacoli per le scuole. Siamo partiti con cinque date nella stagione 1983-84, per arrivare ai 106 della scorsa stagione. Tra le tappe intermedie: nel 2014 il Teatro Pirata si fonde col Teatro Giovani, l’associazione di Serra San Quirico, che portava avanti la rassegna nazionale del Teatro della scuola. Nasce Teatro Giovani Teatro Pirata che ha 10 anni in pratica e da quel momento c’è stato un forte impulso all’espansione sul territorio della provincia Ancona e di Macerata.
Perché rivolgersi ai giovanissimi? C’era forse un vuoto da colmare?
Sì, c’era poca offerta. Il Teatro Ragazzi nasce più o meno negli anni ‘70, non c’erano spettacoli dedicati ai bambini, prima. C’era il teatro per gli adulti, la prosa, oppure le compagnie di giro, i burattinai che andavano nelle piazze, un teatro popolare. Poi comincia tutta una ricerca di un teatro dedicato all’infanzia che darà il via al Teatro Ragazzi Italiano e il teatro pirata si inserisce in questo movimento con una fascia dall’infanzia all’adolescenza. Gli spettacoli vengono pensati dall’origine per rivolgersi a quel pubblico particolare che sono i bambini, che non stanno seduti su una sedia ad ascoltarci se non siamo capaci di raccogliere la loro attenzione. Le produzioni per la domenica si rivolgono a un target tra i tre e i dieci anni, mentre nelle scuole ci allunghiamo e arriviamo anche alle superiori e quindi agli adolescenti.
Lo spettacolo nasce da zero o c’è una rivisitazione dei grandi classici, però in chiave chiaramente per l’infanzia o per l’adolescenza?
A volte ci siamo ispirati ai classici, faccio un esempio come Robinson Crusoe, prendendo spunto proprio dal libro. In altre volte le storie sono completamente inventate. Spesso sono solo delle suggestioni, il “liberamente tratto da…”. Comunque tutto è sempre elaborato per poter essere ascoltato e seguito dal pubblico di riferimento.
I ragazzi sono interessati al teatro?
Dipende dalle storie, dalle idee, dal linguaggio e anche dai professionisti che poi mettono in campo le loro idee, ecco, da dove prendono le idee. Il pubblico giovanile, ecco i bambini sono più veri, però, il ritorno che abbiamo è un ritorno molto potente, ma sono molto interessati invece, se si riescono a coinvolgere, se lo spettacolo e gli attori sono alla loro altezza. Questo sembra una controtendenza, perché loro stanno sugli smartphone, però, questa magia che è l’atto artistico che accade dal vero, crea questo incontro, che è il teatro: è utile alla crescita dei ragazzi e riesce a far accadere cose molto magiche.
Se il programma delle prime edizioni constava di pochi spettacoli e adesso si è arrivati a oltre 100 serate, qualcosa lo vorrà dire…
Sì, ma un po’ in tutta Italia è questa tendenza. Il teatro ragazzi è una realtà estremamente interessante, produttiva, che fa tanto pubblico. Per dare un’idea, noi l’anno scorso siamo arrivati quasi a 17 mila presenze. C’è molta voglia di andare a teatro, i comuni l’hanno capito.
Poi è nata una rete…
A un certo punto ci siamo resi conto che noi, bene o male, programmavamo in 10-15 teatri. La rete c’era, la rete è nata dal basso, l’abbiamo solo dovuta formalizzare, istituire. Però tutti questi comuni aderivano a questo progetto, perché è un progetto culturale, educativo e sociale. Mettiamo in rete tutto, la promozione la facciamo in rete, il calendario è pensato in maniera tale che ogni comune abbia la sua proposta e che, nel comporre questo puzzle, i comuni siano di aiuto gli uni agli altri, non si diano mai fastidio. In questa rete c’è anche il segno della regione Marche e dell’AMAT che è l’associazione marchigiana di attività teatrali che è con noi in questa avventura. All’inizio erano 16, adesso sono arrivati a 19, entrerà anche un ventesimo, quindi siamo a 20 comuni che hanno stabilito unendosi in questa rete urbana di teatro ragazzi, di voler promuovere il teatro ragazzi nelle varie programmazioni e di dare sostegno a questo progetto che è creativo, formativo, a vantaggio delle nuove generazioni.
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