Curarsi di chi cura
“Occuparsi in prima persona di un genitore anziano non autosufficiente può comportare un carico emotivo e fisico tale da pesare psicologicamente sui figli anche dopo la sua morte”. Una ricerca condotta da economisti dell’Università Ca’ Foscari Venezia e dell’Université Paris Dauphine e pubblicata su Applied Economics Letters dimostra infatti “come lo sforzo necessario a seguire il genitore bisognoso di assistenza possa avere un legame con l’insorgere di sintomi di depressione”.
“Le donne, principalmente coinvolte nella cura, sono le più colpite. La depressione tende a manifestarsi a partire dagli ultimi mesi di vita e raggiunge il picco immediatamente dopo la morte del genitore. I sintomi non sono legati solo all’inevitabile dispiacere e al lutto, ma anche allo stress e agli sforzi richiesti specialmente nei Paesi con un sistema socio – assistenziale poco sviluppato e finanziato”, evidenzia la ricerca. “I dati confermano che i figli, in particolare le donne, devono dedicarsi totalmente e con grande sforzo psicofisico al genitore quando il sistema di welfare pubblico non garantisce un’adeguata assistenza agli anziani non autosufficienti”, spiega Giacomo Pasini, professore di Econometria all’Università Ca’ Foscari Venezia e coautore dello studio con Agar Brugiavini, Elena Bassoli ed Eric Bosang.
Il gruppo di ricerca ha studiato i dati del Survey of Health, Ageing and Retirement in Europe (Share), una rilevazione che sta seguendo nel tempo le condizioni di salute e invecchiamento di un campione di cittadini europei con più di 50 anni d’età. Confrontando il legame tra la morte della madre non autosufficiente e la depressione dei figli nei vari Paesi, la ricerca ha dimostrato che “l’impatto è maggiore dove è inferiore l’investimento nell’assistenza pubblica. Dove servizi come cure domiciliari, case di riposo, hospice sono scarsi, i familiari sono…
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