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Cultura, storia, ecologismi: intervista allo scrittore senigalliese Leonardo Badioli

Leonardo Badioli
Leonardo Badioli
Leonardo Badioli

Venti minuti da Leone parla oggi di cultura, precisamente di editoria locale. Il focus è con Leonardo Badioli, ex insegnante di Senigallia ma soprattutto autore di vari libri che spaziano su tanti argomenti. A lui abbiamo chiesto di parlacene, scoprendo due fili conduttori, due legami con l’ambiente inteso come luogo fisico da preservare e come contesto socioculturale da cui attingere. Con questa intervista diamo il via a una serie di sguardi e intromissioni nel mondo della cultura libraria per scoprire autori del posto e autori che parlano di questi luoghi, magari con nuove storie o con nuovi sguardi su episodi del passato.

Qualche informazione su di te
Sono nato sotto le bombe, poi ho vissuto il ‘68, ho visto tanti cambiamenti e tanti ritorni indietro. E ne ho scritto. Innanzitutto grazie alla mia esperienza di insegnante ho compreso grazie ai bambini come scrivere e farmi comprendere.

Com’è nata la tua passione per la scrittura?
Mi ripeto sempre che ho dato dignità culturale al genere letterario del volantino. Mi occupavo in quegli anni turbolenti di realizzare volantini che avessero i congiuntivi a posto e che fossero scritti bene. Poi annotavo tutti su dei quaderni e riguardando quegli appunti sono nati i primi scritti, più che altro li usavo per sciogliere la lingua o la penna, come si dice. Se le riguardo ora, a distanza di 30 anni, vedo molte differenze. E molta immaturità.

Il primo libro è sugli esperimenti di Galvani sui pesci torpedine nell’Adriatico, poi arriva “Kakavishtayam – un libro occidentale dei morti”, in seguito racconti l’episodio dell’assalto alla rocca roveresca di Senigallia con “la congiura Fornaciari” e tanti altri, come la strage del Valentino ne “il dito del diavolo”. Cambi spesso argomento, ma c’è un minimo comune denominatore?
Ce n’è uno involontario, cioè l’evoluzione del mio stile nel passare del tempo e dei libri, e poi uno che potremmo dire ecologista, ma inteso come capacità di coordinare fatti locali e internazionali nell’ottica del pianeta. Racconto per esempio nel primo libro “Raja torpedo” anche del numero di pesci che oggi non si trovano quasi più nell’Adriatico, mentre nell’ultimo, “Il mare di sopra”, cerco di capire e far comprendere alcuni dei cambiamenti che sempre il mare, in questo caso un iperoggetto, subisce e dimostra, persino con le conchiglie. E poi c’è questo rapporto tra localismo e globalismo, che oggi si potrebbe riassumere con il termine “glocal” ma che io non avevo inizialmente considerato.

C’è un libro a cui sei particolarmente legato?
Ho vissuto con mia sorella il periodo in cui era malata di Alzheimer e ho potuto raccontare qualcosa che poi è divenuto un romanzo. Ma in realtà è uno scambio tra i suoi quadri e i miei scritti, una sorta di binario senza gerarchia tra testo e figura: due racconti paralleli che si spiegano reciprocamente e che mi hanno coinvolto molto a livello emotivo.

L’intervista completa andrà in onda lunedì 22 e martedì 23 aprile alle ore 13:10 e alle ore 20, poi in replica domenica 28 a partire dalle ore 16:50. Ovviamente su Radio Duomo Senigallia / In Blu (95.2 FM).
Buon ascolto.

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