Dove c’è un progetto artistico, lì c’è il cinema di qualità. INTERVISTA a Giancarlo Basili, famoso scenografo marchigiano – AUDIO
Nuova puntata di “Venti minuti da leone” e nuovo ospite: Giancarlo Basili, famoso scenografo marchigiano, recentemente protagonista di uno degli incontri con proiezione dell’arena Gabbiano di Senigallia. Un personaggio con una lunga carriera alle spalle, diversi riconoscimenti e premi, ma soprattutto che ha collaborato con i più grandi registi italiani, praticamente con lui si ha uno spaccato del cinema degli ultimi 40 anni. L’intervista è in onda venerdì 5 luglio, alle ore 13:10 e alle 20; sabato 6 agli stessi orari e domenica 7 come terza di tre interviste a partire dalle 16:50. Dove? Sempre su Radio Duomo Senigallia-InBlu, ovviamente, sui 95.2 FM. Una versione testuale è presente qui sotto, assieme al player multimediale per ascoltarsi l’intervista in tutta comodità, anche dal cellulare.
Nato nel 1952 a Montefiore dell’Aso, piccolissimo centro in provincia di Ascoli Piceno, Basili si dedica subito all’arte prima all’istituto di Fermo poi all’accademia di Bologna. Dalle prime collaborazioni negli anni ’70 come aiuto scenografo poi passa a firmare le scene per balletti di celebri ballerini e grandi teatri; la carriera poi si sposta sulla direzione della scenografia per vari teatri italiani fino alle collaborazioni con importanti musicisti per i loro videoclip. Parallelamente il lavoro con grandi registi si consolida annoverando nell’elenco di nomi “qualcuno” come Pupi Avati; Marco Bellocchio; Carlo Mazzacurati; Daniele Luchetti; Nanni Moretti; Gabriele Salvatores; Sandro Baldoni; Giuseppe Piccioni; Gianni Amelio; Marco Tullio Giordana; Fabrizio Bentivoglio; Ferzan Özpetek; Giorgio Diritti.
Lei è scenografo di tanti film di successo, ma soprattutto uno dei lavoratori, uno di quelli che rendono davvero possibile la realizzazione dei film e che a volte non vengono nemmeno menzionati, lasciando grandissimo spazio all’attore o attrice di successo, o al regista o al produttore. Ci spiega il legame che c’è che intercorre all’interno di questa filiera cinematografica?
Quando un regista decide di fare il suo film, la prima cosa che fa è procurarsi una troupe cinematografica che collabori con lui. Il gruppo di lavoro è fondamentale, senza un gruppo affiatato che possa recepire il significato artistico di un’opera cinematografica, non si potrebbe fare il film. E’ molto importante. Una delle prime persone con cui ci si confronta è lo scenografo, il production designer che comincia a impostare il film.
Anche quando il luogo in cui vengono effettuate le riprese esiste già?
Il luogo, per esistere, dev’essere scelto. Quindi si fanno ampi sopralluoghi dove si decide di ambientare il film, ma se si deve ricostruire è sempre lo scenografo che propone al regista la strada da percorrere.
Qual è la tendenza oggi?
Nel nostro panorama, nel nostro cinema italiano, oggi la maggior parte lavora in location, cioè si cercano i luoghi ma è un lavoro molto complesso. Anche perché il luogo è fondamentale, soprattutto per alcuni film come quelli in costume. Quindi va fatta una ricerca importante che parte anche sei mesi o un anno prima di incominciare le riprese del film.
Qualche aneddoto?
Mi ricordo con Nanni Moretti, in “Palombella rossa”, prima di decidere la piscina dove si sarebbe girato il film, ne ho viste quasi 300 in tutta Italia e, una volta scelta, l’abbiamo completamente modificata per il racconto. E c’è un lavoro dietro enorme. La stessa cosa per “L’amica geniale”: abbiamo deciso di ricostruire tutto il quartiere Luzzati in una location abbandonata, una vecchia fabbrica in cui abbiamo costruito il nostro set da zero.
Qui viene fuori il suo mestiere: lei è urbanista, architetto, falegname, muratore: immagino che si incrocino tutti questi aspetti, queste abilità…
Io ho una mia squadra, dove ognuno fa il suo lavoro: c’è l’arredatore, l’attrezzista di scena, i costruttori, i pittori di scena. E’ un lavoro di grande équipe, ma tutto sta nel progetto artistico: è ciò che determina il luogo in cui si girerà un’opera cinematografica. Quando io e Saverio abbiamo deciso di ricostruire tutto il quartiere Luzzati, oltre 20mila metri quadri, praticamente il set più grande d’Europa, ci siamo detti che così avremmo potuto inventare un mondo e far capire al pubblico visivamente il passaggio di 50 anni di storia italiana, con le sue trasformazioni. Quando siamo partiti nel 2017 ci siamo posti molte volte questo problema, se girare dal vero in location o ricostruire il luogo, così come in tanti film che ho fatto.
Ce ne dice qualcuno? Sono talmente tanti…
Palombella Rossa, La stanza del figlio, Il caimano di Moretti, Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, i film di Gianni Amelio, o i film di Giorgio Diritti, l’ultimo è Lubo tutto girato in location con un lavoro di ricerca che è durato quattro anni.
Possiamo dire che lei dà realtà a una visione…
Questo è quello che vorrei far capire al pubblico: dietro un’opera cinematografica c’è un lavoro enorme. Tutti i film di qualità si possono fare se hai davanti un regista che pensa molto a questi aspetti, io non potrei fare film in cui dietro non ci sia una grande preparazione. Ho una visione molto personale: faccio fatica a fare televisione, L’amica geniale ha dietro HBO e quindi una casa produttrice molto importante a livello mondiale che ha voluto fare un grande lavoro, vendendola poi a 200 paesi nel mondo. Molti racconti emergono perché c’è qualità e cura visiva.
Un’ultima domanda: quando lei vede sul grande schermo il frutto di tutto questo bellissimo faticoso ma soprattutto entusiasmante lavoro, che effetto le fa?
Ci chiediamo cosa siamo riusciti a fare, spesso è qualcosa che sembrava impensabile quando si discutevano le prime idee. Però quando partiamo, vuol dire che siamo convinti del progetto e diamo il massimo. E non abbiamo dietro una grande pressione produttiva, la qualità viene fuori allora. Dove non c’è un gruppo di lavoro che pensa ai dettagli, la qualità fatica a emergere. L’artista va da solo, mentre il cinema è lavoro di gruppo. E ti circondi di persone di qualità.
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