Crisi fondazione “Città di Senigallia”, Canafoglia: «Riguarda l’intera città ma interessa a pochi»
E’ ancora molto critica la situazione della Fondazione Città di Senigallia. La realtà socio-assistenziale versa in uno stato di difficoltà economica che è solo peggiorato a causa dell’avvertenza con autostrade per l’Italia, ma la sua discesa agli inferi inizia diversi anni fa. Oggi c’è un commissario straordinario a gestirla e a tentare di risanarla, nominato dalla Regione Marche. L’avvocato Corrado Canafoglia, che abbiamo già intervistato a 20 minuti da Leone lo scorso agosto per spiegarci un po’ la situazione (ASCOLTA LA PRIMA E LA SECONDA PARTE), ha presentato i risultati del bilancio d’esercizio 2023 approvati lo scorso 14 ottobre, un bilancio da cui emerge una grave situazione. Il servizio audio che abbiamo preparato è disponibile su Radio Duomo Senigallia mercoledì 30 e giovedì 31 ottobre alle ore 13:10 e alle ore 20, mentre domenica 3 novembre andrà in onda a partire dalle 16:50 (la seconda di tre interviste consecutive). Ma è anche disponibile in questo articolo, cliccando sul tasto play del lettore multimediale, assieme a un breve testo.
La perdita di 36 milioni di euro è riconducibile alla vertenza con Autostrade per l’Italia e alla svalutazione del patrimonio immobiliare della fondazione: come sono andate le cose?
La prima richiesta da parte di Autostrade era di 18,6 milioni, poi siamo riusciti a far ridurre a 14,8 milioni, oltre interessi, ma in cassa, questo è il problema, ne aveva soltanto 8 milioni. In 5-6 anni ha speso 14 milioni, senza contare alcuni mobili che sono stati venduti per far fronte ad esigenze di cassa. Questo denaro andava accantonato, anche perché c’era la percezione che questa causa si poteva perdere. Il Cda era chiaramente consapevole di tutto questo.
Come sono stati spesi questi 14 milioni e rotti?
Sono stati spesi per coprire le perdite di bilancio, l’appalto di istituzione delle due palazzine per oltre 7 milioni e mezzo, l’acquisto del musinf per oltre un milione e mezzo, 200 mila euro per gli orti del vescovo, nonché l’elargizione le sponsorizzazioni di dubbia utilità per l’ente, stiamo parlando di 300 mila euro a figli, amici, conscienti, cugini, sorelle, per mostre di, non stiamo parlando di Mario Giacomelli, stiamo parlando di soggetti personali. Hanno finanziato delle sfilate di moda, un po’ di tutto.
Dopo un primo pagamento, come si è conclusa la trattativa con Autostrade?
Abbiamo dato 7 milioni e li abbiamo tenuti tranquilli, trattenendo un milione e mezzo per non cadere. Verranno venduti alcuni beni entro il 2024 per poter restituire un ulteriore milione. A fine anno il debito sarà di 6,8 milioni, oltre interessi.
Nelle soluzioni prospettate a Società Autostrade c’è stata anche la suddivisione dei beni della Fondazione in strategici e non.
Abbiamo individuato degli immobili non strategici, la cui vendita non ci butta per terra. Il bilancio della Fondazione si regge con le rette della residenza per anziani e con gli introiti di alcuni terreni e della palazzina sopra il Saladino. Abbiamo fatto capire che questi immobili ci servono per mantenerci, abbiamo le due palazzine, poi l’edificio dove viene esercitata la scuola di musica e quella della comunità Nilde Cerri. Tutto il resto è da vendere.
Su tutta questa situazione insiste anche una forte svalutazione del patrimonio immobiliare: come siamo arrivati a 21 milioni di svalutazioni?
La Cassazione è entrata nel valore delle aree fabbricabili e di quelle delle aree limitrofe. Da lì ci siamo accorti di valori sballati. L’area fabbricabile di via Cellini era stata inserita a bilancio per 8 milioni 839 mila euro. Oggi siamo arrivati a 2 milioni 640 mila euro. L’area di via Arceviese era valutata a 5 milioni 968 mila euro: noi l’abbiamo valutata un milione. La palazzina Sud, dove sono 17 posti, è messa a bilancio 6 milioni e 600 mila euro. La sua ristrutturazione è costata, a posto letto, 352 mila euro. Oltre 3 volte in più della sanità pubblica. Senza considerare che la terra era di proprietà della fondazione, senza considerare che l’immobile c’era. La gravità di questo fatto è che quella palazzina, con 17 posti letto. Sono solo esempi.
Tra gli immobili non strategici, quindi da vendere, rientra anche il Musinf, l’area dove è stato costruito il nuovo monoblocco dell’ospedale di Senigallia, il palazzo del laboratorio analisi, le proprietà degli orti del Vescovo, altri appartamenti e locali sparsi tra Senigallia e i comuni limitrofi. E se non bastasse?
Un piano c’è: stiamo aspettando delle risposte dalla regione su un progetto importante che è la casa della comunità e l’ospedale della comunità. Ma io sono abituato a mettermi tanti paracadute e già siamo pronti con altre 8-10 ipotesi. C’è l’accorpamento dalla palazzina sud alla palazzina nord, con un progetto di partenariato pubblico-privato; c’è l’ipotesi di innalzare la remuneratività dell’ospitalità con una RSA o un RP per demenze, che ci dà degli incassi diversi. Allora guadagnando qualcosa in più abbiamo la possibilità, piano piano, di trovare la soluzione. Dobbiamo contare principalmente sulle forze della Fondazione e sperare appunto che gli enti ci diano una mano, parlo della Regione, quantomeno in termini di autorizzazioni.
Cosa significa mettere in liquidazione l’ente?
Ospitiamo 59 anziani, 10 alluvionati, i disabili della cooperativa al volo sono circa 30. Punto distribuzione di raccolta di beni di prima necessità gestiti insieme a Stracomunitari sono oltre 200 famiglie in difficoltà economica. Poi c’è la scuola di musica Bettino Padovano con oltre 400 studenti. La comunità protetta Maria Nilde Cerri ha oltre 20 malati psichiatrici gravi. Abbiamo un progetto con la fabbrica dei sogni nell’area a fianco del seminario con oltre 100 famiglie di disabili. Poi abbiamo i dipendenti non sono solo i nostri, ma anche tutti i dipendenti di questi enti che lavorano.
La città è interessata alla situazione della fondazione?
Molto poco. Soltanto chi viene lì, chi entra dentro, le famiglie che entrano dentro lo sono. Sono oltre 1000 famiglie che entrano in contatto con la fondazione. Noi costituiamo un’importante colonna dei servizi sociali di questa città. Se saltiamo, sarà un problema non solo per la fondazione ma per la gestione dell’intero sistema sociale.
Qual è la posizione del Comune? Ecco le parole del sindaco Massimo Olivetti.
La situazione è molto complessa, noi auspichiamo che si possa prorogare la gestione, ci confronteremo con la Regione, credo che la Regione decida un attimino di continuare questa situazione e che possa in qualche modo poi permetterci di tornare ad avere quantomeno la nomina da parte del CDA, quindi che si possa uscire un po’ dalle acque. Indubbiamente i dati sono complessi, ma confidiamo molto nella professionalità dell’attuale Commissario che credo avrà difficoltà, ma riuscirà a risolvere questa matassa. È ovvio che prima lui riuscirà, prima noi potremo riappropriarci quello che è la possibilità, semplicemente la nomina, non di più, però almeno saranno dei rappresentanti che in modo indiretto rappresentano comunque la collettività. Questi sono dati che vengono trasferiti in Regione, mi auguro che non decida per la cosa peggiore.
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