Skip to main content

«Dopo il covid siamo più individualisti, meno spontaneo incontrarsi». L’audio-intervista al parroco “di paese” don Emanuele Lauretani

don Emanuele Lauretani
don Emanuele Lauretani
don Emanuele Lauretani

L’ultima intervista ai parroci coinvolti nel trasferimento e nel cambio di parrocchie in questo settembre 2024 riguarda don Emanuele Lauretani; si è votato sin da giovane al percorso di fede che l’ha poi portato a essere guida spirituale di diverse parrocchie e realtà della diocesi senigalliese. Ecco l’estratto della sua intervista andata in onda lunedì 26 e martedì 27 agosto 2024, in replica anche domenica 1° agosto, su Radio Duomo Senigallia all’interno dell’ormai noto programma “Venti minuti da Leone”.

Partiamo dal principio: chi è don Emanuele Lauretani?
Lasciamo da parte nascite e battesimi, sono cresciuto a Chiaravalle dove si erano trasferiti i miei genitori. Poi ho frequentato il seminario a Roma; sono diventato prete a 25 anni e sono passati altri 29 anni di sacerdozio.

Che parrocchie hai guidato?
Ho svolto servizi in seminario prima di divenire viceparroco al Portone; poi sono stato parroco a Castel Colonna e Ripe, nel 2012 sono arrivato a Serra de’ Conti, e in seguito si sono aggiunte le parrocchie di Piticchio, Montale, Montefortino. Nel 2017 sono stato nominato parroco a Mondolfo e Ponte Rio di Trecastelli. Tutte parrocchie “di paese”, devo dire, ma mi hanno permesso di incontrare tante realtà.

E adesso?
Per me arrivare a Marzocca e Montignano rappresenta una nuova pagina, forse Montignano è più parrocchia di paese come le altre in cui mi sono trovato, ma già Marzocca è più di città.

Che attività si possono proporre?
Ho sempre cercato di avere attenzione alle famiglie, sia agli adulti come primi destinatari del Vangelo, e poi perché hanno la missione educativa dei giovani oltre che di sostegno reciproco. 

Com’è cambiato l’approccio delle famiglie, e degli adulti in particolare?
Beh, il covid ha chiuso in un individualismo le persone, che ha reso meno spontaneo il vedersi insieme. I giovani invece sono più impegnati e propensi quindi a esperienze forti e dilazionate nel tempo, con condivisione di due o tre giorni. Ha quindi meno fortuna la proposta del giorno settimanale di ritrovo. La quotidianità è diventata più di corsa, un po’ per tutti, anche per gli adulti ovviamente.

Come cambia quindi la proposta che la Chiesa lancia all’esterno?
Ogni messaggio arriva tramite esperienze concrete, le parrocchie sono luoghi di festa a 360 gradi, di convivenza, condivisione della mensa, in cui si narra la propria vita dove ci si accorge della presenza di Cristo. Le sacre scritture sono quindi la bussola per il nostro percorso.

Sei anche nell’organizzazione degli eventi per il giubileo 2025. Con che ruolo?
Sono il referente della diocesi di Senigallia, tengo i rapporti con la congregazione per l’evangelizzazione che si occupa dell’organizzazione del giubileo della speranza. Inizierà la vigilia di natale di quest’anno, avrà una celebrazione centrale a Roma, ma ci sarà anche a livello locale una parte con celebrazioni nelle chiese giubilari in questa zona. “Pellegrini di speranza” è il titolo di questo momento, un giubileo ordinario di cammino per recuperare la rotta e le forze umane che si uniscono alla croce e allo spirito santo. Ma anche speranza di fraternità.

In che modo la comunità della diocesi senigalliese verrà coinvolta?
Beh, sicuramente col pellegrinaggio a Roma ma anche con la voglia di rinascere, di riconciliarsi con Dio, con se stessi, con gli altri. Il giubileo vuol dire tutto questo, senza una logica schiacciata nell’oggi ma al contrario con una prospettiva che guarda all’orizzonte con speranza, con fiducia, e che lo fa insieme.

A proposito di pellegrinaggi e percorsi, qui a Senigallia si sta predisponendo l’Iter Suasanum…
E’ nata proprio a Mondolfo l’idea di questo percorso, perché si è capito che c’erano le risorse per proporre un cammino giubilare all’insegna della fruibilità per tutte le persone, soprattutto per coloro che hanno altre lingue, altre culture, altre abilità, e quindi sotto il segno dell’inclusione. Iter Suasanum perché si sviluppa lungo la valle del Cesano, con le sue antiche testimonianze di cristianesimo nella zona. Abbraccia Mondolfo, Corinaldo e Castelleone di Suasa. La caratteristica sarà l’accessibilità a 360 gradi.

Tra le altre sensibilità a cui la Chiesa ha in qualche modo ridato slancio c’è anche quella all’ambiente: come?
Seguo l’iniziativa sulle comunità energetiche per la diocesi tramite un progetto, “Fratello Sole”. Per farla breve, con questo enti e famiglie si mettono in rete per produrre e consumare energia rinnovabile: viene prodotta e immessa in questa rete grazie ai pannelli fotovoltaici acquistati tramite bandi e finanziamenti. Ora siamo solo all’inizio del cammino, a Marzocca e Montignano, insieme alla parrocchia di Marina di Montemarciano. Siamo allo stadio embrionale ancora, ma la direzione è questa.

Segui La Voce Misena sui canali social FacebookInstagramX e Telegram.