Dal consiglio delle Marche una legge contro il trasformismo politico. Ruggeri (M5S): «Basta cambi di casacca» – L’INTERVISTA AUDIO
E’ stata recentemente approvata all’unanimità dal consiglio regionale delle Marche una proposta di legge contro il trasformismo politico, contro i cambi di casacca dei consiglieri e delle consigliere una volte eletti o elette. La prima firmataria è Marta Ruggeri, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale, e come avrete capito è lei l’ospite di oggi di “20 Minuti da Leone” che torna quindi a occuparsi di politica. L’intervista sarà in onda su Radio Duomo Senigallia-In Blu (95.2 FM) oggi, venerdì 21 giugno, alle ore 13:10 e alle ore 20; sabato 22 agli stessi orari; infine domenica 23 a partire dalle ore 17:15 circa. L’audio dell’intervista è disponibile anche in questo articolo, cliccando sul tasto play del lettore multimediale, mentre chi vorrà potrà proseguire con la lettura.
Partiamo dall’inizio: da chi è arrivata questa proposta di legge?
E’ una mia iniziativa. Il gruppo consiliare del Movimento 5 Stelle ha perso quasi subito una sua consigliera eletta, passata prima al gruppo misto e poi in quota Lega, essendo state elette in due, ciò ha significato diversi problemi. Ma sul tema si è registrata una convergenza dei vari gruppi politici, per cui insieme si è trovato un deterrente, ispirato a norme già introdotte nel regolamento del Senato.
Cosa prevede dunque la legge per il consiglio regionale delle Marche?
Chi cambia casacca, chi cambia il partito in corsa, tradendo quindi il mandato avuto dagli elettori, e fa parte dell’ufficio di presidenza dell’assemblea consiliare o è all’interno delle commissioni consiliari permanenti come presidente o vicepresidente, decade da quel ruolo. Quindi non si va a intaccare il vincolo di mandato che è tutelato a livello costituzionale, ma è una formula che dovrebbe spingere i colleghi a essere più responsabili.
Facciamo un esempio
Una persona, che è stata eletta nel partito X, ha intenzione di cambiare partito – e di solito lo si fa per motivi politici personali – ma a quel punto se ha uno di questi due ruoli che danno prestigio politico ma anche un’indennità di funzione economica, dovrà pensarci bene per non decadere da quei ruoli. Sono quindi libera di cambiare partito, ma so che ci sarà una conseguenza.
E secondo voi è sufficiente?
E’ un piccolo deterrente. Per molti è un vero e proprio tradimento, ma non si può fare ciò che i cittadini chiedono, cioè che se uno è serio e cambia partito dopo le elezioni dovrebbe dimettersi e poi ripresentarsi alle prossime elezioni con l’altro partito. Non lo si può fare in consiglio ma nemmeno in parlamento, quindi questa proposta porta a casa un risultato ed è la prima di un consiglio regionale. Le Marche fanno scuola e il M5S lo sta proponendo anche in altre regioni.
L’idea è stata accettata anche dagli altri partiti?
Sì, io sono la prima firmataria ma anche gli altri colleghi di tutti i partiti hanno firmato l’atto. E’ una bella soddisfazione per me e per il movimento, ma anche per l’intero consiglio regionale delle Marche.
L’ispirazione deriva dalla vicenda della consigliera Lupini ma anche da Santarelli?
Naturalmente sì, le due vicende si sono sovrapposte, però alla fine Santarelli non ha cambiato partito, si parlava di cambiare posizionamento politico all’interno del consiglio passando dall’opposizione alla maggioranza, cosa poi non è avvenuta. Si parlava di imminente passaggio in Forza Italia e poi Lega, ma non è avvenuto nulla alla fine, mentre Lupini prima è passata al gruppo Misto e poi alla Lega. Ma anche tre consiglieri della Lega sono passati al gruppo Misto. Tutto ciò crea scompiglio all’interno di un’istituzione che tutti dovremmo rappresentare con onore. E’ una brutta immagine alla comunità marchigiana.
Quali i motivi costituzionali che ostacolano un provvedimento più deciso contro i cambi di casacca?
Spesso sono motivi di tornaconto personale ed elettorale, ma la Costituzione prevede anche i casi in cui il partito cambi un po’ linea e l’eletto non si riconosca più nella nuova linea politica, per cui ha diritto a rimanere in consiglio regionale o in parlamento e al budget per pagare gli assistenti con cui porta avanti il lavoro per scrivere le leggi o studiare gli atti.
Buon risultato o occasione persa?
Per me è un buon risultato raggiunto, anche perché a un certo punto sembrava che non si potesse arrivare a nulla qui nelle Marche. Posso dire di essere soddisfatta.
La collaborazione nel consiglio regionale delle Marche tra il Movimento 5 Stelle con il Partito Democratico può essere letta come una cooperazione del centrosinistra o anche qui ci avviciniamo al trasformismo politico?
Già dall’insediamento annunciai il modo di operare di basarsi su temi e programmi, senza pregiudizi. Ecco perché abbiamo votato a favore di atti anche della maggioranza. Di certo dopo quattro anni, M5S e PD si sono avvicinati anche perché un’opposizione divisa incide ancora meno.
Si potrà avere un matrimonio più strutturato tra Pd e 5Stelle?
Già adesso collaboriamo molto bene e ci passiamo gli atti per una sottoscrizione prima di presentarli. Al netto delle sfumature, da parte di entrambi c’è la massima volontà di convergere. Di alleanze certe però faccio fatica a parlare, ne discuteranno i coordinatori regionali Giorgio Fede e Chantal Bomprezzi.
A livello nazionale? Si potrà mai arrivare a un unico soggetto di centrosinistra?
Credo sia difficile, perché è anche giusto che Pd e 5 Stelle mantengano la propria identità. Non credo ci sarà una fusione. Ma la collaborazione su un programma chiaro per gli elettori e andare insieme compatti, un po’ come fa il centrodestra, è già in essere.
Però con il PD ci sono vari temi su cui le posizioni sono divergenti, per esempio pace e riarmo…
Sì, anche se devo dire che anche all’interno del Pd c’è sensibilità al tema: Mangialardi ha sottoscritto più atti del M5S per chiedere il “no” all’invio di armi o porre al centro di qualsiasi politica il tema della pace. I miei otto colleghi del PD hanno sempre tutti sottoscritto testi di questo tipo nel consiglio regionale. Ma a livello nazionale ed europeo il Pd ha votato a favore dell’invio delle armi mentre il Movimento 5 Stelle no.
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