Conoscere la violenza sulle donne
Non è passato tanto tempo della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne ma, come accade spesso, finita la giornata, spenti i riflettori. Se non fosse che da quella data, sono state uccise altre donne in Italia. Abbiamo interpellato la dottoressa Simona Cardinaletti, psicologa psicoterapeuta di formazione sistemico relazionale, dal 2000 al 2021, responsabile della “casa rifugio Zefiro” gestita prima dalla cooperativa La Gemma e dal 2018 dalla cooperativa Polo9.
Cosa bisogna evitare, pensando alla Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per non cadere nelle frasi fatte, nella retorica, in analisi che non aiutano ad una vera comprensione di questo fenomeno?
Intanto bisogna ricordarsi che la violenza alle donne non è un fenomeno che si verifica solo il 25 novembre. Ci si concentra sempre e solo sulle vittime, dipingendole come deboli, impotenti, sconfitte. Si utilizza il termine donne vittime, in cui il termine vittime diventa l’aggettivo che le descrive invece che donne vittimizzate dalla violenza. Ci si dimentica che il problema della violenza alle donne, riguarda gli uomini. E’ un problema culturale che riguarda tutti, che fonda le sue radici negli stereotipi di genere.
Se dovesse indicare almeno tre ‘ingredienti’ che favoriscono comportamenti e stili violenti contro le donne, quali indicherebbe?
1- Confondere la violenza nelle relazioni d’intimità con il normale, naturale e sano, conflitto di coppia.
2 – Considerare naturale che le donne sono nate per sacrificarsi a favore della famiglia, alla cura degli altri a scapito di se stessa
3 – Giudicare i comportamenti di uomini e donne con metri diversi
Esiste una sorta di corresponsabilità delle donne nel non affrontare seriamente il problema?
Non credo si possa parlare di corresponsabilità, quanto di adesione ad un modello culturale che le vede le prime responsabili nel far funzionare le relazioni. Le donne vittimizzate…
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A cura di Laura Mandolini