Cinquant’anni per cinque: incontriamo don Giancarlo Giuliani
Cinque preti festeggiano quest’anno il loro cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale. Il 1971, infatti, seppur in date diverse, era stato particolarmente ricco di vocazioni e i ‘magnifici cinque’, nel tempo, hanno saputo donare alla nostra chiesa locale una presenza significativa. Forse perché il loro essere preti è iniziato in una stagione ecclesiale particolarmente vivace, il Concilio Vaticano II era finito da poco, la stessa identità sacerdotale tradizionale era stata fortemente interpellata dalle istanze sociali. E loro, ognuno con il proprio carattere, hanno vissuto con entusiasmo i primi passi di ministero. Abbiamo incontrato don Giancarlo Giuliani.
Don Giancarlo, qual è il ‘grazie’ più convinto per questi cinquanta anni di sacerdozio?
Dopo cinquant’anni di servizio presbiterale i grazie convinti sono veramente tanti: a Dio ed alla Chiesa ed ai suoi pastori; alla mia famiglia, genitori e fratelli con tutta la coorte di nipoti ed anche pronipoti che sempre mi hanno sostenuto discretamente; a tutte le comunità in cui ho prestato servizio, fatte di persone concrete con nomi, volti e sorrisi. Ma il ringraziamento speciale lo voglio dare ai miei confratelli preti, compresi quelli di cui non ho condiviso opinioni e scelte. Ma sono stati la squadra con cui ho giocato la partita della vita intera, la costruzione del Regno di Dio a Senigallia e dintorni. Ma fra di essi in modo speciale e convinto a quel piccolo gruppo che, ispirato alla spiritualità di San Charles de Foucauld, ha saputo ritrovarsi per cinquant’anni, settimanalmente, attorno alla Parola di Dio, con cui confrontare la vita e l’azione pastorale. In questi ultimi anni ci incontravamo all’Opera Pia dove alcuni erano ospiti,iversi ci seguivano ormai dal cielo. Ha chiuso i nostri incontri il Covid. è stato un cammino sulla Parola, sulla essenzialità, sulla concretezza di Nazareth, sull’amore ai poveri e agli ultimi, sulla fraternità universale. Per far comprenderne l’incisività: su una decina di preti che partecipavano, quattro sono stati preti operai e tre siamo stati in missione, tutti sul fronte attivo della pastorale vicina alle persone.
Tanti tasselli pastorali, tra piccoli centri, grandi parrocchie, diocesi e mondo: qual è il filo rosso?
Questa domanda per me è facile: la Parola di Dio. Sull’onda del dopo Concilio insieme a tanti ho condiviso l’essenzialità della Parola che illumina, riscalda e conduce. Perché Dio ha scelto di darci e di essere la Parola. La parola costruisce la conoscenza e la libertà; non dà regole esterne ma suggerisce dall’interno le scelte di vita. Solo una comunità che ascolta direttamente e cerca di comprendere la parola può essere veramente adulta. E questo è il tempo. In tutte le comunità ho sempre cercato occasioni e modi per leggere insieme la Parola: le letture della liturgia domenicale,il cammino delle Comunità di Ascolto, la lettura continuata di libri della Bibbia, la conoscenza dei personaggi evangelici minori; modalità e tecniche diverse con l’unico intento di assaporare e nutrirsi della Parola. Ed è per portarla “fino ai confini del mondo” che ho chiesto di dedicarequalche anno di ministero alla missione apostolica in Burundi.
Un impegno intenso tra le fragilità umane (Caritas ed ospedale): cosa insegna?
L’insegnamento evangelico, la prospettiva del Concilio Ecumenico Vaticano II e Charles de Foucauld fratello universale mi hanno sempre spinto verso l’attenzione agli ultimi ed ai poveri. In quest’ultima parte di vita, me ne è stato affidato l’incarico pastorale: da dieci anni in Caritas e da cinque ad accompagnare il ministero del cappellano dell’Ospedale. Servizio intenso e coinvolgente per permettere alla chiesa di essere vicina a chi soffre. Come ha fatto Gesù. Anche se ora le regole anti – Covid non ci permettono di visitare quotidianamente i malati in Ospedale, rimane sempre un servizio speciale di prossimità. La nostra Caritas diocesana, comprendendo in questo anche le Caritas parrocchiali, svolge un’opera veramente straordinaria: l’assistenza a tante persone e famiglie; l’accoglienza breve o prolungata nel tempo; il lavoro offerto attraverso la Cooperativa Undicesimaora, soprattutto nella Falegnameria e negli Orti Solidali; Casa Stella con le famiglie ospitate; il magazzino Rikrea con la possibilità di riciclare cose e ricostruire persone. Il mio servizio in Caritas è soprattutto quello di accompagnare gli operatori ed i volontari e mi permette di constatare quante belle persone si mettono con professionalità e passione a servizio degli altri. è una ricchezza grande e bella della nostra comunità. In questi tempi difficili per la Chiesa che deve trovare nuovi modi di evangelizzazione, la solidarietà permette di coinvolgere persone e gruppi in una testimonianza evangelica che realizza l’invito di Gesù allo scriba di imitare il samaritano: “ Va’ e anche tu fa’ lo stesso!”
Un desiderio forte per la Chiesa universale e diocesana…
Questo piccolo gruppo che celebra il cinquantesimo di presbiterato ha iniziato il suo ministero dando corpo alle istanze del Concilio; ora ad un altro snodo della vita ecclesiale io faccio l’augurio che le tante belle energie del nostro presbiterato diocesano, fatto di preti anziani, maturi e giovani sappia interpretare questo tempo. Come diceva Gesù a proposito del passaggio dalla concezione ebraica a quella cristiana del Regno di Dio: “ Ogni scriba, divenuto discepolo del regno di Dio estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche”.