Chiesa: tra le pieghe dell’estate, le domande inevitabili, senza quasi alcuna risposta
La vivacità di tante proposte a misura di giovani, con tutto il corollario bellissimo di volti freschi e grandi entusiami (camipiscuola, campi scout, Gmg, Destate la festa, oratori ecc.) farebbe ben sperare. Se non fosse che gli impietosi numeri che fotografano il rapporto sulla frequenza religiosa in Italia, resi noti da poco, fanno un certo effetto, anche un po’ deprimente. O forse no, forse abbiamo bisogno di questo bagno di realtà che finalmente possa aprirci gli occhi, ad ogni livello.
Partiamo dall’indagine multiscopo dell’Istat, svolta su un campione ampio e rappresentativo di popolazione italiana sul 2022. Il 31 per cento della popolazione dichiara di non aver mai messo piede in un luogo di culto l’anno scorso. All’indagine hanno risposto direttamente persone maggiori di 14 anni, mentre per i minori dal 6 ai 13 anni la risposta è stata data dai genitori. Solo il 19 per cento della popolazione in Italia è praticante e va a messa o ad altre celebrazioni. Il primo dato che balza agli occhi è che la frequentazione della Chiesa è la più bassa che sia mai registrata nella storia del nostro Paese. Negli ultimi 20 anni (dal 2001 al 2022), il numero dei praticanti regolari si è quasi dimezzato (passando dal 36 al 19 per cento), mentre il numero di persone che non vanno in Chiesa è raddoppiato (si è passati dal 16 al 31 per cento). Il secondo dato che colpisce, e forse anche più importante, è che il calo ha riguardato in modo particolare i giovani dai 18 ai 24 anni e gli adolescenti (14-17 anni). Negli ultimi 20 anni la pratica religiosa ha registrato un calo di oltre due terzi per quanto riguarda i giovani e gli adolescenti, a fronte di una riduzione del 50 per cento dei praticanti tra adulti e del 30 – 40 per cento tra la popolazione anziana.
Serve allora tutto l’impegno per proposte a misura di ragazzi, ragazze e giovani? Più necessario che mai e specialmente in questo deserto di relazioni significative sociali in cui vivono. La trappola sta nel proprio nel fatto che queste esperienze non mettono profondamente in discussione tutto il resto. Che infatti, a parte qualche coraggioso tentativo, va avanti come sempre.
Basterebbe chiedersi, si fa per dire, perché questi appuntamenti sembrano funzionare ed il resto no, pur coinvolgendo una parte minoritaria dei giovani? Nei gruppi Acr, negli scout, nelle esperienze oratoriali si partecipa indipendentemente dal senso di appartenenza alla comunità cristiana, dalla Messa domenicale, da un semplice sentore di spiritualità. Si va perché sono esperienze belle, in cui si sta insieme, in cui gli amici fanno la differenza e in mezzo a tanta banalità si è toccati sul serio da percorsi impegnativi, ma entusiasmanti. E non è detto che si colga tutto, anzi. Quanta fatica, ogni anno di più (chi accetta di vivere questo servizio lo sa bene) a fare i conti con tanta complessità, senza dimenticare come gli stessi capi, educatori, animatori sono spesso essi stessi molto poco affezionati alla chiesa e inseriti nelle stesse dinamiche.
Allora?
Siamo solo all’inizio di quanto il papa definisce ‘cambiamento d’epoca’, nemmeno la categoria del ‘secolarismo’ (che ha inondato il Nord Europa e che da tempo è arrivato anche qui, seppure facciamo finta di non vedere) basta più per tentare di comprendere la contemporaneità. Qui in gioco c’è l’insignificanza, proprio mentre tocchiamo con mano quanto la spiritualità sia elemento vitale, insostituibile ed intrinsecamente umano, di cui nessuno può fare a meno, in qualunque modalità questa si espliciti. Proprio quando il mondo arranca e ha smesso di credere nell’onnipotenza dell’uomo, visti i continui fallimenti e le sfide di ogni tipo a cui siamo sottoposti, il Vangelo di Gesù Cristo è qualcosa di straordinariamente liberante e necessario. Ma è la presunzione del copyright sul prodotto, da parte di troppa chiesa, a renderlo invisibile, se non inesistente, per tantissime vite giovani e non solo.
Già rendersi conto, non solo a parole, di tutto questo abiliterebbe ad un’umiltà ecclesiale profonda e ci metterebbe al riparo dai troppi fondamentalismi, anche cattolici, che nei tempi di gravi crisi trovano terreno fertile. Che poi, a leggerlo bene, il Vangelo aveva già previsto tutto!
Laura Mandolini
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