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Autonomia differenziata: cos’è e quali criticità ha sottolineato la Corte costituzionale tra ricorsi e referendum

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L’attualità e la politica vanno di pari passo nella nuova puntata di “Venti minuti da Leone”, il format che Radio Duomo Senigallia ha lanciato per conoscere il passato, approfondire il presente e dare uno sguardo a ciò che ci aspetta poco più avanti. Con Antonio Cantaro – professore di diritto costituzionale all’Università di Urbino “Carlo Bo” nonché fondatore della piattaforma fuoricollana.it dove ci sono contributi e focus per approfondire la materia – parliamo della cosiddetta autonomia differenziata, provando a rendere più comprensibili termini e concetti che in realtà hanno un alto grado di complessità. L’intervista sarà in onda venerdì 22 e sabato 23 novembre alle ore 13:10 e alle ore 20 su Radio Duomo Senigallia (95.2 FM); un’ulteriore replica ci sarà domenica 24 a partire dalle ore 16:50 (la terza di tre interviste, indicativamente verso le ore 17:25). In questo articolo troverete solo alcuni concetti chiave ma cliccando sul tasto “riproduci” del lettore multimediale potrete ascoltare l’audio integrale.

Partiamo proprio della base: cos’è l’autonomia differenziata?
E’ la possibilità riconosciuta alle regioni di godere di maggiori competenze legislative rispetto a quelle di norma loro attribuite dalla Costituzione. Si tratta di un tema ovviamente delicatissimo, c’è il rischio che l’autonomia differenziata, malamente intesa e implementata, diventi la leva per dar vita a un paese con 20 diversi sistemi scolastici se parliamo di istruzione, 20 diversi modi di intendere e garantire il diritto sociale allo studio. E lo stesso vale per il sistema sanitario, per il diritto alla salute e per tanti altri diritti. 

Da dove nasce questa possibilità per le regioni?
Lo prevede come ipotesi eventuale, circoscritta però ad alcune materie, l’articolo 116 comma 3 della Costituzione: si dispone che ulteriori condizioni di autonomia rispetto a quelle previste, possono essere attribuite con legge dello Stato su iniziativa di una regione interessata. Ma, e questo è un punto cruciale, nel rispetto dei principi di solidarietà economica e finanziaria per i territori con minore capacità fiscale e dei principi di uguaglianza e coesione sociale su tutto il territorio nazionale.

Come si decide la ripartizione delle competenze tra lo Stato e le regioni?
Ci sono delle regole, la prima regola è che lo Stato ha competenze legislative esclusive in quelle materie senza le quali l’Italia non sarebbe più un paese sovrano, uno e indivisibile: politica estera, difesa, ordine pubblico, cittadinanza, previdenza sociale, tutela dell’ambiente, dei beni culturali e così via. La seconda regola è che le regioni hanno solo in alcune materie una competenza legislativa che però è concorrente con quella dello Stato: materie come tutela della salute, alimentazione, ordinamento sportivo, protezione civile e così via. In queste materie in cui è concorrente la competenza, rimane allo Stato la titolarità in ordine alla determinazione dei principi fondamentali della materia, solo a quel punto interviene la possibilità che siano concesse alle regioni, a statuto ordinario, condizioni particolari di autonomia. 

Quali materie possono passare alle regioni senza rischiare di creare disuguaglianze?
Le materie che vengono richieste soprattutto dalle regioni del nord sono moltissime, addirittura 23. Si può devolvere una funzione specifica, per esempio nell’istruzione potremmo pensare alla gestione di una parte del personale scolastico, ma non è possibile devolvere interamente la materia, perché si darebbe vita a diverse figure di insegnanti e a programmi di studio radicalmente differenti da regione a regione. Per quanto riguarda materie come la tutela dell’ambiente o la tutela dei diritti culturali, è infatti del tutto irrazionale ipotizzare una normativa che sia valida solo all’interno dei confini regionali, se quella disciplina vuole essere efficace. 

Su questo è intervenuta poi la sentenza della Corte Costituzionale...
La Corte sicuramente non ha bocciato interamente la legge, però non è vero che si è limitata a smontare semplicemente alcune criticità, ne ha contestato proprio gli obiettivi di fondo: la Corte ha detto chiaramente che l’autonomia differenziata deve essere interpretata nel contesto della forma di Stato italiano, non per cambiare la forma di Stato sociale e regionale che è caratteristica del nostro Ordinamento. Ha indicato ben 7 profili di incostituzionalità della legge Calderoli e la necessità di ricorrere all’interpretazione conforme alla Costituzione di numerosi altri profili.

C’è secondo lei un rischio di tenuta sociale per il paese?
Dobbiamo essere onesti: il paese già oggi è profondamente ingiusto con i giovani, con i più bisognosi, con tutti coloro che vivono nelle zone intermedie, appenniniche, nelle periferie delle città, è ingiusto e arrogante con la parte più unica, sana e vitale. La legge del ministro Calderoli mette un po’ il bollo a queste profonde diseguaglianze: quale maggiore rischio per la tenuta sociale di un paese in cui esistono cittadini di serie A e cittadini di serie B?

Adesso facciamo qualche passo in avanti, come si risolve questa situazione?
Dopo la decisione della Corte dovranno essere riviste alcune parti della legge Calderoli. Sarebbe nell’interesse di tutti e nel rispetto della legalità costituzionale che l’attuale maggioranza parlamentare lo facesse con il concorso delle opposizioni, purtroppo le scene che abbiamo visto evocano ancora una profonda lacerazione. Si tratta di riscrivere la legge correggendo profondamente i numerosi punti che sono stati contestati.

E il referendum? E’ ancora valido?
Il referendum abrogativo popolare attualmente è ancora in bilico perché si attende l’intervento del Parlamento dopo le indicazioni della Corte Costituzionale. Poi ci sarà la Corte di cassazione che dovrà dire se il referendum rimane in piedi o se il quesito va riformulato in base alle nuove indicazioni parlamentari. Ma la cosa non finisce qui, perché poi comunque il giudizio sull’ammissibilità del referendum torna alla Corte Costituzionale.

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La locandina dell'evento sull'autonomia differenziata del 26 novembre 2024 a Urbino
La locandina dell’evento sull’autonomia differenziata del 26 novembre 2024 a Urbino