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‘Appena’ quattro ore in più: il tempo del gioco d’azzardo ed il coraggio di un’Amministrazione

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Sale slot aperte per più ore anche a Senigallia. Questa la richiesta, inserita in una delibera di Consiglio, per modificare il regolamento comunale per la prevenzione e il contrasto al gioco d’azzardo, da parte del Consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Marcello Liverani. Le opposizioni consiliari, in primis il Partito democratico e Diritti al futuro, denunciano la gravità della proposta e il capogruppo Pd in Consiglio dice: “Con un colpo di mano, il consigliere Liverani vuole aumentare le fasce orarie di funzionamento di questi apparecchi da 12 a 16 ore. La giustificazione? Si fa così anche altrove”.

Il consigliere proponente risponde ricordando che «la Costituzione sancisce il diritto al lavoro senza discriminazioni. Chi gestisce le sale slot fa un lavoro». Cita poi la legge regionale. «Dice che ogni Comune può apportare riduzioni di orario ma devono essere garantite 12 ore minime di lavoro, anche spezzate. Tutti i Comuni marchigiani, mediamente, hanno orari di apertura che vanno dalle 15 alle 18/19 ore giornaliere. Senigallia attualmente ne ha 12, questo penalizza i gestori delle sale slot di Senigallia che vedono andare i propri clienti nei Comuni vicini, dove appunto vige un regolamento con più ore rispetto a Senigallia. Con il nuovo regolamento Senigallia passerà dalle 12 ore attuali a 16, quindi 4 ore di più per adeguarsi alla media marchigiana. Tutto il resto del regolamento non cambia».

Niente da eccepire. In fondo, si chiede di applicare una legge, di venire incontro alle esigenze degli esercenti delle sale slot, di renderne più comoda la fruibilità per i clienti. Ma come non pensare alle motivazioni che portarono a regolamentare ‘al ribasso’ l’orario di apertura?
Anno 2015, nemmeno un’era fa, quando Senigallia dice no alle slot machines e più in generale al gioco d’azzardo attraverso una campagna di sensibilizzazione promossa da un gruppo di amici di Mattia Mastrogiacomi, il giovane 34enne morto nell’aprile di quell’anno in seguito alla ludopatia che non gli ha dato tregua. Dal giorno della tragedia, che ha profondamente scosso tutta la comunità, era iniziato un movimento partito dal “basso”, erano state tante le iniziative per sensibilizzare sul fenomeno. L’ultima, in ordine di tempo, era stata la realizzazione di una maglietta con la scritta “Zero slot” che campeggiava in tutti i principali locali frequentati dai giovani e che veniva indossata da tanti ragazzi  e ragazze, dai titolari dei locali stessi. Un modo netto per diro “no” al gioco d’azzardo e alle slot machine.

Quattro ore in più cosa vuoi che siano, chi vuole giocare lo farebbe comunque. Li immaginiamo già i commenti, il sarcasmo, l’ennesima polemica che guarda il dito e ignora la luna. Ci piace invece immaginare un’Amministrazione coraggiosa nel dare ‘piccoli’ segnali di discontinuità rispetto al ‘così fanno tutti’, che si mette dalla parte dei più vulnerabili, perché se è vero che non tutti quelli che giocano sono ludopati, è la stessa Regione Marche a dire, nel febbraio scorso, con l’Assessore alla Sanità Filippo Saltamartini: “Si stima che nelle Marche dall’1 al 3% della popolazione abbia una dipendenza da gioco. Sono oltre 400 i soggetti seguiti nei vari Dipartimenti dipendenze patologiche per problemi relativi al gioco d’azzardo». Mediamente i marchigiani puntano, nei diversi giochi, circa 1800 milioni di euro l’anno a fronte di vincite per 1400 milioni. E proprio per questo le Marche si erano dotate di una legge per la prevenzione ed il trattamento del gioco d’azzardo patologico e della dipendenza da nuove tecnologie e social network. La stessa legge, tutt’ora vigente, prevede che la Regione elabori il Piano di contrasto con una relazione annuale alla Giunta sull’attuazione ed i risultati ottenuti. Una normativa che incentiva campagne di sensibilizzazione e informazione, con la collaborazione delle associazioni di volontariato, anche attraverso l’indizione di una Giornata dedicata alla lotta al Gap, da celebrarsi ogni 26 febbraio.

Appena quattro ore in più. Bastano per dirci che abbiamo la memoria corta, che gli affari contano più delle vite, che ci vuole coraggio per scommettere – sì, lo stesso verbo del gioco – su un tempo libero e liberato da catene che fanno male a tutti.

Laura Mandolini

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