Anche un senigalliese nella redazione di “Modernism”: il riformismo religioso che guarda al futuro
Lo scorso 7 novembre, nella biblioteca Antonelliana di Senigallia, si è tenuto un partecipato incontro per il decennale di “Modernism”, una rivista di “storia del riformismo religioso in età contemporanea” di cui si occupa in prima persona un noto cittadino di Senigallia, Fabrizio Chiappetti, docente, giornalista, storico e studioso che abbiamo intervistato nella puntata di “Venti minuti da Leone” in onda mercoledì 20 e giovedì 21 novembre alle ore 13:10 e alle ore 20, oltre che domenica 24 a partire dalle ore 16:50 (la seconda di tre interviste). L’audio integrale è disponibile anche in questo articolo assieme a un estratto testuale: basterà cliccare sul tasto “riproduci” del lettore multimediale per ascoltare le sue parole.
Partiamo subito da alcune informazioni su di te e su come ti sei approcciato a questa rivista Modernism.
Dopo il liceo, ho studiato filosofia, a Bologna, mi sono laureato nel ‘98, poi ho continuato a studiare facendo un dottorato. Sono diventato un insegnante di italiano, storia e geografia alla scuola media ma ho continuato a mantenere amicizie e legami con alcuni ambienti universitari a Bologna e Urbino, dove ho conosciuto la Fondazione Romolo Murri di cui adesso sono consigliere di amministrazione.
Di cosa si occupa la Fondazione Romolo Murri?
Parto da un aneddoto. Ho conosciuto don Lorenzo Bedeschi, un grande studioso di storia contemporanea, docente dell’Università di Urbino, ma soprattutto uno storico del mondo cattolico. L’ho conosciuto a Senigallia perché l’amico Franco Porcelli, instancabile animatore della cultura di questa città, organizzò un incontro alle Grazie. Mi piace ricordarlo perché tra poco quel luogo sarà anche finalmente riaperto e restituito alla fruizione di tutti. Nel chiostro piccolo del Convento delle Grazie organizzò un incontro con don Lorenzo Bedeschi e il sottoscritto su un prete modernista, uno degli ultimi grandi eretici per la Chiesa Cattolica, che è stato Ernesto Buonaiuti. Bedeschi è stato il promotore del primo centro studi in Italia del modernismo, nato negli anni sessanta prevalentemente per raccogliere la documentazione su un pezzo di storia del cattolicesimo italiano del novecento. Poi il centro si è trasformato in fondazione Romolo Murri che ha raccolto l’eredità di Bedeschi sia in termini di studi, di interessi scientifici, ma anche e soprattutto in termini documentari.
Che cos’è il modernismo?
E’ stato un fenomeno religioso, anche sociale e anche culturale, che ha interessato il mondo cattolico fra otto e novecento. È stato il tentativo di creare un dialogo con la modernità, con le espressioni più mature della cultura moderna, quindi con il progresso scientifico, tecnologico, l’avanzamento dello studio della storia, delle scienze umane, un dialogo che andasse appunto a fecondare quelle parti della teologia, dell’esperienza religiosa che invece erano rimaste arroccate ad una dimensione dogmatica e ad un ancoraggio culturale che ricordava più la chiesa medievale che una chiesa disposta a dialogare con il mondo moderno. Molti studiosi hanno visto nel modernismo, a torto o a ragione, una sorta di anticipazione di quello che poi è stato il concilio vaticano II.
Sei reduce da un incontro a Senigallia in cui hai presentato “Modernism”: che tipo di pubblicazione è?
Questa è una delle emanazioni della Fondazione di Urbino, una rivista che vuole avere una caratura di livello internazionale, con una dimensione europea e un carattere accademico perché siamo convinti che questa dimensione del dialogo fra aree culturali diverse, talvolta anche materie e metodi diversi, sia un arricchimento reciproco per tutti.
E il riformismo religioso? E’ un tentativo di avvicinarsi al presente, di eliminare alcune posizioni che forse non erano più al passo a quei tempi o è un tentativo della Chiesa di salvarsi, di riuscire a come dire ad avere ancora un po’ di influenza sulle persone, di avere ancora un po’ un ruolo, una parte nella società odierna?
Credo che sia stato, e sia, un po’ l’uno e un po’ l’altro. Ma forse la cosa che mi piace sottolineare è il carattere del coraggio, non bisognava, e dico ancora, non bisogna aver paura della scienza storica o della critica testuale applicata ai testi sacri, perché? Perché comunque quella parte ineffabile della verità e quindi quella che parla al nostro spirito sarà sempre al riparo da qualsiasi critica o contestualizzazione, però quello che dico adesso, che magari può apparire banale e scontato, non lo era in passato, si temeva davvero che questo tipo di confronto andasse verso un appiattimento, una degradazione della verità, di quello che la tradizione definisse il depositum fidei, cioè la fede non può essere declassata, tra virgolette, ad un oggetto di studio. Chi proponeva una visione coraggiosa di riforma aveva questo orizzonte, chi non lo voleva era esattamente quello che stavi dicendo tu adesso, cioè la convinzione che per mantenere una sorta di presa sulla società bisognava utilizzare i metodi moderni, gli strumenti moderni anche di comunicazione, ma evitando di scendere veramente nel confronto e cercando piuttosto di riportare alle proprie convinzioni, ai dogmi, la grande maggioranza della popolazione.
Il prossimo numero di Modernism sta per uscire. Quando e di che cosa si occupa?
Uscirà spero alla fine di novembre per i tipi di Morcelliana, un editore di Brescia. Sarà dedicato al cattolicesimo del dissenso fra gli anni ‘70 e ‘80, perché questi due decenni sono stati caratterizzati da importanti dibattiti, anche da drammatiche lacerazioni del mondo cattolico, pensando ad alcune storiche battaglie, per esempio sull’aborto o sul divorzio. Poi ancora l’impegno in politica, la questione del voto che andava automaticamente alla Democrazia Cristiana, quando anche però c’erano dei fermenti che nascevano dal dopo concilio e che invece pensavano, interpretavano il cattolicesimo in una ottica diversa, se vogliamo più schierata sinistra. E poi il dibattito sul nucleare e il disarmo. C’è il ritratto di un’Italia che pensiamo di conoscere però c’è una complessità che vale la pena di ripercorrere.
E nel futuro?
In preparazione ci sarà un bel numero nel 2025. Quello del 2024 sta per uscire sul dissenso cattolico, nel 25 ci sarà un bel numero dedicato alla donna e alla questione femminile nella chiesa contemporanea, quindi sarà un numero con molte voci, molti documenti.
Tu che ruolo hai all’interno di questa rivista?
Il mio ruolo è discutere nelle riunioni di redazione e mi occupo di leggere e di schedare dei libri che ci sembrano interessanti per l’argomento scelto. In passato ho anche pubblicato dei saggi all’interno della rivista, spero di poter tornare presto a scrivere. Io nasco in questo senso come uno studioso di Ernesto Buonaiuti, questo gigante del primo novecento: i miei contributi sono stati orientati alla conoscenza di quest’uomo ed al suo retroterra filosofico.
Dove si può trovare la rivista Modernism?
Sul sito di Morcelliana, si può sia fare un abbonamento alla versione digitale, sia ordinare singolo numero, ma si può ovviamente ordinare in qualsiasi libreria.
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