Alluvione sfiorata nel senigalliese e vallata: il territorio rivive l’incubo del 15 settembre
Campi allagati, smottamenti diffusi, paura per famiglie e imprese, istituzioni in affanno e poche risorse per sistemare i danni. Questa è l’impietosa fotografia del territorio marchigiano, senigalliese e delle valli Cesano, Nevola e Misa dopo l’ennesima allerta meteo. Qualche tracimazione c’è stata, ma non critica: nulla di paragonabile all’alluvione del 15 settembre 2022. A quattro mesi di distanza si è “solamente” corso l’ennesimo rischio di sprofondare nuovamente nell’incubo. Dunque una situazione diversa ma tremendamente simile se non altro per i sentimenti che si provano di fronte a eventi di questo tipo: uguale è la paura ogni volta che piove un po’ di più. Lo stress, l’ansia, il timore per la propria vita o per quella dei familiari, per la propria abitazione o impresa, per i beni acquistati con grandi sacrifici. Nessuno può fare l’abitudine a uno “stile” di vita simile perché non è sostenibile, né psicologicamente né economicamente.
Le ricadute sono evidenti: un territorio diventa in breve tempo poco appetibile, non solo a livello imprenditoriale con le attività che cessano e si spostano altrove, ma anche nel turismo: le Marche sono divenute la barzelletta d’Italia o poco più. Tra terremoti e alluvioni c’è il rischio, altissimo (e anche i semplici e stupidi meme sul web sono una prima cartina tornasole), che si finisca per snobbare questo bellissimo territorio prediligendo mete avvertite come più sicure. Se le ricadute psicologiche sono ormai accertate e se invece quelle turistiche sono ancora solo un pensiero, di contro l’ottica commerciale e imprenditoriale è molto concreta e va affrontata subito.
A tal proposito intervengono le associazioni di categoria. La Confartigianato parla di «situazione insostenibile. Le famiglie e le imprese non possono vivere nella paura ad ogni forte pioggia». Con queste parole Egidio Muscellini, presidente territoriale di Confartigianato Senigallia, e Francesca Pretini, responsabile dell’ufficio locale, chiedono un incontro urgente con l’amministrazione comunale senigalliese e con la Regione Marche. «Non abbiamo finito di contare i danni dell’alluvione che ha devastato le nostre zone lo scorso settembre, e ci troviamo di nuovo a fare i conti con la paura di perdere tutto. In questa situazione non si può vivere e le imprese non possono pensare di lavorare, investire, programmare».
Ancora più concreto il punto di vista degli agricoltori che vedono messo a rischio il raccolto nei territori già colpiti dalla scorsa alluvione. Dramma nel dramma a cui rispondere con urgenza. Nell’entroterra di Senigallia, riporta Coldiretti Marche, si registrano campi allagati: alcuni fossi (ma anche qualche fiume) non hanno retto la quantità d’acqua caduta a terra continuativamente per giorni. Ma «gli agricoltori segnalano che alle abbondanti precipitazioni diversi argini non hanno retto anche per l’azione delle nutrie. I roditori alloctoni sono soliti infatti costruire le loro tane proprio a ridosso dei fiumi. Scavando cunicoli, indeboliscono gli argini. Per quantificare i danni occorrerà attendere il ritiro delle acque». Un altro problema con cui Senigallia da anni deve fare i conti.
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