L’alluvione, il disastro. La casa spazzata via e la voglia di normalità
Da che parte iniziare? Sicuramente dalla consapevolezza che la natura non si ferma davanti a niente e che una tranquilla serata fatta di quotidianità, il rientro dal lavoro, la cena, il raccontarsi la giornata, tutto questo si può trasformare in un inferno fatto di acqua, fango e urla di terrore.
Stavamo cenando al piano terra e stavo per uscire a portare fuori l’umido, quando ho visto per caso i miei vicini molto agitati. Mi hanno detto che stava arrivando una piena, io non sapevo bene il da farsi, visto che ci siamo trasferiti da poco in questa casa. Sono corsa da mio marito e gli ho intimato: “Sbrigati, esci, sta arrivando la piena!”. Ho preso il nostro cagnolino di 14 anni e l’ho portato sulla rampa delle scale del primo piano, richiudendomi dietro il portone. Volevamo chiudere le porte e le finestre al piano terra, ma non ci siamo riusciti perché siamo stati da subito travolti da acqua, fango e detriti. Patrizio, mio marito, ha subito detto: “Restiamo calmi e lucidi, dobbiamo cercare di arrivare sul tetto, se vogliamo salvarci”.
L’acqua è arrivata con una forza immane, spaccando tutto. Con molte difficoltà e tanta paura, siamo riusciti a salire sul tetto, aggrappandoci ai fili dell’alta tensione. Lì siamo rimasti circa 4 ore ad aspettare, ad aspettare cosa non lo sapevamo, forse anche la morte, perché non sapevamo se la casa…
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